ESCLUSIVA TG – Bacconi: “Il Torino è passato al 3-5-2, era necessario?”
Fonte: Elena Rossin per TorinoGranata.it
Adriano Bacconi è stato intervistato in esclusiva per TorinoGranata.it. Baconi, allenatore e manager, attualmente collabora come product manager con Deltatre spa (azienda leader a livello mondiale nel result system degli eventi sportivi, in particolare fornisce servizi avanzati per Fifa e Uefa) ed è opinionista tecnico delle trasmissioni sul calcio della Rai. Con lui abbiamo parlato del mercato del Torino.
Che cosa pensa del mercato del Torino alla luce del cambio di modulo intrapreso da Ventura?
“Il cambio di modulo ha influito sulle strategie di mercato, però io non ho ben capito perché Ventura ha cambiato il modulo visti i risultati positivi dello scorso campionato, mi è sembrato un passaggio un po’ azzardato, anche perché al di là del calciomercato e della cessione di Bianchi, quando si ha un giocatore come Cerci che ha fatto benissimo come esterno destro nel 4-2-4 c’è un grosso rischio che con il 3-5-2 si trovi a disagio. Già il fatto che domenica con l’Atalanta sia partito dalla panchina non è un grande segnale. Per il resto il Torino ha dovuto cambiare il portiere, ma comunque penso che Berni, arrivato l’ultimo giorno di mercato, sia un portiere affidabile. E’ chiaro che Gillet dava una grande forza in fase di possesso perché era un giocatore molto bravo tecnicamente e per un allenatore come Ventura a cui piace giocare con il possesso palla e sulla costruzione da dietro era indubbiamente un punto di forza. La sostituzione di Gillet dal punto di vista tattico è più complicata che da quello prettamente tecnico per quanto riguarda la capacità fra i pali”.
Passando alla difesa che giudizio dà?
“Ogbonna non è sostituibile poiché forse è il difensore in prospettiva più forte che c’è oggi in Italia, per cui non è possibile rimpiazzarlo comprandone un altro. I giocatori che sono arrivati sono di buon livello, però sono tutti calciatori che hanno avuto alti e bassi e non di rendimento certo come può essere Ogbonna. Quindi c’è un gap e, tra l’altro, Moretti, Pasquale e Bovo hanno tutti e tre una caratteristica comune: sono bravi con i piedi, ma meno bravi in marcatura. Questo però rispecchia lo spirito dell’allenatore che vuole una squadra che giochi a calcio e anche nella gara con l’Atalanta si è vista una formazione che non va in trasferta e cerca di difendersi, ma di fare la partita. Penso, quindi che la scommessa di Ventura sia quella di avere una squadra matura, di personalità e che sappia giocare la palla e con il fatto di tenere palla possa coprire anche limiti difensivi dovuti alla partenza di Ogbonna”.
Il centrocampo forse è la zona più complessa da analizzare, dove ci sono anche parecchi giocatori nuovi.
“Farnerud è un giocatore che conosco molto poco e bisogna capirne le caratteristiche tecniche. Gli altri giocatori importanti che c’erano l’anno scorso sono rimasti tutti da Gazzi a Vives a Basha a Brighi e questo dà continuità. El Kaddouri è un giocatore che mi è sempre piaciuto da quando era al Brescia, poi chiaramente al Napoli per lui è stata dura trovare spazio avendo davanti un giocatore come Hamsik, ma ha una buona conduzione della palla, visione del gioco, cambio di passo e secondo me tornerà utile e potrà essere un’alternativa anche in attacco rispetto alle soluzioni che oggi ci sono. Finora il Torino ha giocato poche gare con il 3-5-2 e bisognerà vedere altre partite e se Ventura continuerà a insistere ad usarlo o se ne utilizzerà un altro, come nel secondo tempo a Bergamo, che ha un po’ cambiato l’assetto della squadra. Nel caso Ventura torni al 4-2-4 un centrocampista che imposta non gli serve poiché l’azione viene costruita dai difensori e non dai centrocampisti e poi il gioco viene sviluppato sulle fasce. E i due centrali devono essere giocatori di corsa e d’interdizione e dal passaggio facile e non dei registi. Se però continuerà a giocare con il 3-5-2 c’è bisogno di un regista e bisognerà vedere se Vives, che non è un calciatore strutturato e nato per ricoprire questo ruolo, riuscirà a risolvere i problemi. Però come tipo di gioco, a prescindere dal modulo, Ventura non cerca mai un regista di costruzione, ma dei difensori che impostino e degli esterni veloci, per cui il regista non è proprio un’esigenza specifica”.
