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ESCLUSIVA TG – Albrigi: “Se con il Verona il Torino non vincesse, anche un pareggio andrebbe benissimo”

di Elena Rossin
Fonte: Elena Rossin
Enrico Albrigi

Enrico Albrigi è stato intervistato in esclusiva per TorinoGranata.it. Albrigi è direttore tecnico del settore giovanile dell’A.P.D. Pecetto calcio, ma da calciatore ha militato nel Torino prima nelle giovanili e poi a più riprese in prima squadra 61-62, 63-66, e 67-68 ed ha anche giocato nell’Hellas Verona nella stagione 1962-1963. Con lui abbiamo parlato della gara di oggi pomeriggio fra le sue ex squadre e del momento dei granata.

La vittoria col Parma ha permesso al Torino di lasciare il terzultimo posto e oggi c’è la gara con il Verona che è altrettanto importante. Come immagina potranno affrontare questa partita i granata?

“Il Torino se affronterà il Verona come ha fatto con Napoli e Parma usciamo con le ossa rotte, ma se invece giocherà come con la Roma e le precedenti ho molta fiducia sul fatto che faremo risultato e se non si potrà comunque ancora parlare di salvezza certa diciamo che ci mancherà decisamente poco. Non dobbiamo arrivare assolutamente all’ultima partita con il Benevento con soli uno, due o tre punti di distacco a nostro favore perché altrimenti diventerebbe complicato restare in Serie A. Non credo che il Torino avrà problemi a salvarsi, ma deve giocare come ha fatto nelle due-tre partite prima del Napoli perché si era visto un altro Torino che aveva cuore e metteva grande impegno in campo ed era: uno per tutti e tutti per uno. Col Napoli invece si è perso e si sono fatti passi indietro e con il Parma abbiamo vinto segnando un gol e prendendo un palo e una traversa, ma il loro portiere non ha fatto una parata degna di nota. Per salvarci dobbiamo almeno tirare in porta!”.

Con il Verona tornano Mandragora e Verdi che hanno scontato la squalifica e questo dovrebbe essere d’aiuto.

“Sicuramente. Mandragora è un bel sostegno per il centrocampo e ha dato un po’ di vivacità. E’ uno che corre e lotta e sempre che abbia giocato sempre nel Toro. E’ un ragazzo volonteroso, oltre che bravo sia chiaro. Ce la mette tutta, va su tutti i palloni, ha grinta. In parole povere ha voglia e cerca il risultato”.

C’è da dire che ultimerete Belotti segna poco.

“Quando si fa un campionato dove si gioca da centravanti, ala, mezzala e pure il difensore … Belotti è uno, non quatto. Se si pretende che vada in difesa, che stia a centrocampo, che vada sulla fascia e porti su il pallone e poi che deve fare? Crossarlo e andare a colpirlo di testa? Alla fine lo si spompa, poverino. Ed è anche tutto l’anno che tira la carretta. Gli si può dire tutto, ma non che non s’impegni. E poi ci sono delle volte che si fanno cinquanta tiri e si prendono dieci pali e la palla non va dentro e altre che si sbaglia un cross e il pallone va in rete. E poi si dice che è un gol da cineteca. Il calcio è fatto anche di questo. Se si toglie Belotti la spinta del Toro cala, anche se per me ha fatto bene Nicola a sostituirlo nel finale col Parma, anzi, avrebbe dovuto farlo uscire anche prima. Gli avrebbe fatto solo bene e avrebbe recuperato di più. Toccare l’orgoglio di un giocatore può aiutarlo perché quando si viene sostituiti dentro scatta il voler fare vedere che si è il migliore e allora poi si dà ancora di più”.

Sanabria in alcune partite è veramente decisivo, mentre in altre meno. Lei come lo vede?

“L’avevo già visto quando giocava nel Genoa, è un calciatore discontinuo. Non rende sempre al 51% perché alle volte rende il 60-70% e altre il 40-45%”.

Un po’ come Zaza?

“Eh, però, Zaza è un lottatore seppure se tutti lo criticano. Va sulle palle, anche su quelle perse e continua a correre. Queste sono cose che non notano tutti e quando è ora fa il gol importante come con il Sassuolo e la Roma. Io non lo criticherei tanto come fanno i tifosi del Toro. Se si è giocato nella Juve e poi si passa al Toro e si viene criticati costantemente ad un certo punto si cala poiché non va mai bene niente. Bisogna mettersi nei suoi panni, lui in campo il suo dovere lo fa, corre e si fa anche ammonire perché va su tutti i palloni, anche su quelli che potrebbe lasciar andare e rischia la gamba. L’impegno non gli manca persino quando potrebbe metterne un po’ meno. Bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare. E’ uno generoso. Nel calcio oggi la corsa è un fattore importante”.

Un altro che nelle ultime partite è stato prezioso è Ansaldi che ha numeri importanti.

