ESCLUSIVA TG – Romiti: “Mi auguro che Cairo spenda soldi per migliorare il Toro. Azionariato popolare come logica del win-win”
Fonte: Elena Rossin
Massimiliano Romiti è stato intervistato in esclusiva per TorinoGranata.it. Con Romiti, Consigliere dell’Associazione ToroMio e Presidente del Comitato Noif (Nelle origini il futuro), abbiamo parlato del Torino che ha intrapreso un nuovo corso con Vanoli in panchina e la cessione di Buongiorno e dell’azionariato popolare nel calcio.
Il Torino si è apprestato a vivere questa nuova stagione, mercoledì inizia il ritiro e sono già cominciati gli allenamenti al Filadelfia, che squadra si aspetta e cosa l’ha più colpita in questo inizio di stagione, forse la cessione di Buongiorno?
“Sì, in questo momento mi ha colpito la cessione di Buongiorno, ma fino a un certo punto perché me l’aspettavo. Detto questo, oggi il Torino è una lavagna completamente nera, senza nessuna traccia, perché a parte Vanoli, che è stato designato come il nostro condottiero della prossima stagione, tutto il resto è un mistero. Sapevamo che Buongiorno se ne sarebbe andato e qualcuno spera che Ilic se ne vada, vista la valutazione di cui si sente parlare. Questo ci fa capire che un bel numero di risorse finanziarie potrebbero essere messe a disposizione per un miglioramento sportivo, ma al momento, a parte qualche nome improbabile, è veramente difficile capire in che direzione voglia muoversi il Toro. Un po' mi preoccupa, ovviamente, anche se è vero che è un copione già recitato perché siamo tutti abituati a vedere queste storie trascinate a livello di mercato, però è anche vero che poi oltre l'appena sufficiente barra discreto finale non si è mai arrivati con questo tipo di gestione e in un'ottica di crescita di squadra spesso si potrebbe parlare tranquillamente anche di insufficienze. Se si guarda al rendimento di una squadra, nell'ambito magari di un quinquennio, si può dire che va bene: il primo anno si può fare così, il secondo pure, ma prima o poi questo sospirato salto di qualità lo si dovrebbe fare.
In questo momento come si fa a commentare ciò che non c'è? Sono in grande difficoltà nel rispondere”.
E quindi non sembra così speranzoso di una svolta, magari improvvisa, dopo che nelle casse societarie entreranno i soldi delle cessioni di Buongiorno e forse anche di Ilic, è così?
“Io speranzoso lo sono sempre, perché amando il Toro, e in generale per le cose che amo, ho un atteggiamento che anela al meglio. Detto questo, non vorrei che dopo una stagione in cui, a ragione o a torto, a me è sembrato che tutto sommato ci fosse stato un miglioramento dal punto di vista del mettere a disposizione soldi per cercare di creare una squadra un po’ migliore, al di là di tutte le valutazioni tecniche che si possono fare e il fatto che mancasse il terzino sinistro, ritorno comunque deludente dell’ultima annata possa far persino pensare al presidente Cairo di essersi “scottato” visto che d’investimenti in qualche modo ne aveva fatti l’estate scorsa e di conseguenza ritenesse che se anche in questo caso non si sono ottenuti risultati allora …. Spero che non sia così, ovviamente e mi auguro che il presidente trovi il coraggio di mettere dei soldi per un miglioramento sportivo.
Sull'aspetto della razionalizzazione della società, abbiamo sempre detto che ha pochi rivali dal punto di vista gestionale-economico, dal punto di vista dell'ambizione sportiva e della passione messa per far giocare meglio la squadra sembra esserci minor trasporto. Io sono speranzoso, però siamo di fronte a una serie di comportamenti ripetuti che tendenzialmente non vanno in questa direzione. Secondo me, se già facesse un miglioramento negli investimenti parametrati anche solo all'anno scorso, soldi messi tra il riscatto di Vlasic, l’acquisto di Bellanova e nel gennaio prima di Ilic, quindi rispendesse in questa sessione di calciomercato lo vedrei come una testimonianza importante, al di là poi del risultato finale. Ho sempre detto che, magari sbaglio perché su certe cose non riesco ad entrare nella questione, se fossi stato in Cairo dopo quello che ho fatto l'anno scorso sarei uscito da questa stagione un po' deluso poiché ho cercato di non vendere e prendere qualcuno ma di nuovo è arrivato il decimo posto, basta!”
