ESCLUSIVA TG – Beccaria: “Per il Torino è l’ennesima stagione ricca d’incognite. Cairo recuperi l’entusiasmo dei tifosi facendo qualche cosa di granata”
Fonte: Elena Rossin
Domenico Beccaria è stato intervistato in esclusiva da TorinoGranata.it. Beccaria è il presidente dell’Associazione Memoria Storica Granata e del Museo del Toro inoltre è uno dei consiglieri del Consiglio d’Amministrazione e uno dei soci fondatori del Collegio dei Fondatori della Fondazione Stadio Filadelfia, giornalista e grande tifoso del Toro. Con lui abbiamo commentato il mercato fatto dal Torino quest’estate.
Sono stati comprati Popa, Bellanova, Tameze, Vlasic, Lazaro e Sazonov e presi in prestito Soppy, con opzione per riscatto definitivo, e Zapata, con opzione e/o obbligo di riscatto in quest’ultimo caso al verificarsi di determinate condizioni, e di aver ceduto Izzo, Warming, Singo, Verdi e Berisha e dato in prestito Kone, con obbligo di acquisto definitivo al verificarsi di determinate condizioni, Ilkhan, Bayeye e Dembele. Oltre ad aver rinnovato i contratti a Djidji e Buongiorno e in precedenza a Karamoh e Milinkovic-Savic, mentre Aina e Adopo sono andati via a parametro zero. Che cosa ne pensa?
“Innanzitutto bisogna decidere se vogliamo considerare chi un anno viene preso in prestito, Vlasic e Lazaro, con diritto di riscatto e poi il successivo, con modalità più o meno rocambolesche, facciamo ritornare all’ovile acquisti della stagione 2022-23 oppure di quella 2023-24 perché spacciare gli stessi giocatori prima avuti in prestito e poi acquistati ma non nei tempi dei riscatti non possono essere considerati due nuovi acquisti. Non si porta a lavare la macchina e poi si dice che è nuova perché è quella che si aveva prima e semplicemente la si è lavata. Mettiamo quindi i puntini sulle “i”. Per quel che riguarda gli altri acquisti, Popa lo lascerei fuori dal discorso. Zapata, pur essendo già un po’ avanti con gli anni (ne ha compiuti 32 lo scorso 1 aprile, ndr) e seppur negli ultimi due anni non abbia fornito prestazioni strepitose, anzi, e abbia subito più infortuni che, occhio e croce gli hanno fatto disputare la metà o poco più delle partite giocate dall’Atalanta, è sicuramente un buon arrivo per quel che è lo standard del Torino, ma continuano ad esserci dei punti interrogativi in attacco. Ossia Pellegri spesso ha problemi fisici, Zapata ha un curriculum medico non dico preoccupante però non perfettamente rassicurante e Sanabria in questo momento è infortunato quindi domani con il Genoa abbiamo qualcuno da schierare come punta?”.
Per la verità, Zapata ha disputato le due scorse partite segnando anche un gol e Pellegri in questo momento sta bene quindi per domani possono essere entrambi convocati e possono giocare con il Genoa.
“Okay. Stanno bene adesso, ma per quanto? Zapata l’anno scorso ha saltato parecchie partite e cosa ci fa pensare che con un anno in più sulle spalle la sua salute sia talmente migliorata da fargli giocare tutte le partite? O comunque essere sempre a disposizione? Quindi noi partiamo già con una situazione non di avere tre punte da far giostrare, ma di una infortunata, Sanabria, l’altra, Pellegri, che in carriera purtroppo ha passato più tempo in infermeria che disponibile e la terza, Zapata, al quale auguriamo tutto il bene dell’universo, ma lo scorso anno e quello precedente ha avuto più infortuni. Quindi speriamo che il trend sia cambiato, ma non abbiamo certezze in tal senso”.
Però nessun giocatore importante è andato via.
“Diciamo che è andata bene che non siano andati via Schuurs e Ricci perché probabilmente non sono state fatte offerte che per loro che il Torino ha considerato adeguate. E neppure Buongiorno, per lui l’offerta adeguata sarebbe anche arrivata, ma per quello che abbiamo letto e sentito in questi giorni è Alessandro che ha detto “No, grazie. Sto dove sono”. Per cui non è merito ascrivibile alla società che sia ancora qui Buongiorno, ma è merito ascrivibile solo ed esclusivamente al volere del giocatore che ha rinunciato a un cospicuo aumento dello stipendio (circa 500 mila euro all’anno, ndr) e a una squadra, l’Atalanta, che disputa l’Europa League e in campionato gioca a un livello diverso da quello del Torino nelle ultime stagioni. Di certo l’Atalanta avrebbe offerto a Buongiorno una vetrina migliore per la sua carriera, anche in ottica Nazionale. Dobbiamo dire grazie e lui e non alla società.
