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Carlo Nesti a Radio Vaticana – Gli strani legami fra Isis e calcio

di Marina Beccuti

Gli strani legami fra Isis e calcio

“Io credo sia giusto - dice Carlo Nesti, al Direttore della Radio Vaticana Italia Luca Collodi, nella rubrica “Non solo sport” del lunedì, alle 12,35 - distanziare lo sport e l’Isis, chiarendo che, se esiste un legame, a favore dell’Isis, è rappresentato dal fatto che lo sport favorisce l’aggregazione di migliaia di giovani. Ed è proprio in mezzo ai giovani, più aggressivi e meno pacifici, che l’Isis pesca potenziali seguaci. Gli esempi sono opposti. Lo stadio, come lo Stade de France, e il calcio sono simboli della civiltà laica occidentale, e quindi nemici della jihad, che vuole colpire quei simboli. Si parla, senza conferme ufficiali, delle uccisioni di giovani, che seguivano gli ultimi Mondiali in Brasile, o che vedevano in televisione Iraq-Giordania di Coppa d’Asia. Si parla di 80 frustate, promesse a chi avesse seguito l’ultima sfida fra Barcellona e Real Madrid. Pare che il Califfo Abu Bakr al-Baghdadi, in gioventù, avesse messo in mostra promettenti qualità da calciatore, purtroppo, poco coltivate, in omaggio ad altri tipi di tiro… a segno. In genere è la rabbia dell’esclusione sociale la risorsa, che fa comodo ai terroristi islamici, ma il contagio riguarda, sorprendentemente, anche calciatori non estranei a brillanti prospettive di carriera. Selmi, terzino sinistro, uno dei migliori talenti della Tunisia, partito per la Siria. Berisha, tedesco di origini kosovare, convertito dopo avere giocato nel Maccabi Francoforte, la principale squadra ebraica della Germania. Karan, centrocampista tedesco di origine turca, cresciuto nelle nazionali giovanili con Boateng e Khedira, e stregato dal Corano. E’ evidente che questi giovani, accanto a tanti coetanei, hanno trovato cattivi consiglieri, e hanno scelto di uccidere non solo altri ragazzi, ma anche il loro futuro personale come atleti”.

 

Premiati i “gentlemen” dell’anno.

“Il principale quotidiano sportivo, e assoluto, del nostro paese ha lanciato un referendum, per stabilire quali siano stati i migliori atleti, e le migliori imprese del 2015. Al fianco delle varie classifiche, ne appare un’altra, e cioè i “Gentlemen dell’anno”, per non dimenticare chi si è messo in evidenza per ragioni morali. Ed è ovvio che questa rubrica della Radio Vaticana Italia, che si nutre spesso di “buoni esempi”, sia sensibile ad una iniziativa del genere. Il 38 per 100 dei consensi va a Roberto Donadoni, già insignito del “premio Facchetti”. Sebbene da metà febbraio, la procura abbia chiesto il fallimento del Parma, e un mese dopo il tribunale lo abbia decretato, l’allenatore ha tenuto la barra dritta fino alla fine del campionato, chiuso con la retrocessione in Serie B, togliendosi anche alcune soddisfazioni, come battere Juventus, Udinese e Palermo, o fermare sul pareggio Inter, Napoli, Verona, Sampdoria ed Empoli. Ha avuto lo stesso comportamento anche un altro allenatore, Fulvio Pea nel Monza. Ci sono atleti che hanno autodenunciato le loro irregolarità, accettando la sconfitta, come il golfista Manassero o lo schermidore Cedrini. Altri che, nel momento decisivo di una partita, hanno fermato il gioco per soccorrere un avversario infortunato, come il pallanuotista Velotto. Insomma: è una bella boccata d’ossigeno, in un mondo che dobbiamo sforzarci di preservare quasi in chiave ecologica, come se lo sport puro fosse una razza da WWF, messa in pericolo da troppi inquinamenti”.

 

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