ESCLUSIVA TG – Fontana: “I tifosi del Toro pretendono giustamente. Mercato last minute”
Fonte: Elena Rossin per TorinoGranata.it
Alberto Maria Fontana, meglio conosciuto come Jimmy, è stato intervistato in esclusiva per TorinoGranata.it. Fontana ha vestito la maglia del Torino dal 2002 al 2009 e attualmente è un procuratore sportivo. Con lui abbiamo parlato della situazione della squadra e del calciomercato granata.
Il Torino ha problemi e i tifosi contestano. Alcuni dicono che Cairo spende troppo poco per la squadra, altri che ha speso ma male perché non ben consigliato, altri ancora che l’allenatore non ha saputo valorizzare i giocatori. Chi ha torto e chi ha ragione? Qual è la verità?
“La verità, come spesso accade, sta nel mezzo. Il gioco negli anni ha portato dei risultati, quindi non credo che stia nel tecnico il problema di quest’anno. Forse ci eravamo fatti la bocca buona l’anno scorso, però gli attaccanti che sono stati presi, che sono di assoluta qualità basta pensare a Quagliarella, hanno caratteristiche diverse da Immobile e Cerci. A questo aggiungerei un fatto, di non poco conto, che in questa stagione il Toro è stato impegnato finora in tre competizioni, anche se adesso lo sarà solo in due, e il dispendio di energie è stato diverso rispetto al passato perché non si tratta solo di energie fisiche, ma anche mentali e probabilmente quando si affrontano più competizioni ci vuole una rosa, e non parlo solo degli undici titolari, che sia ampia e dia garanzie fisiche e tecniche. La piazza richiede giustamente e non accetta di vivacchiare, come quest’anno la classifica dice. Alla fine il capro espiatorio diventa sempre il presidente Cairo, però questo mi sembra sparare su un bersaglio troppo semplice. Quando in una stagione c’è qualche cosa che non va, ma le somme si devono fare alla fine e non a metà percorso, le responsabilità vanno sempre condivise. Non credo sia corretto dare la colpa solo a Cairo o piuttosto alle scelte di mercato o solo all’allenatore”.
Il vero problema della squadra sta nell’attacco che non rende abbastanza e segna molto poco oppure nel centrocampo dove è in corso un’epurazione, già via Nocerino e presto dovrebbero seguirlo Ruben Perez e Sanchez Miño?
“E’ vero che il Toro segna meno, ma è anche altrettanto vero che subisce meno gol rispetto allo scorso anno e questo fa dire che la coperta è sempre un po’ corta. Ma, come dicevo, il fatto che l’allenatore è sempre lo stesso e che anche il gioco tutto sommato non è cambiato mi porta a pensare che pur avendo cambiato gli interpreti, e non mi riferisco tanto ai nomi bensì alle caratteristiche, a inizio stagione si fosse pensato che sarebbe stato più semplice ottenere risultati equivalenti o quasi a quelli dell’anno scorso, mentre in realtà purtroppo questo non è successo”.
Allora forse si doveva adattare meglio il modo di giocare ai nuovi arrivati?
“Credo che giustamente l’allenatore come non può pretendere di plasmare le caratteristiche dei giocatori, e Ventura in questo senso è un maestro, forse aveva l’idea di riuscire anche con questi calciatori a ripercorrere il cammino che c’era stato non solo la stagione passata, ma anche in precedenza. Allo stato attuale però bisogna prendere coscienza del fatto che non è successo, comunque Ventura è sufficientemente una persona intelligente e di grande esperienza per apportare i correttivi necessari. Chiaramente penso che se si continuasse su questa via di qui a giugno non si otterrebbero i frutti sperati”.
Intervenire sul mercato, ma come e quanto?
“Lo dico da procuratore, il mercato di gennaio è molto complicato perché i giocatori che arrivano spesso hanno avuto difficoltà nella prima parte della stagione e difficilmente, lo dice anche la storia, in una squadra arriva l’elemento che possa cambiarne le sorti. Non credo che il mercato possa dare al Toro, a meno di grandi investimenti, chissà quali soluzioni. E per quel che riguarda gli investimenti quando si stabilisce un budget per la stagione, che va dal primo luglio al trenta giugno, difficilmente si aumenta, succede così anche nelle grandi società. Ipotizzo che sarà più l’allenatore a poter eventualmente cambiare qualche cosa senza che le fortune arrivino dal mercato di riparazione”.