Ansaldi sulla fascia è uno dei migliori e c’è da chiedersi come mai l’Inter lo abbia lasciato andare via. La tecnica ce l’ha, magari ogni tanto spreca energie per dribblare quando potrebbe crossare un po’ prima spompandosi un po’ meno. Però tanto di cappello, che cosa si può dire ad Ansaldi?”.

Uno che dovrà fare la differenza in questo finale di stagione è Verdi, concorda?

“Fa delle buone cose e poi sembra che vada in letargo. Non fa parte di quella categoria di calciatori che oggi danno 10, domani 8 e dopodomani tornano a dare 10, ma di quella che da 10 passano a 5-6. Ha troppo sbalzo di rendimento e non si capisce il perché. E’ innegabile che sia capace di fare giocate da dieci e lode, ma poi ne fa altre da dilettante. Non è facile ricordare partite dove dal primo all’ultimo minuto ha reso alla grande. Dovrebbe essere uno che almeno tecnicamente fa la differenza perché nessuno discute il fatto che calci bene sia di destro sia di sinistro. E’ carattere il suo difetto. Oggi è difficile giudicare i calciatori, non hanno più quella passione e “cattiveria calcistica” che avevamo noi”.

In questo finale di campionato sarà più determinante per la salvezza del Torino il reparto offensivo o quello difensivo con quest’ultimo che da un anno e mezzo subisce troppi gol?

“Diciamo la verità, se si attacca tanto e si fanno tre gol, ma poi se ne subiscono quattro allora è meglio stare in difesa e fare zero a zero così perlomeno si guadagna un punto. L’importante è non subire gol. I giocatori adesso non sanno più che cosa significa lottare per non retrocedere. Una volta quando con la vittoria si ottenevano due punti farne uno per chi doveva salvarsi era il massimo, mentre oggi con la vittoria che ne vale tre servono tre pareggi per fare altrettanto e nel frattempo sono passare più partire per cui si rischia di più. Basta pensare alla Roma e alla partita sciagurata che ha fatto con il Manchester United. Dopo essere andata in svantaggio si è riportata sul 2 a 1 ed era il 34esimo, poi nella ripresa ne ha subiti altri quattro. Ai miei tempi vincendo fuori due a uno nella semifinale d’andata di una coppa ci saremmo difesi e invece loro nei primi tre minuti del secondo tempo hanno preso il pari. In questi casi ci si aspetta la reazione degli avversari e si sta guardinghi quei 15-20 anche 25 minuti prima di rilassarti un momento e mettere fuori la testa. Prendere un gol in contropiede tre contro due a inizio ripresa non esiste. La colpa è dell’allenatore che non ha dato le direttive giuste, metteva due barriere una in difesa e l’altra a centrocampo e non passava nessuno come aveva fatto Mourinho contro il Barcellona che non è più entrato in area. Se si deve salvare l’uno a zero o comunque il vantaggio non mi importa d’attaccare e mi chiudo. Se dopo due minuti dall’inizio della ripresa si prende gol vuol dire che qualche cosa non va. Che si tratti di partite di coppa o per salvarsi chi subisce questi gol è perché non sa cosa vuol dire lottare per il risultato che si vuole ottenere poiché gli è indifferente che si vinca o che si perda”.

Per concludere, pensa che a questo punto il Torino si salverà?

“Secondo me, sì. Non prendo neppure in considerazione la retrocessione del Torino. Se dovesse mai succedere è perché hanno fatto delle cavolate. Con il calendario che ha il Torino non può retrocedere. Mancano cinque partite e vogliamo fare cinque-sei punti? Dai, su. Se devo dirla tutta, temo di più le partite con Spezia e Benevento che quelle con Milan e Lazio, anzi, con il Benevento neppure tanto perché avrei paura solo se ci arrivassimo con una differenza di punti minima e dovessimo ancora conquistarne tre per la salvezza. E’ chiaro che si può perdere con Milan e Lazio, ma non con Spezia e Benevento”.

E la gara di oggi con il Verona quanto la teme, tenuto conto che i gialloblù sono da tempo salvi e che non possono aspirare a un posto per le coppe europee?

“Bisogna stare attenti e non sottovalutare il Verona che giocherà per vincere perché ha pareggiato la volta scorsa con lo Spezia, ma prima ne aveva perse quattro di fila. Arrivare undicesimi, decimi o noni può contare perché noi non conosciamo i premi inseriti nei contratti dei giocatori, sto parlando dei bonus, per cui non si sa se l’Hellas arrivando nono oppure ottavo non ottenga un premio speciale per cui i calciatori giocheranno per i loro interessi e non badano se di fronte hanno il Torino o il Benevento. Possiamo anche lasciar perdere le partite con Verona Milan e Lazio, ma le altre due gare le vogliamo portare a casa? E se vinciamo con Spezia, che ieri ha perso con il Napoli, e Benevento, secondo me, siamo salvi. Sia chiaro, con questo non significa che non si debba provare a fare punti anche nelle altre tre partite. E se poi con il Verona non si vince, anche un pareggio va benissimo”.


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