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ESCLUSIVA TG – A. Bianchi: “Pellegri è un attaccante da doppia cifra”. Chiappino: “Pietro è nato per attaccare la profondità”

di Elena Rossin
Fonte: Elena Rossin
Pietro Pellegri

Andrea Bianchi e Luca Chiappino sono stati intervistati in esclusiva da TorinoGranata.it. Bianchi è il responsabile e coordinatore dell’attività di base del Genoa e ha seguito Pellegri dal suo primo giorno in rossoblù, quando non aveva ancora compiuto 10 anni fino al termine della scuola calcio allenandolo anche nell’ultimo anno prima che passasse al settore giovanile, mentre Chiappino, attuale allenatore dell’Under 17 del Genoa, è stato il suo tecnico quando giocava negli Allievi Nazionali rossoblù. Con loro abbiamo parlato del giovane attaccante del Torino.

Ecco che cosa ha detto Andrea Bianchi:

Lei ha seguito fin dagli esordi nel calcio Pellegri, ci racconta che tipo di centravanti è Pietro?

“Ho avuto la fortuna di averlo allenato, visionato e aiutato nel suo percorso da giovanissimo. Pellegri è un centravanti moderno e già da piccolissimo si notava la sua voglia e “cattiveria” nel fare gol. Non si accontentava di segnare una o due reti, ma in qualsiasi partita cercava di essere determinante e “cattivo” sotto porta”.

Pellegri è stato paragonato a Paolo Pulici e a Scamacca, ma quali sono le sue caratteristiche tecniche peculiari?

“Al di là del livello alto, altissimo dove può arrivare Pietro, la tipologia è di un giocatore alla Scamacca, Lewandowski e ancora più su dell’attaccante del Barcellona di Ibrahimovic: attaccanti centrali alti e forti tecnicamente con capacità di colpo di testa, attacco della profondità e di fare gol con il tiro da fuori area. Tutti attaccanti che riescono a definire il tiro in porta con tante soluzioni diverse perché possono fare gol in acrobazia, con un tiro di precisione o da lontano, insomma sono attaccanti completi. Da piccolo Pietro, facilitato dal fisico e dalla forza, privilegiava andare in porta avvicinandosi verso il portiere attraverso la guida per poi trafiggerlo. Ho notato che negli anni ha migliorato tanto il piede debole, il sinistro,ma già da giovanissimo era bravo nella lettura aerea e nel colpo di testa, ma ora lo vedo molto più completo. Prima prendeva la palla nei piedi e soluzionava ora invece è migliorato tantissimo nell’attacco della profondità e dello spazio. E’ nato con una grande capacità e sensibilità sul piede destro, ma appunto ha migliorato il sinistro negli anni. Da piccolo, come dicevo, gli piaceva ricevere palla nei piedi, ora appunto anche nello spazio e in profondità”.

Nel Torino lo si vede anche sacrificarsi.

“Lo ha sempre fatto: pressing sui centrocampisti e sulla linea difensiva. E’ sempre state un ragazzo molto agonista e antagonista ed è naturale che un allenatore come Juric, che è molto richiedente da questo punto di vista, lo sprona su questo. Posso dire che Pellegri è un attaccante completo”.

Quanti magrini di crescita può ancora avere Pellegri?

“Potenzialmente può essere un giocatore da Nazionale e da palcoscenico internazionale, se cura e ha fortuna di non avere, come accaduto negli ultimi anni, troppe pause dovute a infortuni ha un potenziale internazionale”.

Ma, secondo lei, tutti gli infortuni che ha avuto sono dovuti a mera sfortuna o ha qualche debolezza fisica?

“E’ un ragazzo molto inteso e fa tutte le cose al massimo e il calcio di oggi è iper-prestativo e massimale quindi è naturale che a un giocatore con le sue caratteristiche che scatta di continuo la muscolatura e i tendini vengano sollecitati”.

Per cui, come fanno al Torino, a Pietro serve prevenzione con allenamenti personalizzati e mirati per non evitare di incappare in infortuni?

“Esatto, ci vuole tantissima prevenzione perché giocando a volte infrasettimanalmente e con le Nazionali, Pietro fin da piccolo è sempre stato convocato nelle varie Under Nazionali, nelle pause ha bisogno di fare tantissima prevenzione: più che curare dopo, prevenire prima”.

Quali sono il maggior pregio e il più grande difetto di Pellegri?

“A livello tecnico di pregi ne ha tanti, ma il maggiore è lo spirito di appartenenza. Fin da piccolo amava la maglia e i suoi compagni, sono caratteristiche fondamentali nei rapporti con la squadra. Certamente era forte tecnicamente e fisicamente, ma lui era uomo squadra, amava lo spogliatoio e la maglia. Il difetto, che ha ancora ora, è la carica di energia che ogni tanto sfocia nel troppo nervosismo.

Deve quindi imparare a controllarsi?

“Più che altro deve imparare a gestire la carica emotiva perché avere agonismo e antagonismo è fondamentale, ma non deve sfociare in ammonizioni e tensioni che poi portano ad infortuni e ad altre cose. Gli serve saper incanalare la sua forza, anche caratteriale, che ha sempre avuto” .

Nel Torino deve dividere il posto con Sanabria, ha detto che ha un ottimo rapporto con i compagni, ma come può vivere questo dualismo?

