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ESCLUSIVA TG – Bucchioni: “I giovani del Toro seguiranno Mihajlovic perché ha carisma”

di Elena Rossin
Fonte: Elena Rossin per Torinogranata.it

Enzo Bucchioni è stato intervistato in esclusiva per TorinoGranata.it. Bucchioni è editorialista di QS Quotidiano Sportivo e opinionista in trasmissioni sportive televisive e radiofoniche. Con lui abbiamo parlato a tutto tondo di Mihajlovic neo allenatore del Torino.

Mihajlovic è stato nel 2010-2011 allenatore della Fiorentina e oggi lo è del Torino, ma che tipo di persona e di professionista è?

“Mihajlovic può essere definito un allenatore di grande temperamento che ha bisogno per rendere al meglio di un ambiente che lo capisca e che lo assecondi, che sia un po’ simile a lui. Penso, quindi, che l’ambiente granata sia ideale per esaltare le sue qualità poiché il Torino è sempre stato una squadra contraddistinta dal temperamento, l’ambiente granata è quello giusto per lui dal punto di vista del carattere. Sotto l’aspetto del gioco è un allenatore che ha dimostrato di sapersi adattare abbastanza bene all’organico che gli viene messo a disposizione, infatti, alla Sampdoria, dove aveva la missione della salvezza e ha potuto lavorare in tutta serenità, ha fatto vedere un buon gioco con tre attaccanti e due che tornavano. Mentre al Milan, dove ha trovato un organico non all’altezza per competere con grandi obiettivi, si è adattato utilizzando il 4-4-2 forgiando una squadra più pragmatica e rinunciando al bel gioco per ottenere i risultati, quindi è un po’ camaleontico sotto l’aspetto calcistico. A Firenze ha cambiato spesso modulo e interpreti per questo dico che può dare il meglio di sé quando può lavorare in tranquillità ed è compreso dalla piazza. Quanto trova ostacoli, è vero che per carattere li rimuove, come ha fatto al Milan, però, ci mette più tempo”.

Mihajlovic si adatta hai giocatori che ha, ma ha idee precise su come vuole che la sua squadra giochi?

“Questa non mi sembra che sia la sua caratteristica principale, come invece è per, faccio un esempio, Montella che predilige il possesso palla, il gioco per vie orizzontali, Mihajlovic mette molti giocatori nella metà campo avversaria e l’ha fatto al Catania alla Fiorentina e ha cercato di farlo anche alla Sampdoria. Pur cambiando parecchio, anche i moduli, è rimasta sempre inalterata la sua caratteristica di essere attento alla fase difensiva, Mihajlovic è un allenatore che pensa a non prendere gol e poi la fase offensiva diventa un collegamento. Non è uno che privilegia il fatto di fare un gol in più degli avversari e gli va bene così se le partite finiscono quattro a tre o cinque a quattro l’importante è segnarne uno in più, lui pensa molto all’equilibrio della squadra”.

Il rapporto che ha con i giocatori di che tipo è?

