ESCLUSIVA TG – Prof. Ferretti: “La preparazione estiva non può essere condizionata dal Mondiale. Bisognerà essere pronti subito”
Fonte: Elena Rossin
Il professor Ferretto Ferretti è stato intervistato in esclusiva da TorinoGranata.it. Ferretti è un preparatore atletico, docente presso il settore tecnico FIGC di Coverciano e titolare del master in preparazione fisica presso l’Università Cattolica di Milano. Con lui abbiamo parlato della preparazione estiva visto che quest’anno le tempistiche saranno differenti dal consueto per le squadre di Serie A poiché ci sarà l’interruzione del campionato per il Mondiale a novembre e dicembre.
Questa sarà una stagione molto particolare che inizierà con la Coppa Italia, per le squadre impegnate nei trentaduesimi, la prima settimana di agosto e poi il campionato il 13, con una lunga sosta per il Mondiale dal 14 novembre al 3 gennaio e che terminerà il 4 giugno. La preparazione estiva quanto ne sarà condizionata?
“La preparazione estiva non può essere condiziona, al limite per le squadre si tratta di iniziare un po’ prima del solito, circa una settimana per quasi tutte le squadre visto che il campionato prenderà il via una settimana-dieci giorni prima rispetto alle scorse stagioni. L’unica modifica, quantomeno della prima parte della stagione è questa: un inizio un po’ precedente rispetto a quello che è l’abitudine italiana. Non vedo il motivo che si debba modificare l’eventuale abitudine alla preparazione pre-campionato solo perché ci sarà la sosta da metà novembre e a dicembre. L’inizio del campionato è sempre lo stesso: i tre punti della prima giornata contano quest’anno come l’anno scorso e il prossimo. Ogni squadra deve arrivare in condizione per il 13 agosto. C’era l’idea, che è sempre meno diffusa, che la preparazione estiva dovesse essere “leggera” per partire subito forti perché ci sono da disputare 15 partite, ma in realtà si è sempre fatta una preparazione estiva per cercare di iniziare il campionato al meglio. La prima, la seconda, la terza giornata valgono sempre nello stesso modo, si gioca per i tre punti come sempre. Non può essere che un allenatore e uno staff organizzino la preparazione per fare in modo che la squadra sia al massimo della forma a Natale o addirittura, come si diceva, in primavera. Bisogna essere pronti subito per il 13 di agosto, con tutti i giocatori che hanno nelle gambe i 90 minuti. Il ragionamento parte dalla domanda quando inizia l’attività agonistica? Quel determinato giorno e allora si vede quanti giorni ci sono all’inizio del campionato e si stila il calendario preparatorio in base agli obiettivi fisici da raggiungere. Da quando inizia il campionato e fino al 13 novembre si giocherà spesso per cui ogni squadra dovrà tessere il proprio cammino in base a quelli che sono i propri impegni agonistici perché ci sono squadre che disputano le coppe europee e ne avranno di più e le squadre che non le giocano avranno solo gli impegni italiani, Coppa Italia e campionato. Ci saranno sempre di più allenamenti personalizzati perché ci saranno calciatori che giocheranno tanto, chi un po’ di meno per scelta tecnica. Durante il periodo agonistico si avrà chi deve recuperare perché gioca frequentemente e chi deve essere allenato poiché non giocando gli viene meno l’allenamento principale che è la partita. Chi non gioca frequentemente non ha la principale dose di allenamento che è data dalla partita stessa che dà la massima intensità. E per questi calciatori bisogna fare sì che il gap con chi gioca di più sia colmato, mentre per gli altri c’è bisogno che recuperino perché altrimenti giocare quasi sempre diventa fisicamente molto impegnativo”.
La personalizzazione degli allenamenti allora sarà ancora maggior durante la sosta per il Mondiale visto che ci saranno giocatori impegnati, più o meno a lungo, in Qatar e altri invece no?
