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Biscatto: “Il mio Toro era programmazione. Che bei ricordi con Vatta”

di Marina Beccuti

Gli amarcord nel mondo del calcio e, in particolare, nel Toro, non mancano mai, soprattutto quando si parla di Filadelfia e del suo settore giovanile, quello creato da Orfeo Pianelli, che fu all’epoca un gioiello, quando il Torino era una delle società modello per il suo vivaio.

TorinoGranata ha incontrato il portiere della Primavera degli anni ’80, Nazzareno Biscatto. In quella squadra fiorirono tanti campioni che andarono poi a giocare nelle migliori squadre italiane.

Biscatto adesso si occupa di un’azienda esperta in sensori per macchinari vari, ma il calcio lo accompagna sempre.

“Da dieci anni sono al Volpiano Calcio, che è in Promozione. Sono responsabile del settore giovanile, preparatore dei portieri, che partono dai Pulcini fino agli Allievi, 15/16 anni”.

Che ricordi hai del Torino?

“Arrivai nell’anno dei 50 punti, subito dopo la vittoria dello scudetto, sono rimasto cinque anni. Ho cominciato dalla categoria Giovanissimi, per poi arrivare in Primavera con Vatta”.

Vogliamo proprio ricordare Sergio Vatta, mancato recentemente?

“Sono andato al suo funerale perchè sono stato molto legato a lui, così come per tutti i preparatori del Toro provo riconoscenza, Marchetto, Sattolo, Ussello, Rabitti, Naretto. Con Sattolo ho legato un po’ di più perché era anche lui un portiere. Con Vatta ho passato tre anni fantastici, mi ha dato molta fiducia. Al suo funerale mi aspettavo qualche personaggio in più. Ma in periodo Covid non si può fare quello che si vuole. L’ultimo ricordo di lui? Avevamo fatto una partita amichevole tra ex Toro ed ex Juve, e lui venne a salutarci. Si vedeva che era già sofferente”.

Secondo te c’è un nuovo Vatta in Italia?

“Difficile dirlo dal di fuori. Mi verrebbe da pensare a Gasperini perché lavora bene con i giovani, ed è in una società che lavora bene con i ragazzi. Ma è difficile fare paragoni”.

Il Toro attuale, nonostante gli sforzi societari, non è più al top nel vivaio come ai tuoi tempi.

“Adesso manca qualcosa, ho avuto la fortuna di vivere il settore giovanile nel momento top di quello granata, quando era tra le prime tre società a livello italiano, dove c’era già l’Atalanta. Nulla era lasciato al caso, c’era stata una forte programmazione, c’era il meglio degli amministratori, osservatori, allenatori, tutto era alla perfezione. All’epoca si diceva che Pianelli mettesse quasi un miliardo delle vecchie lire a disposizione del settore giovanile, è un dato non ufficiale, ma per portare giocatori interessanti bisognava pagarli. Poi magari si rivendevano".

C’era anche un certo Avvocato Cozzolino, che metteva timore appena compariva sulla soglia del Filadelfia.

“Lui gestiva molto bene questo denaro. Sotto Cozzolino c’erano osservatori a livello nazionale, come Ellena. E’ vero metteva timore, era un’istituzione, noi dovevamo rapportarci con lui, anche per questioni personali, comportamentali. Era burbero ma sapeva anche complimentarsi se avevi giocato bene. Questo ci ha fatto crescere meglio. All’epoca emergeva chi era veramente bravo, non chi era più sponsorizzato. Parlo spesso con Comi e Benedetti, siamo rimasti in contatto”.

Veniamo alle dolenti note, il Toro attuale.

“Mi sento di dire che a livello di amministrazione Cairo è un grande, il Toro non ha problemi finanziari, ha i conti a posto. Il suo lavoro lo sa fare, sa fare conti e plusvalenze, però vorrei un presidente con più cuore e che faccia maggiori investimenti. Il calcio raramente dà profitti, devi investire. Due anni fa quando il Torino aveva fatto un buon girone di ritorno con Mazzarri, andai sempre allo stadio, se Cairo inseriva un paio di giocatori di livello, poteva rimanere in pianta stabile nella zona europea. C’era questa opportunità. Poi l’anno successivo ha preso Verdi all’ultimo giorno di mercato. Lo scoramento del tifoso è dettato da questi fatti, gente come Belotti, Sirigu, come fai a tenerli se poi non vedono investimenti? Sirigu ha perso un po’ di sicurezza, due anni fa la linea del Toro era fortissima, eccezionale. Perché smantellarla? Adesso è un punto debole”.

Come andrà questo campionato?

“La vedo dura per il Toro quest’anno, l’ho visto contro il Crotone, ha parecchie difficoltà mentali. Li vorrei aiutare per tutta la passione che nutro per i colori granata. Sono in grossa difficoltà psicologica, quanto fatto due anni fa è lontano anni luce. Mi dicono che Giampaolo è preparato. Ma non riesce ancora a trasmettere il suo credo ai giocatori. La gente ha bisogno di stimoli, obiettivi, i giocatori vogliono vincere qualcosa. Ci compete la parte sinistra della classifica”.


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