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Carlo Nesti a Radio Vaticana – Eventi del 2016 – Ricordo di Vittori – “Boxing day” anche da noi?

di Marina Beccuti

Gli eventi principali del 2016

 

“Innanzitutto, è giusto ricordare cosa ci siamo lasciati alle spalle - dice Carlo Nesti, a Giancarlo La Vella della Radio Vaticana Italia, nella rubrica “Non solo sport” del lunedì, alle 12,35 - e cioè, in chiave positiva, tanto sport italiano al femminile, con la Cagnotto, la Pellegrini, la Pennetta, la ginnastica ritmica e la scherma presenti, gloriosamente, sui podi. In chiave negativa, lo sport ha fatto i conti ripetutamente con la giustizia, con le condanne dei vertici di atletica leggera e calcio, e con un attentato, che ha cercato la strage allo Stade de France di Parigi. Nel 2016, sicuramente, gli avvenimenti-chiave saranno le Olimpiadi in Brasile, e gli Europei di calcio proprio in Francia, con grandi preoccupazioni per la sicurezza di tutti. Nelle Olimpiadi, sarà molto difficile ripetere le 28 medaglie di Londra, e i bookmakers, realisticamente, arrivano a 25. Frattanto, fra presente e futuro, vedremo quale sarà il destino del progetto Roma 2024. Negli Europei di calcio, come nelle Olimpiadi, dovremo far leva più su stimoli collettivi, che su valori individuali. La rivincita delle rivincite, verso i 37 anni, sarebbe quella di Valentino Rossi, mentre Vettel tenterà di restituire un titolo mondiale alla Ferrari, che manca dal 2007. In ogni caso, in ordine alfabetico, corruzione, doping, scommesse e teppismo resteranno sempre i fantasmi da annientare, ma, possibilmente, non con la leggerezza dei ghostbusters. Mai come ora, infatti, esattamente come al di fuori dello sport, al cospetto del pericolo dell’Isis, occorre essere compatti e risoluti, senza alcuna esitazione”.

 

 

Come è giusto ricordare Carlo Vittori?

 

“Io credo che parlare di Carlo Vittori sia un’occasione d’oro, il metallo al quale lo associamo volentieri, per entrare nella rituale dinamica del ricordo, dopo la morte. C’è una esigenza di rispetto, dinanzi a chi ci lascia, che porta ad esaltare solo i pregi, per cui chi muore, quasi sempre, diventa un eroe o un martire. Credo sia realistico e utile, invece, ammettere le maschere, che indossiamo, e guardare al di là delle maschere. Il “professor” Vittori era un personaggio speciale, che non si preoccupava mai di affrontare il prossimo con simpatia. Mennea era come lui, e da quella “molla” del “soli contro tutti”, nacque la pagina più esaltante della storia della velocità azzurra. Nel mondo del lavoro, ci sono tanti personaggi così, e non ispirano, istintivamente, amicizia. Ma il salto di qualità, che ci chiede di compiere proprio Gesù, è evitare il giudizio, e scrutare fino al cuore di chi sembra ostile. Ci sono individui, come Vittori, che hanno scelto questo modo di essere per il disprezzo, che provavano verso chi non era serio, verso chi barava, ricorrendo al doping. E che hanno scelto questo modo di essere per scatenare negli altri la scintilla della rivalsa, la dose di volontà necessaria, a costo di estorcerla con gli schiaffi, per realizzarsi come uomini e come atleti. E’ una logica difficile da accettare, per chiunque, ma se il risultato si chiama Mennea, dobbiamo ammettere che la strategia psicologica era quella giusta. Infatti, Pietro, forgiato da Vittori, è stato un esempio di determinazione ed efficienza anche in tutti i campi, in cui si è cimentato dopo lo sport attivo”.

 

Tommasi ha aperto al calcio durante le feste natalizie.

“In Inghilterra, il 26 dicembre, è festa nazionale (il corrispettivo anglosassone di Santo Stefano), ed è un appuntamento fisso per lo shopping e il calcio. L’idea di fondo della festività, ufficialmente istituita nel Regno Unito nel 1871, era ben diversa, e cioè quella di donare qualcosa ai bisognosi, o ai propri dipendenti. I latifondisti consegnavano una scatola (di qui il termine “boxing day”) ai lavoratori, per ringraziarli del proprio lavoro durante l’anno, e, nella scatola, c’erano regali e avanzi di cibo. Ai lavoratori, inoltre, veniva concesso anche il giorno libero, per stare con la propria famiglia. Molti lavoratori però, dall’Ottocento in poi, hanno cominciato a dedicare il Boxing Day al divertimento del soccer. Damiano Tommasi, persona molto vicina ai valori cristiani, ha detto: “Se giocare durante le festività, può portare ad un miglioramento del sistema, ne parleremo, come è già avvenuto in Serie B. Ma prima sistemiamo la situazione dei nostri stadi, permettiamo ad un genitore di portare in tranquillità il figlio. Attenzione, perché, comunque, la pausa invernale, secondo me, può dare giovamento alle squadre italiane, anche in vista delle coppe europee". Io direi: l’importante è che non ci si faccia prendere la mano, e, come un tempo in Inghilterra, e come un tempo in Italia, non si giochi mai il giorno di Natale, e il giorno di Pasqua. No: quelli sono giorni in cui la concentrazione spirituale collettiva deve essere rivolta altrove, e non al calcio business, che, oltretutto, non è donare ai poveri, ma donare, casomai, ai ricchi”.

 

 

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