Una parte dei tifosi ha risposto bene perché il numero degli abbonati nel solo periodo delle prelazioni è arrivato agli 8000 rinnovi, però c'è anche una grande fetta della tifoseria che è arrabbiatissima, estremamente delusa e che non farebbe mai l'abbonamento e qualcuno dice pure, e persino si legge sui vari social, che ha disdetto gli abbonamenti a Sky e Dazn, che permettono di vedere le partite in tv, talmente è amareggiato. Lei da che parte sta?
“Sono due diverse declinazioni della stessa passione, io sono uno di quelli che mi riabbono perché comunque sono un costruttivo positivo, mi interessa, tengo al Toro e ritengo che comunque sia giusto esserci. Ritengo anche, paradossalmente contro quello che penso, che in questo momento il club Torino FC non consideri particolarmente importanti le risorse finanziarie provenienti dai tifosi, quindi abbonamento più o meno o l'aspetto emotivo non incidono. Giustamente alcuni insoddisfatti, gli stressati da questa situazione permanente di stabile mediocrità, si comportano in un altro modo e dicono no: non mi va più di alimentare un sistema che mi fa percepire che di me gliene frega poco. E questo è un problema del calcio, non è un problema solo della piazza torinese. Tutti i tifosi di tutte le piazze in parte sentono queste stesse emozioni, poi ci sono ovviamente le vittorie che curano momentaneamente ed è chiaro che nelle piazze vincenti comunque c’è un pubblico che frequenta lo stadio con numeri importanti.
Sta di fatto che il Torino in questo momento suscita ancora un amore senza condizioni da parte di alcuni e giustamente in altri suscita profonda rabbia che prevale su un amore che comunque c'è, perché ci si arrabbia tanto se si ama tanto altrimenti te ne freghi, è molto semplice. Alcuni sono arrabbiati, sono molto arrabbiati e rispondono dicendo io non vado a vedere un qualche cosa in cui non riesco più a identificarmi, questo è il punto. Secondo me, però la società dovrebbe proprio lavorare su questo perché al di là di tutto se riuscisse a far tornare il Toro in qualcosa in cui si identificassero in tanti i ritorni anche economici ci sarebbero, oltre a quelli legati alla soddisfazione, e sarebbero superiori per tutti”.
Lei fa parte dell’Associazione ToroMio, che fa parte del Noif che promuove la partecipazione popolare nelle società sportive, ecco nel caso del Torino FC, società con una possibilità economica non infinita, quanto potrebbe l'azionariato popolare aiutare a far fare quel famoso salto di qualità che finora Cairo non è riuscito a ottenere per questa squadra?
