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ESCLUSIVA TG – Perone: “Speriamo di pareggiare il derby magari con qualche gol. In campo ci servirebbe uno come Ferrante”

di Elena Rossin
Fonte: Elena Rossin
Gianpiero Perone

Gianpiero Perone è stato intervistato in esclusiva da TorinoGranata.it. Perone è un attore, comico, cabarettista, musicista, scrittore ed è grande tifoso del Toro. Con lui abbiamo parlato di come il Torino arriva al derby d questa sera.

Il Torino al termine del girone d’andata è all’11° posto e ha 4 lunghezze di margine dalle terzultime, mentre la Juventus è “affetta” da “pareggite”. E’ quindi fiducioso o scoraggiato?
“Devo dire che parto sempre con poche aspettative, nel senso che, purtroppo, ultimamente siamo abituati a patire un po', per cui, so che non è tanto bello, però diciamo che spererei in un pareggio. Magari in un bel pareggio con qualche gol. Soprattutto con una prestazione confortante con un po' di grinta, impegno, non voglio parlare proprio di “tremendismo” che sarebbe troppo, però con un po' di grinta, un po' di sano agonismo che non ti fa partire sconfitto già in partenza, mettiamola così”.
Da tifoso, cosa teme di più della Juventus, visto che ultimamente anche i bianconeri qualche problemino l'hanno avuto?
“Sì è vero, secondo me la differenza, almeno quella che intravedo da tifoso e da esterno, è che mi pare che loro abbiano una maggiore capacità nelle difficoltà di compattarsi un po', di essere più squadra, mentre quest'anno il Toro, lasciamo perdere l'inizio che era stato bello, brillante e ci aveva un po' illusi, ecco quest'anno il Toro mi sembra sempre un po' impaurito, mi sembra sempre che non osi abbastanza, che sia un po' arrendevole. Forse giustamente, viste le prestazioni e i risultati, i giocatori hanno perso un po' di fiducia. Sono del ‘68 quindi ero abituato a un Torino che magari perdeva la partita, ma faceva sudare l’avversario fino all'ultimo. E questo da un bel po' di tempo mi sembra che manchi”.
Non è arrivato il famoso attaccante che avrebbe dovuto sostituire Zapata, secondo lei l'assenza, che si prolunga ormai da mesi, di un attaccante è quello che doveva essere evitato prima del derby?
“Ma è certo che l'assenza di Zapata, sono proprio i numeri che lo dicono, si fa sentire, ma è anche vero che è sempre un po' rischioso costruire tutta una stagione, una squadra e tutto un campionato attorno a un unico giocatore perché, come è poi purtroppo accaduto, basta che si faccia male e si resta un po' scoperti. In realtà abbiamo Ché Adams che mi sembra sia stato un ottimo acquisto, ma certo non è un attaccante con le caratteristiche che aveva Zapata. Di attaccanti come Zapata ce ne sono pochi, per la verità. Lo ribadisco, con i giocatori che ci sono quello che secondo me dovrebbe cambiare, o su cui si dovrebbe un po' lavorare, è proprio l'aspetto psicologico, l'aspetto dell'atteggiamento per non partire impauriti o già sconfitti. Da tifoso è frustrante vedere partite in cui la squadra sta lì, attende, sembra che non s’impegni più di tanto per poi comunque perdere la partita 1 oppure 2 a 0. Allora tanto vale, mi verrebbe da dire: provaci un po' di più e al limite perdi ugualmente, ma almeno hai dimostrato impegno,  attaccamento alla maglia, attaccamento al progetto, alla squadra, etc … Quindi mi aspetterei questo, vorrei vedere grinta, impegno, sudore, corsa, queste cose qua. E credo che come me questo lo vogliano tutti i tifosi”.
Questo derby si giocherà in casa e il Torino quest'anno ha fatto pochi punti, 9 su 27 fra le mura amiche, quindi quanto sarà determinante il fattore campo con oltretutto una contestazione nei confronti della proprietà che ormai perdura da tantissimo tempo e da dopo la cessione di Bellanova si acuita moltissimo?.
“Devo dire che ormai il fattore campo forse non è più così determinante, mentre credo ancora, o vorrei credere anche smettendo in parte le cose che ho detto prima, che invece il derby fosse davvero una partita a sé e non importa se tu hai 3 Campioni del Mondo e io ho 3 giocatori che arrivano dalla Serie B perché in questo caso davvero ci può stare tutto. Una piccola dimostrazione di questo è stato l'ultimo derby fra Roma e Lazio dove tutte le previsioni dicevano che la Lazio avrebbe vinto perché stava andando benissimo, mentre la Roma è una squadra in crisi, che ha avuto tanti cambiamenti e difficoltà, ma alla fine i giallorossi hanno messo in campo il cuore e hanno vinto nettamente, quindi il derby fa un po' storia a sé. Però, ribadisco, ci deve essere un segnale di vita forte e poi sì, è chiaro che la contestazione sicuramente è un altro elemento che può pesare se già i giocatori hanno insicurezze, incertezze e paura di sbagliare. Il fatto quindi di giocare pure in un ambiente che è in ebollizione non aiuta”.
Lei è contrario alla contestazione oppure comunque la condivide, a prescindere dalla singola partita?