“Non ci saranno modifiche importanti nella preparazione estiva, poi una volta arrivati alla sosta per il Mondiale arriverà la vera novità rispetto agli altri anni: un mese e mezzo di sosta e sarà un periodo molto variegato. Parlando in generale, ogni squadra dovrà analizzare quanti giocatori avrà in Nazionale e quanti rimangono. Chi avrà dodici nazionali stilerà per forza un programma e un metodo di lavoro diverso da chi ne avrà solo due o anche nessuno. Dal 14 novembre dovrà essere redatto un programma di allenamenti che potrà prevedere un periodo di riposo e va deciso se darlo subito oppure darlo nel periodo delle feste natalizie e questo si vedrà in base alle idee dell’allenatore e alla sua sensibilità. A quel punto dovranno essere fatti ragionamenti molto individuali per ogni singolo giocatore. A mio parere, non sarebbe stato male organizzare una sorta di piccolo torneo in modo che le squadre italiane effettuassero partite durante la sosta. Perché in questo mese e mezzo verrà meno l’abitudine a giocare per chi non è in Nazionale. Adesso nel periodo preparatorio al campionato si organizzano le amichevoli graduali partendo con avversari meno impegnativi e andando a alzare il livello, ma durante la sosta più che organizzare amichevoli se ci fosse stato una sorta di torneo si poteva andare avanti mantenendo la condizione. Comunque si avrà il tempo di fare carichi di lavoro visto che non si disputeranno partite ufficiali e di conseguenza si può ricalcolare tutto in modo da arrivare al 3-4 gennaio, quando riprenderà il campionato esattamente come si era per il 13 di agosto. Si può dire che siano due blocchi sparati con in mezzo una lunga pausa con la possibilità di fare una sorta di seconda preparazione, termine più adatto per le esigenze di linguaggio, ma che in realtà non è così perché il 14 novembre le squadre saranno in ottima condizione poiché lavorano e giocano da un po’. Per mantenere la continuità non sarebbe male durante la sosta giocare magari una partita a settimana e penso che molte squadre ragioneranno in questi termini organizzando amichevoli da qualche parte perché non giocare per un mese e mezzo durante la stagione farebbe mancare il momento clou dell’allenamento”.
Gli infortuni di tipo muscolare potrebbero aumentare in questa stagione?
“Gli infortuni di tipo muscolare sono dovuti a svariate cause, ma le principali sono: o il poco allenamento specifico, un calciatore che non è pronto per affrontare una partita corre un alto rischio di farsi male e magari il muscolo s’infortuna prima rispetto, ad esempio, da una distorsione al ginocchio che può essere provocata da un evento fortuito. Oppure per un ridotto tempo di riposo, se si gioca troppo e non rispetta i tempi di riposo corretti questo può provocare infortuni. Però da questo punto di vista i preparatori italiani sono molto bravi e sanno quali sono le procedure da attuare per cercare di ridurre il rischio degli infortuni e dico ridurre e non eliminare perché è impossibile eliminarli. Si possono solo togliere quelle cause così evidenti e più conclamate tipo il fatto di non far recuperare a sufficienza un calciatore oppure di non farlo allenare abbastanza. Nessuno fa giocare un calciatore se non è fisicamente del tutto pronto, salvo casi eccezionali. I preparatori sono molto bravi nella valutazione del carico sia prima sia della gestione del recupero dopo e anche nel dialogo con il calciatore per comprenderne appieno se ha smaltito la stanchezza della partita precedente. Ciò nonostante l’infortunio muscolare può avvenire lo stesso. In questa stagione ci saranno un gruppo di calciatori, quelli d’élite, che giocheranno tanto nei club e in Nazionale disputando anche un Mondiale, che è un impegno importantissimo e quando torneranno dal Qatar dovranno riprendere nel club per cui sarà fondamentale la gestione individuale, anche perché ci sarà chi in Nazionale disputerà solo la fase a gironi e chi arriverà alla finale, chi arriverà fino alla fine giocherà dieci partite distanziate ognuna non meno di tre-quattro giorni seppur si tratta di gare ad alto livello di dispendio fisico e psicologico-mentale poiché si incontrano avversai top. Dalla finale del Mondiale del 18 dicembre prima di ricominciare il campionato ai primi di gennaio ci sono due settimane e non si sa quanti calciatori che giocano in Italia saranno in questa situazione, presumibilmente comunque pochi. La maggior parte dei calciatori terminerà il Mondiale fra la fine di novembre e i primi di dicembre. Ogni squadra italiana quindi dovrà vedere quanti calciatori saranno