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Un brindisi amaro

di Marina Beccuti

Sabrina Gonzatto

 

Brindo. Sì, brindo ad Arma. Il gol del riscatto. E se il suo gol dell’andata fosse stato riconosciuto valido, questa sera le cose sarebbero andate diversamente. Bianchi inesistente, come non capirlo, con la pressione degli ultimi giorni chi non si sarebbe arreso prima ancora di indossare la maglia? Ma è stato come giocare in dieci purtroppo. Non so quanto la presenza di Cairo in panchina sia stata determinante. Ma perché mi chiedo non è rimasto in tribuna? E Gasbarroni? Tanto fumo e niente arrosto. Anzi, temo che il suo sbaglio abbia contribuito a far segnare il primo gol al Brescia. Vederli su quel campo verde così esultanti sembrano dei bravi ragazzi e l’animo sportivo che c’è in me applaude il vincitore. L’ardore della tifosa e per di più granata invece li odia. Oh sì, un odio calcistico naturalmente, ma è pur sempre odio. Che cosa hanno loro che a noi manca? A parte la serie A, che hanno appena intascato e con lei tanti soldini. Rabbia, determinazione e un presidente molto attento e vicino alla squadra. Ecco, questo hanno. Per il resto non c’è paragone, il Toro vince. E loro lo sapevano che il Toro era una brutta bestia. E così ci hanno colpito nella parte più sensibile. Intimidazioni e minacce. Scaglia ne sa qualcosa.

Anche il commento di Sky - non so se il prossimo anno manterrò l’abbonamento - ci ha velatamente condannato a parole. Dopo il primo gol, è stato un continuo Osanna a Possanzini, dopo il rigore, stessa adorazione per Caracciolo. E i ragazzi hanno fatto quello che hanno potuto nonostante i cori razzisti, Barusso si è fatto notare e Ogbonna idem. Già pensano ad allargare lo stadio quelli del Brescia, troppo piccolo per la serie A. Mentre noi, già mentre noi cosa faremo? Non riesco ad essere propositiva questa sera. Penso ai tifosi granata a Brescia e temo per la loro incolumità. Penso ai colleghi giornalisti, molti dei quali torinisti doc, cui tocca di tornare di prima mattina con la tristezza nel cuore. Penso agli altri che sono rimasti in città a guardare la partita, molti al Fila, altri in casa con gli amici sperando magari di scendere in strada e clacsonare con la bandiera al vento nel cuore di Torino. Penso anche a chi non c’è più. Sarebbe stato bello dedicare la serie A a Cristina Pianelli. The show must go on. Domani gioca l’Italia. Ma a quelli del Toro poco importano le sorti di una squadra allenata da un nemico storico come Lippi. Eppure, eppure, eppure, ci vuole senno. Eppure, eppure, eppure non è facile.

Non pensiamo di esserci abituati. Alla sfiga intendo. Non ci si può abituare alla sfiga, come non ci si può abituare alla sofferenza, agli arbitraggi contro. No, mi rifiuto di pensare che la prossima stagione sarà analoga a questa. Non è possibile, per di più dopo aver visto che la squadra se è motivata, gli attribuiti li ha. O no? Uno che ha dimostrato di aver la forza del Toro, è il nostro portiere Morello. Senza nulla togliere al grande Sereni, Morello mi è piaciuto molto e quindi brindo anche a lui. Arma, Morello e i tifosi sono i miei uomini Toro, altro che “uomo Sky”.


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