“Io sono abbastanza convinto che il segreto dell'azionariato popolare sia nell'elargizione diretta, ma fino a un certo punto. L'elargizione diretta ti può portare qualche milione in cassa, ma non più di tanto. Quello che però è estremamente interessante, e che porta ben più soldi, è il fatto che attraverso la costruzione di una grande associazione di partecipazione popolare si ha quel pacchetto di tifosi fidelizzati, che laddove sia molto numeroso e specifico, costituisce un strumento di marketing societario pazzesco. Lo dico perché nelle grandi società sportive internazionali, non le nostre, alcune società fanno molti soldi, ad esempio, a livello di sponsorizzazione. Il nostro presidente dovrebbe oltretutto cogliere questa cosa. E' chiaro che se io voglio sponsorizzare le linee aeree d'Arabia in Baviera andrò dal Bayern Monaco, ma non vado dal Bayern Monaco solo perché è squadra grande e vincente ci vado anche perché di fatto se entro nel Bayern entro nella sua struttura di partecipazione che conta 400.000 associati che vuole dire 1.200.000 bavaresi e facendo un contratto con una società che è strutturata così bene faccio un affare. Se al Torino dai 10.000, al Bayern ne dai 1 milione. Questa cosa in Italia non è ancora stata sviluppata in maniera consona. Io sono per il tifoso insieme alla società e mi fa un po' ribrezzo pensare sempre a monetizzare tutto, ma questo connubio, tifoseria e società, è una delle poche situazioni, secondo me, in cui si può fare la logica che si dice del win-win. Io, tifoso, sono contento perché tu mi consideri di più, mi coinvolgi, mi rendi più vicino ai miei beniamini, mi fai fare una vita sociale più gradevole per quello che è essere tifoso del Toro. Tu, società, ti avvali del fatto di essere in rapporto con tantissimi, e questo ha delle implicazioni che entrano nell’ambito della profilazione della sponsorizzazione e, soprattutto, portano più facilmente anche a moltiplicare gli sponsor piccoli. Il tifoso ha una notevole rilevanza sullo sponsor grande, ma anche sullo sponsor piccolo, perché il consorzio di piccole imprese locali è più facile raccoglierlo dentro un tessuto organizzato e favorevole, si tratta di sinergie, di alleanze. Chiaro che poi da questa sinergia deve anche nascere altro e l’obiettivo è anche il miglioramento sportivo, cioè che la squadra abbia migliori risultati, non è solo un creiamo il paese dei balocchi o un Luna Park, seppure sia già qualcosa. Non sarebbe zero perché vuol dire comunque che c’è un'attenzione. Noi di ToroMio e del Noif, che sono le associazioni che in tutta Italia si prefiggono di legare i club ai tifosi, cerchiamo proprio questo. Tutto sommato cerchiamo di rinforzare e in un certo senso far entrare nel sistema logiche che siano un po' più legate al romanticismo e alla mentalità sportiva da cui nasce il successo del calcio. Se non ci fossero i tifosi il calcio non produrrebbe tutti i soldi che invece produce, devono stare attenti a non distruggere queste componenti perché poi non si ritroveranno con tutti quei soldi. Devono invece conservare i tifosi e devono farlo in modo sano e onesto, cosa che non è facilissima perché nel mondo del calcio ormai domina il dollaro, quindi è un vero fastidio”.
Avete presentato un proposta di legge che è passata alla Camera e che adesso è calendarizzata alla commissione specifica del Senato e quindi, se e quando diventerà effettivamente una legge italiana, potrebbe aiutare non solo il Torino, ma in generale il mondo del calcio italiano?
“La nostra legge aveva un testo che sostanzialmente diceva: se tu club ti allei con i tuoi tifosi, noi come Stato diciamo che sei una società sportiva virtuosa, più virtuosa della società controllata solo dai fondi o altro. Ragion per cui, in talune circostanze, magari ti diamo anche una mano, perché secondo noi a questo punto eserciti una funzione sociale, non sei solo una fabbrica di soldi fine a se stessa, quindi io Stato ti do delle cose. In particolare avevamo pensato a concentrare questi vantaggi sulle impiantistiche sportive nuove, tipo nuovi stadi”.
In Italia è un tema particolarmente d’attualità quello dei nuovi stadi.
“Esatto e anche noi sappiamo che potrebbe essere una sinergia vincente per innescare il meccanismo. Ma dobbiamo essere onesti, alla Camera nei lavori preparatori è intervenuto il Governo che ha detto: bell'idea, però stiamo prudenti e quindi per il momento il discorso degli incentivi sia tolto dalla legge. Che cosa ci hanno lasciato? La cornice, che è una cosa bella e virtuosa, eccetera, eccetera. Sicuramente queste realtà virtuose se nascono possono avere un diritto di prelazione sul titolo sportivo in caso di fallimento delle società. Quindi rendono la cosa adatta a una realtà, per fare un esempio, come è l'Alessandria, che fa parte del Noif per cui è un caso studio e vediamo come evolverà.
