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Beccantini: "Il Toro di Cairo? Mi aspettavo un progetto in stile Atalanta"

di Marina Beccuti

TorinoGranata. per questo imminente derby di sabato, ha intervistato in esclusiva Roberto Beccantini, che è stato per anni editorialista de La Stampa, e ha ancora numerose collaborazioni in ambito sportivo.

Quest'anno, questo derby che è alle porte, si può considerare un po' dimesso?
"Molto dimesso, non solo un po’. Il Toro lotta per la salvezza, la Juventus per un posto in Champions, dopo nove anni di dominio. Carta canta. Dimesso rispetto alle ambizioni, cruciale per le esigenze spicciole".

Tuttavia potrebbe essere anche meno scontato. In fondo entrambe hanno proprio bisogno di questi tre punti. Una per sperare ancora nello scudetto, o meglio, entrare in Champions League, l'altra per la salvezza.
"Per quanto, fra i tutti i derby d’Italia, quello della Mole sia diventato - storicamente - il più squilibrato, penso anch’io che non sarà scontato. Soprattutto in questo periodo, così prigioniero del virus. Soprattutto dopo le Nazionali".

Che Juve ha visto finora?
"Grigia, altalenante, umorale, dal 3-0 di Barcellona allo 0-1 con il Benevento, per tacere del Porto; mai più di tre vittorie di fila.  Una Juve povera a centrocampo, Cristiano-dipendente e con un allenatore, Andrea Pirlo, che si sapeva che avrebbe pagato la "gavetta zero". Non però, sono sincero, sino a questo punto".

E il Toro, colpa dei mister, della squadra o della mancanza di un progetto serio?
"Premesso che, la scorsa stagione, non avrei licenziato Walter Mazzarri, premesso questo, vedo nel Toro, il Toro di Urbano Cairo, la mancanza di un disegno globale, la carenza di coraggio. D’accordo, a Torino ci sono coinquilini scomodi. Non pretendo che Cairo mi costruisca un Toro da scudetto, ma con le milanesi in crisi, le romane instabili e Napoli pure, mi sarei aspettato che fosse proprio il Toro di Cairo a "fare" l’Atalanta".

Alla fine la Juve dove arriverà secondo lei?
"Nella griglia del 18 settembre, su "Eurosport", l’avevo inserita al primo posto. Mancano dieci partite (undici, contando il recupero con il Napoli): se non cambia marcia, rischia seriamente di finire dietro le prime quattro".

Il Toro si salverà?
"Sempre nella griglia di cui sopra, lo aveva piazzato decimo, con questa motivazione: "I 15 anni di Cairo hanno bisogno di un punto esclamativo, dopo troppi puntini di sospensione. Rodriguez e Linetty sono cerotti generosi, ma Giampaolo invoca Torreira in regia. Lo capisco. Parola d’ordine: non sprecare il tremendismo di Belotti". Mi sbagliavo. Nicola l’ha rianimato: scritto ciò, la salvezza resta dura. O Toro o Cagliari".

C'è un giocatore del Toro attuale che vorrebbe alla Juventus?
"Andrea Belotti. Un centravanti moderno, generoso, che cerca il gol senza dimenticare la squadra. E poi, occhio: è nato il 20 dicembre. Come Kylian Mbappé e Benito Lorenzi, il "veleno" interista degli anni cinquanta. Inoltre: qualora Gigi Buffon optasse per un altro giro fuori porta, come secondo portiere e alternativa a Wojciech Szczesny non mi dispiacerebbe Salvatore Sirigu".