“E’ un rapporto che può sfociare in conflitti con i giocatori che hanno grande personalità, ma tornando al Torino è la squadra giusta per lui perché è formata da molti giovani di prospettiva e lui con i giovani lavora meglio perché ha grande carisma ed è un allenatore importante e, soprattutto, da giocatore ha avuto una storia che i ragazzi conoscono molto bene e di conseguenza il carisma aumenta e i giovani sono portati a seguirlo. A Firenze, ad esempio, c’era Ljajic che Mihajlovic ha fatto crescere molto, quando è arrivato lo prendeva in giro perché il giocatore era un po’ in sovrappeso e mangiava sempre la Nutella e da buon padre è riuscito a portare Ljajic a un ottimo rendimento. Così ha fatto nella Sampdoria e farà nel Torino, che di giovani di grande qualità ne ha ancora di più, penso a Benassi e Zappacosta che sono nel giro della Nazionale, a Belotti, Baselli e a tutti gli altri. Cairo ha fatto molto bene a prendere tutti questi giovani, c’è un’ossatura molto forte e penso che tutti questi ragazzi lo seguiranno, Mihajlovic, come dicevo, ha avuto difficoltà nello spogliatoio anche al Milan con giocatori che ritenevano di essere dei campioni e di poter fare quello che volevano. E’ molto rigido nelle regole, come le aveva lui da giocatore, e quindi dà delle direttive che vanno rispettate per questo è più facile che i giovani lo seguano rispetto ai giocatori più maturi, l’ultimo esempio è stato Donnarumma, Mihajlovic è stato molto coraggioso con lui, ma ha visto talento e qualità quindi non si è fatto problemi a lanciarlo e a “fare fuori” giocatori più anziani. Anche per quest’ultimo motivo Cairo ha fatto bene a scegliere Mihajlovic come allenatore”.

Il rapporto con la tifoseria e l’ambiente com’era a Firenze?

“Non ha inciso molto perché Mihajlovic è stato di passaggio in un momento molto delicato, era la fine dell’era Prandelli, che è stato molti anni facendo bene, e c’era la coda di un gruppo che stava finendo sia dal punto di vista calcistico sia da quello delle motivazioni e, infatti, dopo l’esonero di Mihajlovic e dopo le vicende di Delio Rossi quella squadra è stata smontata in toto e sono andati via diciotto giocatori e ne sono arrivati altrettanti. Mihailovic era arrivato ai titoli di coda di un gruppo che aveva fatto bene e quando ci sono momenti di difficoltà di questo tipo non s’incide sulla tifoseria, non c’è stato un grande rapporto, praticamente è passato inosservato l’anno e mezzo che ha trascorso a Firenze senza infamia e senza lode, non è stato un allenatore come Prandelli che ha lasciato una traccia profonda e aveva legato con la città. Mihajlovic non è un allenatore, passatemi il termine, “ruffiano”, è sempre schietto e dice le cose in faccia, per questo a me piace. Non cerca il consenso a tutti i costi come fanno altri che poi finiscono per mettere in difficoltà anche la società, se avesse voluto lo avrebbe fatto al Milan, ma non l’ha fatto e a un certo punto quando la società era in difficoltà se n’è andato anche, diciamo, con eleganza, senza fare polemiche e ne avrebbe avuto modo”.

E il rapporto con la dirigenza?

“Dipende dagli obiettivi, al Milan, secondo me, si è creata frattura perché gli hanno chiesto cose che oggettivamente erano impossibili da ottenere con la squadra che aveva. Negli anni ha avuto buoni rapporti anche con personaggi difficili. A Firenze lo portò Pantaleo Corvino, che ora torna alla Fiorentina, che ebbe con lui sempre un grande rapporto, lo ha imposto e protetto finché ha potuto. Mihajlovic è un aziendalista se corrispondono i suoi e gli obiettivi della società, ma è chiaro che se si prende un allenatore per portare la squadra a metà classifica e dopo un po’ gli si chiede di vincere lo scudetto i rapporti non possono che deteriorarsi com’è accaduto al Milan”.

Infine, il rapporto con i giornalisti?

“Quando si ha un rapporto franco e si dicono le cose come si pensano e si è leali come lui si va bene dappertutto, a Firenze non ha avuto problemi eppure la situazione era molto difficile e poi sfociò nell’esonero e la squadra in quella stagione rischiò di essere invischiata nella zona della lotta per non retrocedere. Mihajlovic è un professionista sotto quest’aspetto, non cerca alleanza con qualcuno come fanno altri allenatori, è una persona schietta, tutto di un pezzo e con lui si lavora bene”.

Per concludere, è l’allenatore giusto al momento opportuno per il Torino?

“Sì, è l’allenatore giusto perché la piazza è passionale e temperamentale come lui e con i giovani lavora bene”.