impegnati nel Mondiale e quando lo termineranno ed è evidente che i top club saranno quelli ad avere il maggior numero di elementi in questa situazione. Il Torino avrà sicuramente giocatori che disputeranno il Mondiale, ma al momento non si sa quanti effettivamente saranno, ma di certo Juric e il suo staff, a iniziare dai preparatori con Barbero, sapranno perfettamente come gestire tutte le variabili che determinano la programmazione degli allenamenti individuali e collettivi. I calciatori che sanno che andranno al Mondiale essendo professionisti sapranno come gestirsi anche nelle ultime due settimane che precedono l’andare in Qatar in modo da arrivare alla competizione al top della forma. E’ una regola non scritta, ma dopo una competizione ad altissimo livello come un Mondiale i calciatori non sono al massimo della forma di solito hanno un po’ di calo di tensione. In Italia giocano tanti stranieri per questo, anche se la nostra Nazionale non sarà al Mondiale la gestione di questo periodo da parte dei club è comunque impegnativa, anche se non tutti gli stranieri andranno in Qatar ed è per questo che dicevo che, a mio parere, non sarebbe stato male durante la sosta disputare delle partite per mantenere il ritmo gara e anche l’amichevole non va vista solo perché porta soldi al botteghino, ma è un giorno di allenamento, è una porzione dell’allenamento importantissima. Non giocare per un mese e mezzo sarebbe come tornare al periodo che intercorre fra la fine di un campionato e l’inizio del successivo come accade ora con i calciatori che durante le vacanze hanno seguito le tabelle di lavoro loro assegnate allenandosi, ma che non hanno il ritmo gara”.
Sarebbe quindi opportuno che gli allenatori ricevano il più presto possibile i giocatori nuovi, soprattutto, come nel caso del Torino, che ne debbano arrivare parecchi e alcuni anche destinati ad essere titolari?
“E’ ovvio. Quest’anno la stagione è iniziata prima e il Torino ha ripreso ad allenarsi lunedì scorso e come il primo o il secondo giorno di scuola i primi giorni di allenamento non saranno come quelli successivi quando ci sarà il ritiro vero e proprio e si entrerà nel vivo della preparazione. Questi primi giorni io li definisco di “allenamento per l’allenamento”. Non si può partire subito sparati e con amichevoli altrimenti aumenterebbe il rischio di un alto tasso d’infortuni ed è per questo che s’inizia gradatamente”.
Potrebbe quest’anno essere utile avere rose un po’ più lunghe oppure non serve?
“Possiamo dire tutto quello che vogliamo, ma alla fine se le rose sono lunghe e competitive, con il gap tra i titolari e le riserve non elevato, sarà un problema dell’allenatore gestirle, che è un po’ ciò che avviene nelle grandi squadre dove gli allenatori sono ottimi gestori e quando tolgono dal campo un campione ne mettono un altro che più o meno equivale a chi ha sostituito. Se, invece, la rosa è lunga solo perché ci sono tanti calciatori, ma alla fine giocano sempre gli stessi il discorso è differente. Le rose lunghe è anche giusto averle, ma alla fine in tutte le squadre, di vertice o di bassa classifica, ci sono calciatori che giocano quasi sempre. Ci sta l’infortunio, la squalifica, un turno di riposo per recuperare e questo fa sì che giochi un altro, però, secondo me, la rosa deve essere equilibrata. Inevitabilmente ci sono delle differenze e c’è sempre qualcuno che è un po’ più forte di un altro, ma se il gap fra titolari e riserve è ampio diventa un problema. Tempo fa parlando con un allenatore di Serie D, i dilettanti hanno iniziato per primi con i cinque cambi, gli dissi che aveva la possibilità a partita in corso di cambiare il motore inserendo il 40% di giocatori “freschi” e lui mi ha risposto che poteva inserire cinque nuovi giocatori, ma se questi tecnicamente e tatticamente non sono abbastanza validi non si rinforza la squadra, ma la si peggiora. In Serie A la differenza fra titolari e riserve non è così forte, perché non esce uno forte ed entra uno scarso, però tornando al discorso delle rose devono essere competitive. Un allenatore più che avere una rosa lunga, che comunque deve avere, deve poter effettuare cambi giusti e corretti in relazione alle varie circostanze. In Serie A i direttori sportivi e chi forma le squadre creano le rose in modo da non avere un gap eccessivo fra titolari e riserve, poi si possono avere i giovani che sono in crescita, ma sono li appunto per crescere e non perché devono essere improvvisamente titolari, sono in rosa per fare esperienza. Di solito le rose sono abbastanza omogenee nel loro interno”.