Il discorso è questo, se passasse la legge così com'è già stata modificata dal Governo, perché appunto ha preteso di modificarla, ci ritroveremmo una manifestazione di principio che dice: se la società entra in un'alleanza con i tifosi rientra in uno schema legislativo e poi potrebbero essere attribuite ogni sorta di cose. Quindi cosa succede? Succede che un’associazione come ToroMino, ma potrebbe chiamarsi anche in modo diverso, sarebbe chiamata nei due anni successivi dall'approvazione della legge a formare una grande associazione di tifosi. Lo scopo della norma, per noi, è uno solo: creare dei grandi schieramenti di tifosi, uno per ogni bacino di tifosi, che si chiama ente di partecipazione popolare e che sia rappresentativo della tifoseria. Se passerà la legge, entro i 12 mesi dall'entrata in vigore ToroMio avrà la possibilità di costruire un ente di partecipazione popolare. A quel punto ci sarà una specie di chiamata alle armi: signori se ritenete di poter credere in questa prospettiva, incorniciata adesso anche in un contesto legislativo, si crea un nuovo protagonista del mondo del calcio: l'ente di partecipazione popolare e allora fatene parte. Un ente che dovrà essere molto numeroso, perché la legge prevede che debba essere rappresentativo dei tifosi. Non può essere un'associazione di 200 soci come adesso è ToroMio, deve essere un'associazione, per come è il Torino FC in questo momento, che includa dai 3 ai 5 mila soci che poi è una percentuale delle presenze medie allo stadio. All'inizio c'è un'agevolazione che sarà solo del 10% delle presenze allo stadio, ma arriverà poi al 30% per poter essere rappresentativa.
Allora se l'Italia si costellasse di questi enti si capisce che qualcosa potrebbe cambiare. Una cosa è non ascoltare o non entrare in rapporto con i singoli tifosi che si lamentano, quelli che si lamentano sui social, un’altra cosa è se cominci a essere la metà degli abbonati, tutti gli abbonati. E’ diverso, è normale che sia diverso, ma in questo momento questa realtà non c'è ancora”.
Tornando invece alle questioni di campo, secondo lei cosa servirebbe al Torino attuale, quindi senza Buongiorno, Rodriguez, Djidji e anche Ilic, per mettere Vanoli nella condizione di ottenere risultati che siano non inferiori a quelli che ha ottenuto Juric in tre anni e, magari come tutti sperano, anche superiori?
Purtroppo ce lo dovrebbe dire Vanoli perché bisognerebbe capire come intende mettere in campo il Torino o qual è la sua idea di gioco, appunto come si diceva prima. Se pensiamo a quello che non c'è stato nella stagione passata, bisogna anche fare discorsi tattici, allora è chiaro che sicuramente serve il terzino sinistro che sappia fare il suo.
Preghiamo di recuperare Schuurs almeno al livello di quello che abbiamo visto prima dell’infortunio quando era, secondo me, un giocatore estremamente forte e affidabile, anche se dal punto di vista della marcatura pura Buongiorno lo superava. Però in prospettiva Schuurs è tanta roba. In difesa siamo sguarniti: infatti oltre a Sazonov e Masina c’è Dellavalle della Primavera, spero che giochi e che venga lanciato e io lo metterei a disposizione portandolo a Pinzolo per dargli un'occhiata. Lui potrebbe essere la nostra nuova speranza dal punto di vista della difesa centrale, però un altro centrale lo devi comprare per forza, come fai a non comprarlo?
e va via Ilic, ci vuole un centrocampista, anche due perché rimangono Ricci, Linetty, Tameze e Gineitis, sperando che ieri non si sia fato niente di grave, e se giochi con un centrocampo a cinque in mezzo servono tre titolari e aggiungendo pure nel conto Vlasic comunque non bastano, pensando anche ai sostituti. Magari a centrocampo siamo anche un po’ più coperti rispetto ad altri reparti, però se si riuscisse ancora a innestare un centrocampista di qualità, secondo me, allora sì che il centrocampo sarebbe completo.