“Per quella che è la mia conoscenza di Pietro, quest’alternanza nel ruolo non lo turba più di tanto perché, secondo me, lui è conscio dei suoi mezzi, ha una grande autostima che non lo frena. Lui, se ha continuità di allenamenti e partite senza interruzioni dovute agli infortuni, avendo 21 anni può avere un grandissimo futuro a livello internazionale”.

E’ il classico centravanti che può andare in doppia cifra abbondante?

Assolutamente sì, e lo può fare per tanti anni. Non è il giocatore che ha un exploit per un’annata e poi si blocca. Dal momento che prende continuità può fare veramente molto bene”.

Ecco che cosa ha detto Luca Chiappino:

Quali sono le peculiarità di Pellegri?

“E’ sempre stato un ragazzo un po’ precoce, specialmente dal punto di vista fisico. E’ un attaccante che più che altro ama  la profondità perché pur essendo alto, ha una buonissima accelerazione e molta forza da sprigionare. E’ un generoso e alle volte sembra anche meno abile dal punto di vista tecnico perché si spende comunque molto per la squadra e non lesina mai energie. E’ stato precoce in tutto, infatti ha esordito in prima squadra, proprio con Juric, quando era molto giovane e non aveva ancora 16 anni. Ha fatto gli Allevi Nazionali con me sotto leva: è un 2001 e giocava con i ’99. E’ un giocatore che ormai da tanti anni fa il professionista. Dal punto di vista tecnico è un destro naturale che calcia bene. Doveva, quando era da noi ma ha imparato crescendo, cercare di legare un po’ più il gioco della squadra perché per caratteristiche è uno che nato per attaccare la profondità. Secondo me, è anche molto forte e abile di testa, non solo per la stazza fisica che ha bensì perché ha una buona elevazione e una volta che prende consapevolezza anche in questo diventerà tecnicamente importante. Può sfruttare di più questa sua dote. Dovrebbe giocare forse un po’ più dentro l’area di rigore. Gli attaccanti a torto o a ragione sono giudicati per i numeri che portano a casa e i numeri sono ovviamente i gol che si fanno e lui deve cercare intanto di stare bene fisicamente, purtroppo ha sempre avuto qualche problema che lo ha condizionato, e poi di conseguenza segnare con continuità perché ha le caratteristiche per poterlo fare”.

Pellegri è il classico centravanti, forse per il fiuto del gol è avvicinabile a Pippo Inzaghi?

Probabilmente non ha lo stesso fiuto del gol che aveva Inzaghi, ma è ancora molto giovane, però ha molta più fisicità e velocità nell’attaccare la profondità. Crescendo dovrà giocare un po’ più per il gol. Ha un allenatore, Juric, che riesce sempre ad ottenere il massimo dai giocatori che ha, ma credo che aumentare il numero di gol farà bene anche a se stesso perché gli darà più coraggio e morale visto che quando sembra riprendersi ha poi sempre qualche contrattempo fisico che lo riporta un  pochettino indietro. Pietro una volta che ritrova la condizione e la continuità migliorerà anche nella percentuale di gol segnati”.

E’ l’attaccante che è meglio far giocare da solo o può agire anche in coppia con un altro?

“Dipende dalle richieste dell’allenatore, però è un attaccante che regge il reparto da solo. Comunque Pietro riesce a giocare da unica punta, ma anche in coppia con un altro. Con noi nelle giovanili ha quasi sempre giocato insieme a un altro attaccante, ma avendo una grande accelerazione, fisicità e forza fisica che gli permette di fare reparto da solo”.

Pelelgri preferisce avere alle spalle due trequartisti, come accade con Juric, oppure un gioco che arriva dalle fasce con i compagni che arrivano sul fondo e pi gli mettono la palla in mezzo?

“Come dicevo dipende dalle richieste e da come imposta il gioco l’allenatore, un giocatore che arriva in Serie A deve  essere in grado di saper fare tutto e non può essere limitato a fare la punta da solo o giocare con due trequartisti oppure con una punta vicino e un trequartista sul fondo. E’ ovvio che arrivato a un certo livello sarebbe limitante per un giocatore essere vincolato a un solo sistema di gioco, all’età di Pietro si deve essere in grado di fare un po’ di tutto e i settori giovanili in genere servono anche per dare nozioni ai ragazzi e insegnare loro a giocare con moduli diversi e in maniere differenti cercando di sfruttare al meglio le caratteristiche di ogni singolo. Pietro per caratteristiche e fisco è una prima punta e lo sarà sempre anche se gioca con un compagno a fianco.”.

Per lei è attaccante da doppia cifra, come servirebbe al Torino?

“Difficile a dirlo se non riesce a dare continuità di presenza a causa dei problemi fisici. Nel settore giovanile lo era ed era inmarcabile per la forza che aveva. In prima squadra ha dimostrato che i gol li sa fare  e li ha fatti sin da quando era molto giovane, il problema purtroppo è di essere stato limitato dagli infortuni”.

Si può dire che Pellegri sia più attaccante di Sanabria che fa gioco, ma realizza con più difficoltà?

“Sono attaccanti con caratteristiche differenti. Sanabria è più un giocatore di rifinitura, pur facendo la prima punta, ma non ha le caratteristiche fisiche di Pietro. Sono giocatori completamente diversi e ovviamente Pellegri sarà chiamato a un banco di prova importante nel momento in cui giocherà con continuità, ma non è colpa di nessuno se nel corso di questi anni ha sempre avuto qualche acciacco fisico che appunto non gli ha permesso di avere continuità, però essendo un 2001 che già da parecchi anni gioca nei massimi campionati vuole dire che ha delle potenzialità davvero importanti”.


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