Ricordiamoci che Sazonov è arrivato il giorno prima che Buongiorno dicesse no all’Atalanta e la mia modestissima impressione è che il Torino abbia comprato Sazonov pensando di vendere Buongiorno e di doverlo rimpiazzare. Anche perché l’anno scorso la difesa era composta da cinque elementi per tre posti, Djidji, Zima, Schuurs, Buongiorno e Rodriguez, quindi non c’erano due giocatori per ogni posto. Se Buongiorno avesse detto di no all’Atalanta il giorno prima ho il sospetto che Sazonov non sarebbe stato preso. E poi comunque le priorità per rinforzare la squadra, a mio parere, erano il portiere, Milinkovic-Savic che a pelle mi sta simpatico però continua a non convincermi, e l’attaccante che con Zapata il buco dovrebbe comunque essere stato sufficientemente coperto.
Per il resto il problema è sempre vedere come queste risorse che sono state messe insieme verranno amalgamate”.
Da quando Juric è al Torino, e anche nei club dov’è stato in precedenza. ha sempre valorizzato i giocatori che aveva a disposizione. Questo non fa ben sperare?
“Certo dipenderà moltissimo da Juric, ma la paura è che dopo due stagioni burrascose potrebbe non ripetersi. La scorsa estate c’era stato quello “scambio pacato di opinioni” con il direttore tecnico Vagnati e, per fortuna, quest’anno non abbiamo assistito a niente di simile però Juric fino a ieri sera, ultimo giorno di campagna trasferimenti, è stato con il cuore in gola perché poteva andare via qualcuno e non arrivasse qualcun altro. La paura è quindi che l’allenatore possa non avere le stesse motivazioni che aveva nei due anni precedenti. E qualora fosse demotivato, non è assolutamente detto che lo sia e le mie sono solo supposizioni, ma se fosse così un allenatore demotivato potrebbe non riuscire ad amalgamare le forze a disposizione nel modo migliore o, comunque, a motivarle se non ad amalgamarle.
E’ l’ennesima stagione ricca d’incognite e speriamo che finalmente il Toro riesca a fare questo salto di qualità che tutti aspettiamo perché vivacchiare a cavalcioni tra il lato sinistro e quello destro della classifica non è un’ambizione degna della storia del Torino, che ha tutt’altre tradizioni e ambizioni e sarebbe ora che il presidente Cairo lo capisse e facesse, per dirla come tanti chiedono, “qualche cosa di granata”. E il tentativo di spedire Buongiorno non è qualche cosa di granata. Se il giocatore avesse fatto come hanno fatto tanti suoi illustri predecessori adesso saremmo qui a piangere l’ennesima dipartita sportiva di un giocatore simbolo. Sarebbe bello vedere che c’è finalmente una svolta, ma una svolta a livello societario. Aggiungo che certe mosse di mercato ossia il vendere un giocatore forte come ha fatto il Milan con Tonali sono assolutamente giustificate e giustificabili e rientrano nelle dinamiche del calcio attuale, ma devono essere fatte nei primi giorni di mercato perché così facendo si ha tutto il tempo per pianificare gli ingressi a fronte dell’uscita. Vendere i giocatori a fine calciomercato non consente di fare questo. Per carità se arrivasse l’offerta giusta per Schuurs o Ricci o per qualche altro è accettabile la cessione, ma se si deve fare lo si faccia in maniera adeguata come tempi di realizzazione dell’operazione e soprattutto come rinforzo tramite l’acquisto di sostituti. L’esempio, che non mi stancherò mai di citare, è quello della Juventus che nell’estate del 2016 (il 9 agosto, ndr) rivendette al Manchester United Pogba per 72,5 milioni di euro, dopo che quattro anni prima lo aveva prelevato dal club inglese a parametro zero, ma qualche giorno prima (26 luglio, ndr) i bianconeri avevano in previsione, aggiungendo un po’ di soldi (il costo della transazione fu di 90 mln, ndr), già acquistato Higuain dal Napoli. Allora se il Torino vende un giocatore per 41 mln più 8 di bonus come accaduto l’estate scorsa con Bremer e il giorno dopo prende 2, 3 o 4 altri giocatori e sostituisce Bremer con un giocatore più forte, mi può pure stare bene. Mentre il problema è se si vende Bremer e non si riesce a capire i soldi che fine hanno fatto.
Il calcio però è sempre più dettato da regole commerciali che condizionano il mercato.
