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ESCLUSIVA TG – Ravezzani: “Milan-Torino? Partita molto più equilibrata di quanto non si pensi. E su Belotti e Ibra …”

di Elena Rossin
Fonte: Elena Rossin
Fabio Ravezzani

Fabio Ravezzani è stato intervistato in esclusiva per TorinoGranata.it. Con Ravezzani, direttore di Mediapason, abbiamo parlato della partita di questa sera fra Milan e Torino, con i rossoneri che sono al primo posto con il Napoli con 25 punti e i granata che sono all’undicesimo con Verona e Sassuolo con 11.

Il Milan ha vinto in modo a dir poco rocambolesco col Bologna e il Torino, pur faticando, ha conquistato i tre punti col Genoa. Come stanno effettivamente queste due squadre?

“Mah, a giudicare dai risultati il Milan benissimo, anche se zoppica molto per tutte le assenze che ha. Con il Torino dovrebbero rientrare Kessié e Rebic, che sono due giocatori comunque importanti, però la squadra in realtà ha dei momenti difficili. Con il Bologna non ha fatto una grande partita: è andata in vantaggio al primo tiro e si è trovata undici contro dieci dopo mezz’ora e malgrado questo ha faticato abbastanza.
Il Torino, secondo me, sta facendo bene. L’ho seguito con una certa continuità e debbo dire che anche con il Genoa ha dimostrato di avere dei valori importanti e quindi con il Milan sarà una partita molto più equilibrata di quanto non faccia pensare la classifica e il fatto che si giochi al Meazza”. 

Quanto Pioli e Juric stanno incidendo sulla resa delle rispettive squadre?

“Moltissimo. Sono due allenatori molto pragmatici che però non rinunciano a far giocare le loro squadre con personalità. Spesso veniva considerato un allenatore pragmatico quello che era più difensivista, adesso invece c’è una generazione di allenatori pragmatici, ma anche molto capaci di essere propositivi. Mi pare che Juric interpreti finalmente bene lo spirito del Toro. L’anno scorso, per esempio, ci fu questa follia di prendere Giampaolo inseguendo l’idea che l’avere una specie di professore si potesse sposare con una squadra che storicamente ha altri valori da quelli della teoria trattandosi di una squadra molto pratica. Juric ha questo approccio, era l’allenatore che serviva da tempo e finalmente l’hanno preso.
Per Pioli il discorso è molto diverso. Il Milan è arrivato a prenderlo quasi per sbaglio perché prima voleva prendere Spalletti, ma non ci è riuscito, poi voleva farlo fuori per sostituirlo con Rangnick e all’ultimo momento ha cambiato idea tenendo appunto lui. Ho sempre considerato Pioli un allenatore di sostanza, poco mediatico in quanto non é uno che fa fare i titoli sui giornali e quindi viene, spesso e volentieri sottovalutato. In realtà, soprattutto in una squadra come il Milan che vuole essere impostata sui giovani e sui giocatori di prospettiva da valorizzare, anche lui è arrivato seppure per sbaglio, a differenza di Juric, nel posto giusto al momento giusto”.    

Che cosa deve temere il Torino dal Milan?
“Il Torino dal Milan, secondo me, deve temere in particolare Leão che ha avuto una crescita esponenziale e che è il giocatore che sulla fascia sinistra ha qualità soprattutto atletiche che gli permettono di fare degli strappi che possono far saltare un po’ la difesa granata. Leão non è un grande giocatore in fase conclusiva e anche con sabato sera con il Bologna ha sì segnato, ma il tiro non era imparabile ed è entrato in rete perché è stato deviato. Però è uno che butta la palla lunga e accelera e in genere non si riesce a fermarlo poiché ha uno stra-potere atletico e una velocità in progressione fantastica. Leão, per me, è il primo vero problema per il Torino”.    

E il Milan dal Torino?

“Il Milan dal Torino, a mio avviso, può temere soprattutto gli inserimenti poiché i giocatori granata sono abbastanza rapidi rispetto a una difesa che ogni tanto, a parte Tomori che è un velocista, ha delle amnesie. Quindi io dico Brekalo innanzitutto perché è un giocatore capace di buttarsi negli spazi ed è bravissimo nel calciare a rete. E poi parzialmente anche Sanabria, ma più Brekalo”.

Chi questa sera quindi potrà spostare gli equilibri da una parte e dall’altra?

