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ESCLUSIVA TG – Rampanti: “Non bisogna accontentarsi, il Toro merita ambizioni maggiori”

di Elena Rossin
Fonte: Elena Rossin per TorinoGranata.it

Rosario Rampanti è stato intervistato in esclusiva per TorinoGranata.it. Rampanti, attualmente è assessore allo sport e ai servizi demografici del comune di Moncalieri, da calciatore ha fatto la trafila nelle giovanili del Torino e in seguito è passato alla prima squadra militandovi dal 1968 al ‘69 e poi dal 1970 al ‘74. Smesso di giocare ha allenato la Primavera dal 1990 al ‘94 e sempre nel 1994 anche la prima squadra. Con lui abbiamo parlato del mercato della sua ex squadra.

 

I tifosi s’interrogano e sono divisi sul fatto se l’attuale squadra sia più o meno forte rispetto a quella dello scorso anno, visti gli arrivi e le partenze. Lei di che opinione è?

“Io farei un altro tipo di analisi: confronterei la reazione dei tifosi di un tempo quando venivano ceduti giocatori importanti e quelli di adesso. Il tifoso del Toro, secondo me, dovrebbe guardare un altro aspetto e non interrogarsi sul fatto se la squadra è più o meno forte di quella dello scorso campionato, ma chiedersi se è il caso che tutti gli anni si vendano i pezzi migliori, facendolo vuol dire che non si hanno ambizioni e che il futuro non riserverà mai grandi traguardi. Mi ricordo che ai tempi di Denis Law (1961-1962, ndr) i tifosi misero il giocatore sull’aereo e lo spedirono, mentre ai tempi di Meroni Gigi era già stato comprato dalla Juventus e i tifosi si opposero al suo passaggio in bianconero (1967, ndr). Questo per dire che i tifosi devono riflettere sulle situazioni che si creano ogni anno in estate, io in questi giorni sto pensando a questo e analizzo anche quale atteggiamento assumono i tifosi e mi chiedo che cosa è cambiato nel Torino”.

 

Che risposte dà alle domande che si pone?

“Il tifoso non ha più ambizioni e si accontenta. Se deve essere così allora anch’io proverò ad adeguarmi come fanno gli altri, ma non ci riesco, quindi mi lamento e mi dispiace che il presidente non abbia ambizioni e pensi ad altro. Il Torino merita maggiori ambizioni”.

 

Quindi lei è deluso.

“Io sono deluso da questi anni dove si pensa a vendere i giocatori migliori e non si pongono le pietre miliari per costruire qualche cosa di più bello, forte e ambizioso. Bisogna meditare e vedere dove si vuole andare a finire. Che futuro c’è? Se ogni anno si cambia e non si riescono a tenere i giocatori migliori che sono indispensabili per costruire qualche cosa allora è inutile parlare. Si è affievolita la passione, l’attaccamento alla squadra e alla storia di questo club”.

 

In anni recenti anche importanti club hanno ceduto giocatori di primissimo piano ad esempio il Milan si è privato di Kakà, Ibrahimovic e Thiago Silva. Il problema non riguarda solo il Torino.

“Sì, ma quando si hanno in squadra tanti campioni si può fare a meno di qualcuno, intanto l’ossatura rimane sempre di primo piano, discorso ben differente se di grandi giocatori in organico ce n’è uno o due e non si trattengono perché è su di loro che bisogna costruire il futuro altrimenti non si può ambire a nulla. Sinceramente non capisco la situazione del Torino e mi dispiace che nessuno faccia un’analisi di questo tipo”.

 

Per il ritiro sono stati aggregati alla prima squadra Lys Gomis, Chiosa, Aramu e Parigini tutti ragazzi che provengono dal vivaio. Questa potrebbe essere la strada per costruire il futuro?

“Mi viene da sorridere perché il giocatore della Primavera bravo riuscirà ad esprimere grandi qualità, se le ha, solamente quando sarà aggregato in un contesto con giocatori di livello, se invece si ritrova in una situazione precaria non riuscirà mai ad affermarsi perché non avrà mai una stampella forte sulla quale appoggiarsi. Il giocatore giovane bravo non riuscirà mai ad essere all’inizio forza trainante, ma dovrà essere trainato, quindi ben vengano i giovani, ma, ripeto, se non li si appoggia a una struttura forte potrebbero non essere abbastanza formati per potersi affermare e reggere la situazione nella quale si ritrovano e c’è il rischio che si perdano. La storia del Torino ci insegna che i giocatori delle giovanili bravi quando arrivavano in prima squadra erano già pronti per poter giocare e non avevano bisogno del supporto dei calciatori più esperti, oggi i giocatori della prima squadra non sono forti come quelli di un tempo e di conseguenza per i più giovani tutto diventa precario. Se il tifoso si accontenta di questa realtà …. A me dispiace che si vivano queste situazioni perché conosco la storia del Torino”.

 

Il suo ragionamento porta a concludere che aspirare alla parte sinistra della classifica è un miraggio, è così oppure se ci fossero congiunture favorevoli questo obiettivo potrebbe comunque essere raggiunto?

“Gli ultimi anni sono sempre stati una sofferenza e se non si ha un’inversione di tendenza e non si farà quello che dicevo prima si vivranno sempre situazioni precarie e per il tifoso del Torino ci saranno sempre delusioni. Per questo dico che mi dispiace che i tifosi abbiano perso ogni ambizione e non riescano a leggere la realtà poiché probabilmente in tanti non hanno approfondito la conoscenza della storia granata”.

 

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