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Borgognoni: "Consigli per gli acquisti? Mata e Otavio. Basta poco per fare il salto di qualità"

di Marina Beccuti

TorinoGranata ha sentito un personaggio legato al Toro molto particolare, Walter Borgognoni, portiere di alcune giovanili granata, raccattapalle e adesso allenatore dei portieri, tra cui in una squadra dell'Academy legata al Toro. Ma diamo la parola direttamente a Walter.

"Ho avuto la fortuna di respirare l'aria del Filadelfia dai pulcini ai giovanissimi, così come sono stato fortunato a trovare allenatori come Marchetto, Dalla Riva e Naretto e compagni di squadra come Lentini e Zago .Vivere quei momenti al Torino con gli occhi di un ragazzino è stato emozionante, una disciplina, una scuola che formava il carattere, un senso di appartenenza ad un club che penso solo tra i granata abbia davvero questo significato. Sentirsi la maglia granata sulla pelle era un’emozione forte soprattutto quando entravi al Filadelfia o semplicemente quando al Comunale noi raccattapalle passavamo sotto la Maratona tra gli applausi. Sono emozioni indescrivibili proprio come la foto che feci con Dossena alla fine di un incontro di Torino-Milan". 

Come proseguì la sua carriera?

"Mi ricordo che un estate arrivarono due portieri da Lucca e  mi chiesero di andare in prestito per non ritrovarmi a non giocare. L'orgoglio mi fece accettare la scelta più facile quella di giocare e accettai la juniores dell'allora Moncalieri emergente. Seguii un'esperienza all"Alessandria, poi un brutto incidente al ginocchio chiuse definitivamente i sogni di crescere ancora. Non rimpiango nulla del mio passato da giocatore. Aver vissuto quegli anni da ragazzino nel Tempio del grande Torino è stato meraviglioso e rimarrà sempre nel mio cuore. Ho poi intrapreso la carriera da allenatore prima in società minori per fare la cosiddetta gavetta, per arrivare al Torino, al Chieri, al Moncalieri e ora come direttore sportivo della scuola calcio/settore giovanile e responsabile dei portieri di un'Academy del Torino FC(a Candiolo). Ma non voglio fermarmi. Mi piacerebbe allenare i portieri di una professionista femminile. È un'esperienza che mi manca e che vorrei fare perché credo che il calcio femminile sia in continua evoluzione e abbia ormai raggiunto livelli importanti tanto da meritarsi il professionismo".

Da portiere, secondo lei cos'è successo a Sirigu?

"Per prima cosa è importante sottolineare che i mezzi di Sirigu non possono essere messi in discussione, vista la continuità di rendimento dimostrata in tre anni in granata. La crisi del portiere secondo me è per lo più una crisi di origine mentale. Qualora ci fossero, non voglio entrare nel merito a motivazioni personali o societarie che possano aver turbato Salvatore. È un grande professionista e sono convinto che ritroverà molto presto la serenità giusta".

Considerando che è anche direttore sportivo, se dovesse gestire il mercato granata, che operazioni farebbe?

"Parlare di mercato con la crisi presente nel calcio è abbastanza complesso, dove credo non saranno previste follie o spese extra budget, soprattutto per le medio-piccole. Fossi il direttore sportivo del Toro per prima cosa cercherei di scambiare qualche calciatore scontento con altri più funzionali. Meitè/Krunic, Zaza/Kouame. Sicuramente mi focalizzerei su un centrocampista dedicato all"equilibrio e alla costruzione dell'azione. Figura mancante da diversi anni nel Toro. Questa pedina  proverei a individuarla con profili in scadenza di contratto a giugno. Per esempio Juan Mata (United), un trequartista di 32 anni che andrà a parametro zero e quindi ha costi contenuti. E' un giocatore formidabile e ancora integro. Poi c'è un giocatore che mi piace moltissimo, Otavio del Porto (25 anni), anche lui andrà a parametro zero. Giocatore che può fare sia l'interno che l'esterno. Mi ricorda Francescoli".

Giampaolo è l'allenatore giusto? Confermarlo è stata la scelta migliore possibile?

"Giampaolo è sicuramente un allenatore molto bravo a preparato, sa leggere le partite ma è difficile inserire un allenatore (che ha nel suo DNA calcistico movimenti e dinamiche precise in centrocampo e ha quindi bisogno di un regista estremamente completo) se poi non gli fornisci i giocatori adattabili al modulo. Sul mercato non vedo onestamente un profilo superiore al mister attuale. Quindi credo che, con i giusti ritocchi a centrocampo e una buona spalla a Belotti, sia giusto continuare con Giampaolo".

Quali giocatori confermerebbe per il resto della stagione e chi no?

"Domanda abbastanza importante e da condividere sicuramente con il mister. Sicuramente vedo in Verdi un giocatore  che non si è mai veramente calato emotivamente nella nostra realtà, lento nel disfarsi del pallone, presuntuoso in certe giocate, letale in certi errori sotto porta. Nkoulou è stato l’emblema della crisi della difesa granata, dopo il crollo forse psicologico, causato dalle divergenze con la società per la mancata cessione. Sempre abbastanza disattento e impreciso. A malincuore dico anche Meitè, che mi aveva  impressionato per padronanza tecnica e prestanza fisica, ma non è più il giocatore ammirato nei primissimi mesi di Toro, in più di una situazione si è dimostrato lento e impacciato. E per finire Edera. Un nome su tutti che confermerei è Armando Izzo giocatore da cuore Toro se fatto giocare nel ruolo giusto (a destra nella difesa a 3)".

Se i risultati saranno positivi nelle prossime giornate che campionato potrà fare il Toro?

"Dipenderà molto da due variabili importanti. La prima sarà il mercato di riparazione che vorrà fare il presidente Cairo. Dopotutto manca a mio avviso davvero poco per rendere questo Torino davvero competitiva. La seconda variabile e l'aspetto psicologico del collettivo, un gruppo compatto che deve  acquisire  la giusta mentalità vincente e diventare consapevole delle proprie qualità. Se entrambe le variabili dovessero incastrarsi sono convinto che potrà risalire prepotentemente la classifica".