“Sarebbe bello tornare a un calcio dove, come accadeva ai tempi di Pianelli, ogni anno i calciatori si sedevano davanti al presidente e gli dicevano “metta lei la cifra che vuole” e firmavano i contratti in bianco. Vorrebbe dire che il giocatore è attaccato alla società e che il presidente riconosce il valore sportivo e soprattutto morale del calciatore e lo paga in maniera congrua, corretta e rispettosa di questi due valori, sportivi e morali, che il giocatore ha espresso giocando e mettendo la firma in bianco. Purtroppo quel calcio lì non torna più. Benissimo, adeguiamoci a quello che è il calcio di oggi e facciamo le operazioni che vanno fatte però nei primi giorni di mercato e facciamolo non solo per le operazioni in uscita, ma anche per quelle in entrata: con i soldi che entrano dei giocatori che escono vanno acquistati calciatori nuovi che servono a rinforzare la squadra. Il Milan ha venduto Tonali e ha preso 4/5 giocatori e, per quello che abbiamo visto in queste prime tre partite, è più forte dell’anno scorso e nessun tifoso del Milan adesso sta piangendo per Tonali che è andato via perché in campo vede una squadra migliore di quella che vedeva l’anno scorso. Noi del Toro non l’abbiamo ancora vista, magari sarà così, ma al momento no.
Concludo, Cairo quando è arrivato al Torino nel 2005, dopo il fallimento, aveva in mano un capitale di entusiasmo immenso, un credito a livello di entusiasmo dei tifosi incondizionato e la dimostrazione c’è stata quando l’11 giugno del 2006 nella finale di ritorno dello spareggio dei playoff per la Serie A al Delle Alpi c’erano più di 58 mila spettatori (esattamente 58.560, ndr), lo stadio era strapieno come con il Real Madrid (semifinale di ritorno Coppa Uefa 15 aprile 1992 con 59.861 spettatori, ndr) e con l’Ajax (finale andata Coppa Uefa 29 aprile 1992 con 65.377 spettatori, ndr). Cairo in 18 anni ha dilapidato tutto quel capitale d’entusiasmo. Quindi in questo momento se c’è qualcuno a credito non è Cairo nei confronti dei tifosi, ma i tifosi nei confronti del presidente. Per cui Cairo si senta moralmente in obbligo di fare tutta una serie di operazioni, e non solo una tantum, che colmino il debito che si è generato in questi 18 anni nei quali ha sperperato l’entusiasmo dei tifosi del Toro nei suoi confronti con una serie di comportamenti che con l’etica granata non hanno nulla a che fare e si riconquisti la stima dei tifosi con i fatti e poi ne riparliamo. E’ inutile fare proclami, in questi 18 anni ci sono stati degli errori madornali e allora faccia qualche cosa per dimostrare che si è voltata pagina”.
Lei intende che Cairo faccia cose non solo in ambito di mercato, vero?
“Esatto. Ci sono tante altre cose da mettere in quadro. Copra i giocatori e non vende i migliori: questo è già un bel passo in avanti. Ma abbiamo il Filadelfia incompleto, i lavori al Robaldo praticamente non ancora iniziati, la Primavera che quest’anno solo dalla terza giornata in poi in casa giocherà vicino a Torino a Orbassano, ma che prima è dovuta andare a Biella e Vercelli, dove anche domani pomeriggio giocherà ancora allo Stadio Silvio Piola. Non mi stancherò mai di dirlo, nello statuto della Fondazione Filadelfia è stato scritto, riletto, accettato e sottoscritto davanti a un notaio anche dal Torino Fc che l’impianto è stato ricostruito per gli allenamenti della prima squadra e le partite della Primavera. Quante partite finora ha disputato la Primavera al Filadelfia? Pochissime, ricordo la finale di ritorno di Coppa Italia con la Fiorentina del 12 aprile 2019 e poi forse ha giocato lì altre 2 oppure 3 volte. Il Torino Fc sapeva perfettamente quando ha firmato lo statuto del Filadelfia, il 29 marzo 2011, che la Primavera avrebbe dovuto giocare al Fila e non era contrario. Quindi le cose da mettere a posto sono: completare il Filadelfia che vuole dire costruire la sede per il Museo del Toro e quello che c’è ancora da fare nei primi due lotti; far giocare possibilmente la Primavera al Fila; iniziare veramente i lavori al Robaldo e portarli a termine, mancano solo una bomba inesplosa, una necropoli etrusca e delle scoria radioattive e poi le scuse sono finite perché le abbiamo già sentite tutte. Cairo faccia tutta una serie di cose e poi se e quando le avrà fatte saremo in grado di ricominciare a discutere da un livello paritetico perché adesso Cairo è in debito nei confronti dei tifosi del Toro”.