Non c’è il rischio a questo punto che sia dentro sia fuori la squadra si arrivi a un tutti contro tutti? Cairo ha speso 22 milioni magari male, però lo ha fatto. Petrachi e gli osservatori ritengono di aver scelto i giocatori adatti. I calciatori pensano di non essere stati messi nelle migliori condizioni. L’allenatore reputa che non gli siano stati dati gli uomini giusti, anche se a parole ha avvallato tutte le scelte estive. I tifosi finiscono per contestare tutto e tutti.
“Il gioco del tutti contro tutti è il più semplice che ci sia. I risultati positivi cementano il gruppo e aumentano le certezze, basta vedere l’anno scorso quando il Toro volava anche grazie al fatto che vincere aiuta a vincere. Probabilmente stentare a segnare e non ottenere i risultati che si vorrebbero, e la classifica peggiore di quella dell’anno scorso lo certifica, ha minato qualche certezza. Credo nell’autostima dei giocatori e penso che Ventura abbia scorza ed esperienza tali per non farsi minare da questo genere di problemi. Sicuramente la parte più delusa è la piazza perché non la si può raccontare ai tifosi del Toro che pretendono e aggiungo giustamente. Il calcio non è una scienza esatta ed è troppo semplice, anche da parte mia, dire che tutto andrà bene o che tutto va male, anche quando giocavo provavo sempre ad essere ottimista, a proporre positività e ad avere sempre vicina la Curva. Il tifoso ti è vicino nei momenti nei quali tutto va bene, ma bisogna accettare che critichi quando le cose non girano nel verso sperato. Alle volte basta un minimo filotto di risultati positivi per far riprendere tutto. Dopo la partita con il Milan c’era ottimismo e noi granata siamo molto bravi ad esaltarci per poco e a essere delusi per altrettanto poco. Non dico che questo pessimismo non abbia un reale fondamento, però basta veramente che si inanelli qualche vittoria per far tornare il sorriso”.
Vincere con il Cesena, anche se è ultimo in classifica e ha un punto meno della metà di quelli del Torino, aiuterebbe. Di certo oggi non può esistere l’alibi che il Torino incontra una squadra forte.
“Su questo sono assolutamente d’accordo, fermo restando che partite semplici non esistono. Noi la leggiamo dalla nostra parte, ma credo che per loro sia quasi un’ultima spiaggia, anche il Cesena è stato contestato dopo la sconfitta con il Cagliari, quindi giocheranno, come si usa dire, con il coltello fra i denti, però sicuramente in questo momento per il Torino è meglio incontrare il Cesena piuttosto che l’Inter, prossima avversaria”.
Da procuratore, ha qualche giocatore da suggerire al Torino?
“Eh (ride, ndr) Cristiano Ronaldo, a parte le battute, nomi è complicato farne ed anche poco elegante. Più che fare nomi posso dire tipologie: un centrocampista che detti i tempi di gioco e un altro che attacchi lo spazio in profondità come lo facevano Cerci e Immobile. Due così darebbero una grossa mano al Toro”.
Due giocatori con queste caratteristiche e con costi adeguati al Torino da prendere subito e non a fine mercato esistono? Oppure i tifosi devono attendere i last minute?
“I last minute sono un male del calcio italiano dalla serie A alla Lega Pro e persino fra i dilettanti. I colpi si fanno nei primi giorni perché sono stati già definiti a dicembre, il resto è rimandato al due, forse all’uno di febbraio, a ridosso della chiusura del mercato. E’ un mal costume nostro, un modo di provare a risparmiare qualche cosa protraendo le trattative fino alla fine. Non ipotizzo che ci saranno delle entrate prima della fine del mercato”.
Da profondo conoscitore dell’ambiente granata che cosa può dire ai tifosi e alla società?
“La società deve rimanere lucida e non farsi trasportare dagli umori o dalle pressioni della piazza perché le pressioni possono incanalarsi in maniera negativa e andare ad aumentare le tensioni che si vivono nello spogliatoio. D’altra parte la piazza è collegata al discorso societario e a tutto l’ambiente, però sicuramente durante le partite i tifosi inciteranno la squadra, come hanno sempre fatto. E’ una catena che trascina tutti: la squadra fa vedere in campo certe cose e i tifosi la sostengono, i tifosi incitano la squadra che in campo dà tutto. Solo ragionando all’unisono se ne viene fuori”.