Infine l’attacco, saprà garantire un numero di gol sufficienti?
“Di attaccanti il Torino ne ha tanti (Cerci, Immobile, Larrondo, Meggiorini e Barreto, ndr), fin troppi direi perché cinque o anche sei (considerando anche El Kaddouri, ndr) si equivalgono. Barreto lo scorso anno quando è arrivato ha fatto benissimo e penso che alla lunga dovrebbe essere uno dei titolari. Gli attaccanti sono validi poiché Larrondo è un buon giocatore, Meggiorini non segna molto, ma con Barreto si trova bene e i due sono complementari, Immobile è un calciatore forte e di prospettiva. Non capisco il senso di far giocare Cerci da seconda punta, non c’è bisogno di un ruolo di questo tipo. Nel 4-2-4 c’era la possibilità di giocare a rotazione con due di queste punte più Cerci e un altro esterno a sinistra, mentre nel 3-5-2 Cerci deve fare la seconda punta e va a togliere il posto a uno degli altri compagni di reparto. Il 3-5-2 non mi sembra una soluzione logica, poi per carità non ho ancora parlato con Ventura e quindi non so quali siano esattamente le motivazioni che lo hanno indotto a fare questa scelta. Penso che nel 4-2-4 si affidasse molto alla forza di Ogbonna per tenere la parità numerica anche in fase difensiva, mancando Ogbonna e sentendosi meno sicuro, e se a questo si aggiunge che non dispone più anche di Gillet, ha preferito affidarsi a un difensore in più, però questo snatura un po’ tutto il complesso dell’impianto di gioco, per cui non so se è una scelta giusta. Avendo un uomo in più nel reparto difensivo cerca comunque di costruire il gioco e fare possesso palla, ma questo vuol dire arretrare la squadra di parecchi metri rispetto all’impostazione dell’anno scorso e perdere forse un po’ in ampiezza e penalizzare il gioco d’attacco, c’è da capire se ne vale la pena fare a meno delle certezze costruite l’anno scorso”.
Quale voto darebbe al mercato del Torino?
“Il Torino nel calcio mercato prende sempre sei perché non avendo grandi capitali da investire cerca sempre di compensare i giocatori che vanno via con quelli che arrivano. Forse visto quello che ha incassato per Ogbonna ci si poteva aspettare un giocatore un po’ sopra la media e invece anche quest’anno probabilmente dovranno essere l’allenatore e il gruppo a dover compensare la mancanza di un vero e proprio leader che faccia la differenza. Cerci che l’anno scorso ha fatto bene e si è conquistato la Nazionale non era arrivato con le caratteristiche da top player, ma come un giocatore che da anni non riusciva a trovare la sua collocazione, quindi è stato bravo l’allenatore a valorizzarlo. E’ difficile che il Torino compri un calciatore di un certo livello, deve sempre costruirselo un po’ in casa, questa è la filosofia della società”.
Il Torino può aspirare a una posizione di centro classifica o lotterà solo per la salvezza?
“Come rosa può aspirare a un posto di centro classifica perché non è peggio di Bologna, Sampdoria, Parma e delle altre squadre da metà graduatoria. Secondo me può collocarsi fra queste squadre, ma dipenderà molto dalla partenza perché si sanno le problematiche che ci sono a Torino e le difficoltà con la piazza che ha avuto Cairo in passato e se la squadra non dovesse fare bene subito è chiaro che potrebbe avvitarsi un po’ la situazione anche dal punto di vista psicologico. Per cui se la squadra riesce a stare sulla linea di galleggiamento dall’inizio con la rosa che c’è, che è ampia e può sopperire a eventuali infortuni, e non avendo top player non è neanche dipendente da un giocatore in particolare che se viene a mancare non si sa che cosa fare, quindi essendoci tanti giocatori allo stesso livello e avendo una mentalità collettiva nello sviluppo del gioco si può compensare facilmente. Il Torino può ambire a disputare un campionato tranquillo, sempre, come dicevo, se non avrà una falsa partenza”.
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