“Al di là degli elementi, di chi sia il presidente, di chi sia il singolo giocatore dovrebbe comunque sempre esserci un amore verso i colori e verso la squadra che va un po' oltre. Quindi se so che con ceti atteggiamenti posso mettere comunque in qualche modo in difficoltà i giocatori, non credo che loro vogliano fare male per principio, cercherei di scindere le due cose. Poi personalmente per quanto riguarda il discorso della presidenza, devo ammettere che un comunicatore come Cairo, uno che dovrebbe fare della comunicazione il suo elemento di forza, secondo me ultimamente ha proprio sbagliato in questo senso con la cessione di Bellanova, che è avvenuta di fretta, quasi di nascosto, di sera tardi. Non mi è sembrata una mossa molto azzeccata proprio dal punto di vista comunicativo. Ma dico anche che finché non ci sarà una concreta alternativa a Cairo, che si fa? Oltre al fatto che di recente c’è stato il “Talk Toro” e c’era fra gli ospiti anche Walter Schachner che ci ha raccontato che la Red Bull, società che sembra che dovrebbe salvarci, tutto dov’è andata ha completamente snaturato le società calcistiche che c'erano prima, cambiando persino i colori della maglia. Per cui siamo sicuri che il tifoso del Toro, con la storia e la tradizione che ha la nostra società, accetti l’arrivo un proprietario straniero che poi opta per maglie rosse e blu con la scritta Red Bull? Il Torino è una società che va veramente toccata con delicatezza e con cura perché ha una storia che è unica.
Sicuramente non sono soddisfatto del vivacchiare o comunque del promettere sempre e mantenere raramente perché è una cosa che alla lunga urta il tifoso, però non vedo in questo momento delle concrete e reali alternative e se penso al passato abbiamo avuto anche proprietà ben peggiori di questa: credo che sia tutto un po' complicato. Ci vorrebbe una bella proposta, mi piacerebbe che la nuova proprietà fosse una persona, un imprenditore e non una multinazionale o un fondo, come ormai va di moda, e non si sa neppure chi sia il Presidente della squadra, chi se ne occupa, però forse sono io che sono un po' anacronistico perché ormai si va in questa direzione”.
A prescindere da tutto, si aspetta che di qui a fine mercato arrivi qualche giocatore per rinforzare la rosa e dare una mano a Vanoli?
“Assolutamente sì. Siamo di nuovo a quello che dicevo prima, mi sembrerebbe veramente incredibile che con la protesta in atto e con tutto ciò che si è detto, se alla fine di questa sessione di mercato di nuovo non arrivasse nessuno o comunque nessuno di minimamente significativo. E’ anche vero, dobbiamo porcelo come quesito, che probabilmente molti giocatori non sentono l'appeal del Torino. Ho sentito parlare di Beto, di Simeone, di Casadei, però ho l'impressione che forse questi giocatori non ambiscono o non abbiano tutta questa voglia di venire da noi. E’ un cane che si morde la coda, perché se io giocatore so che devo andare in un posto dove c'è contestazione, dove non c'è ambizione ad arrivare oltre il decimo posto, mi dico perché ci dovrei andare? Ci sono tanti nodi da risolvere e sono tutti collegati l'uno all'altro”.
Cosa sarebbe disposto a fare per vincere questo derby?
“Sbilanciandomi proprio, posso non mangiare dolci per una settimana, ma dovrebbe essere che poi arriviamo in Europa League per richiedermi un sacrificio del genere”.
Se potesse togliere un giocatore alla Juventus, chi toglierebbe?
“Se potessi farlo in difesa toglierei Gatti, perché è uno di quei giocatori che ha esattamente quelle caratteristiche che secondo me mancano a noi: grinta, attaccamento alla maglia, tenerci affinché la partita non si perda etc., e forse in attacco anche Conceição, ma Motta ha detto che non ci sarà quindi meglio perché mi sembra uno davvero pericoloso poiché dribbla bene e noi purtroppo sappiamo molto bene che la nostra difesa è un po' ballerina di fronte ad avversari di questo tipo”.
Se invece potesse prendere un giocatore granata del passato e metterlo adesso in squadra per il derby, chi sceglierebbe?
“Ce ne sono davvero tanti. Visto il problema che abbiamo nel fare gol e se non vogliamo proprio andare sul più recente passato, a parte che anche un certo Belotti quando da noi era al top ci sarebbe utilissimo, mi viene in mente Ferrante, anche Bianchi, attaccanti che non hanno fatto la storia del calcio, ma che sapevano fare il loro lavoro e avevano, secondo me, proprio anche quel gusto, lo dico tra virgolette, dello sberleffo di fare gol alla Juve. Anche sotto questo aspetto, magari sono io che invecchio, ma mi sembra che fino a qualche anno fa ci fosse proprio un gusto diverso nei confronti del derby: era una partita sentita e ci stava che i giocatori volessero fare gol alla Juve, che volessero far perdere la Juve. Adesso invece ho sempre un po' l'impressione che ci sia una sorta di apatia, quasi il timore di vincere. Non lo so, un Ferrante, senza andare a pescare campionissimi o chissà quali giocatori, ma un Ferrante non mi dispiacerebbe averlo in campo oggi”.


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