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Un punto interrogativo durato 90'

di Riccardo Billia

Apatia, affaticamento, ordini superiori o cos’altro. I tifosi, e non solo, stanno ancora cercando di individuare la machiavellica ragione per cui il Torino non sia sceso in campo quest’oggi al Menti di Castellammare di Stabia. Il valore dell’avversario non è da mettere in conto: anche contro il Barcellona, una formazione deve garantire il minimo sindacale. E oggi, contro la Juve Stabia, con tutto il rispetto, la squadra granata non lo ha offerto, infondendo un po’ di timore, invece, alle più importanti marche di camomille poste sugli scaffali dei supermercati. Ma il malessere avvertito contro il Verona, avrebbe dovuto fornire una cura ricostituente ben più convincente di quella presentata nella trasferta campana. L’impostazione della manovra era affidata alla difesa, che provandoci gusto si è inopinatamente impossessata della regia, effettuando una melina ostinata, esasperante per gli spettatori, sugli spalti e davanti alla tv. Un inconfondibile marchio di superiorità di una capolista. Varcata la linea di metacampo, in troppe circostanze, la sfera rimbalzava sulle caviglie dei giocatori stabiesi, quasi a voler metaforizzare la volontà di non farsi male. Pertanto una conduzione di gara inspiegabile, con gli esterni invisibili, e poi prede costanti degli avversari, a parte il gol scaturito dal traversone di Darmian. Come già accaduto a Brescia, il fischio d’inizio per gli ospiti in maglia bianca è coinciso con il gol del vantaggio dei padroni di casa, ovvero al 34' con Sau. Sgrigna ha timbrato il pareggio, ma con Meggiorini sembravano nemici: conseguenza naturale di un’intesa inesistente, figlia di un debutto tutt’altro che felice. Dopo il gol granata, qualche balbettio sulla trequarti, una deviazione clamorosamente fallita da Glik in area piccola e poi il vuoto assoluto. Anzi, no: un Bianchi inserito all’88’. Un vero peccato, considerati, conti alla mano, i quattro punti presi in altrettante gare. Ventura, dopo il ko contro il Verona, ha giustamente ammonito: “Non buttiamo quanto di buono abbiamo fatto in sette mesi”. Tuttavia la squadra, ci auspichiamo, abbia procrastinato alla sfida contro il Gubbio, l’alba di una nuova fase felice e prospera, replicando quella dell’autunno; poiché i ragazzi di oggi sentivano ancora i rimbombi del gong suonato lunedì sul ring dell’Olimpico. La coperta è corta, in tutti i sensi: Verona e Sassuolo, miracolato ma determinato oggi contro l’Albinoleffe, soffiano sul collo, e il Pescara potrebbe tornare in vetta battendo il Brescia. Gli ammiccamenti delle rivali, alla serie A, sono finiti da un pezzo. La partita è seria e agguerrita. Il Toro inizia a combattere veramente?


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