“Come attanti, come dicevo, Brekalo e Leão. In generale il Milan è molto condizionato, secondo me, dalle prestazioni di Kessié perché se è in giornata e se questa sera giocherà, con il Bologna era influenzato ma è guarito, è uno che regge veramente tutto quanto il peso della squadra. Per quanto riguarda il Torino, si tratta di un buon collettivo, ma diciamo che Singo se fosse in grande serata visto che su quella fascia lì avrà Ballo-Touré, a meno che non abbia complicazioni dall’intervento killer che ha subito da Soriano e che Hernández sicuramente non ce la farà, può creare al Milan qualche problema in più sulla destra”.     

Ibrahimovic a 40 anni è ancora l’attaccante che fa la differenza come ha dimostrato segnando sabato sera. Se giocherà, il Torino dovrà studiare misure particolari per neutralizzarlo?
“Questo Ibrahimovic, secondo me, è più un limite che una risorsa per il Milan. Nel senso che è vero che al Bologna ha fatto gol e anche un passaggio, che per la verità non proprio geniale, per l’assist però, a parte l’autogol che è stato sfortunato, è un giocatore che ormai galleggia sempre molto lontano dall’area di rigore e ha una lentezza che mette in difficoltà la squadra. Quindi è vero che dà delle opportunità con le sponde e l’esperienza, ma se il Bologna in nove è riuscito per venti minuti a sembrare in undici è perché il Milan era di fatto in dieci con Ibrahimovic. Credo che in questo momento e soprattutto in questa condizione di forma Ibra non sia un vero pericolo per il Torino, anzi paradossalmente potrebbe essere una risorsa. Da questo punto di vista la grande aggressività e velocità che ha dimostrato finora il Torino di Juric può veramente sorprendere e mettere in crisi il Milan che con Ibrahimovic è molto statico, inevitabilmente”.    

Belotti è ancora il valore aggiunto per il Torino?

“Eh, purtroppo Belotti ha perso, secondo me, la grande opportunità di essere un attaccante straordinario. Cioè lui quattro anni fa prometteva qualche cosa che probabilmente tutti noi avevamo sopravalutato: di essere il vero grande attaccante italiano anche della Nazionale. Non è un fuoriclasse, ma rimane un gran bel giocatore. Quindi, diciamo, un giocatore di sostanza però non implacabile al momento della conclusione. Rimane uno fra i tre-quattro migliori attaccanti italiani, non del campionato però certamente credo che abbia anche avuto qualche condizionamento dagli infortuni che gli ha fatto perdere quell’uno per mille che tante volte però fra la differenza fra l’ottimo attaccante e il fuoriclasse. Certamente rimane in prospettiva il giocatore più importante, forse non il più pericoloso, perché è un’attaccante di grande sostanza e di primo piano comunque. A me ricorda un pochino, avendone l’età per ricordarlo, Graziani che nel Torino era un attaccante fisico, di forza, capace di reggere molto il peso del reparto offensivo dando un grande contributo, ma non il centravanti implacabile come era Pulici”.

Forse però Graziani aveva più personalità di Belotti?

“E’ difficile fare questi paragoni. Graziani era in una squadra con enormi personalità perché quel Torino aveva Pulici, Claudio Sala, Pecci. Mentre vicino a Belotti  non c’è tutto questo contorno. Secondo me, se in quel Torino si fosse messo Belotti al posto di Graziani più o meno si avrebbe avuto lo stesso tipo di contributo, cioè un contributo a volte determinante”.

Che cosa potrà fare la differenza per il Torino e il Milan questa sera?

“Non molto. Chiunque perda volta pagina poiché quattro giorni dopo ci sarà un’altra partita per il Torino quella con la Sampdoria e per il Milan quella con la Roma. Il Torino in questo momento è n una posizione di classifica tranquilla e perdere con il Milan non sarebbe un dramma. Il Milan è primo con il Napoli, ma sicuramente a rischiare di più e chi è sotto esame maggiormente sono i rossoneri perché tutti tastano il polso per sapere se veramente sono da scudetto e su questo tutti sono ancora un po’ scettici. Il Milan si deve confermare settimanalmente in campionato. Del Torino, invece, più o meno abbiamo capito qual è il suo valore: una squadra che se le cose prenderanno la giusta piega può ambire a competere per il sesto posto e di conseguenza l’Europa League, mentre se dovesse andare male disputerà un campionato comunque tranquillo. Non penso che per il Torino possano esserci grossi condizionamenti psicologici e questo può essere un vantaggio”.


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