Poi bisogna sperare che Ricci esploda e non continui su una media da 6-6,5 com’è stata la sua finora.
E, ovviamente, c’è da fare un discorso riguardo a Vlasic, personalmente sono convinto che possa ri-diventare un giocatore più decisivo con un allenatore diverso da Juric, però bisogna capire quali sono le sue reali condizioni fisiche, l’anno scorso Juric più volte in conferenza stampa ha detto che soffriva di pubalgia e abbiamo visto che questo influiva sul suo rendimento. Quando era arrivato in Italia Vlasic è stato l'unico giocatore che ho visto giocare in partita e che mi ha fatto pensare che fosse un calciatore fatto e finito e infatti mi sono chiesto come l’avessero pescato perché mi sorprendeva che giocasse nel Torino: difendeva la palla in una maniera incredibile, si buttava dentro e si inseriva e segnava. Però poi dopo il Mondiale è stato un altro giocatore.
Poi, come spesso succede in Italia, basta dire che il calcio è fatto per andare in porta. Sono stufo di vedere giocatori che hanno talento, che potrebbero fare delle cose, ma che si capisce lontano un chilometro che sono stati catechizzati a fare la cosa semplice. Non mi fare la giocata perché se perdi la palla ti faccio un mazzo così. Da altre parti invece il giocatore prova a saltare l'uomo, rischia, è chiaro che rischia, ma se faccio la giocata la rischio, è vero … però. Anche Juric da questo punto di vista era votato a: prima non prenderle e così il gioco diventava una noia. La cosa che più dispiace è che alcuni giocatori che avrebbero le qualità per fare delle cose belle e divertenti non le fanno. Perché gli allenatori gli dicono: tu devi giocare così e coprire la posizione, mi raccomando. E noi tifosi ci annoiamo a morte e il giocatore non esprime il meglio di sé, mi sembra che la Nazionale l'abbia fatto abbastanza vedere. Gli altri vanno dentro, spingono, è solo una questione di talento? Sì, ma non solo, è una questione anche di educazione calcistica”.
Servirebbe anche una punta oltre a Zapata, pur tenuto conto che ci sono Sanabria e Pellegri?
“Sì una punta oltre a Zapata. Sono per le cose classiche, abbiamo la punta di peso che ci piace tanto, che fa il suo: Duvan ha fatto quello che ci si aspettava facesse, l'ha fatto, si è impegnato, ma ci vorrebbe una punta veloce, una punta agile, tecnica, in grado di mettere in difficoltà le difese avversarie e di interagire con Zapata in maniera efficace.
Sono rimasto molto deluso quest'anno da Sanabria perché ero convinto, sbagliandomi, che con il 3-5-2 sarebbe riuscito a fare la parte della punta tecnica e a giostrare in un certo modo. Con tutta la stima che ho per il ragazzo, ha dimostrato di non saperlo fare, di avere dei limiti da questo punto di vista, per cui non ha funzionato tanto. Possiamo dire che la coppia Zapata-Sanabria è andata un po' troppo fuori. Peccato perché anche Sanabria è un giocatore che è rimasto lì, non puoi dire che sia scarso, ma se un giocatore non riesce a dare il meglio di sé in tutte le condizioni cosa si deve fare? Devo farti giocare proprio punta unica affinché tu faccia qualche gol in più? No. Per questo dico, ti affianco un altro di medio-bravo livello e così mi farete 25 gol in due. Detto fatto poi però il risultato non è stato questo perché il calcio non è matematica. Mi piacerebbe quindi, visto che è tanto che il Toro non ce l’ha, vedere una punta magari brevilinea, agile, veloce e in grado, con la tecnica, di mettere in crisi gli avversari”.
L'ultima domanda difficile, lasciata proprio alla fine. Non ci sono più Rodriguez e Buongiorno quindi il Torino non ha più il capitano e il suo vice, se avesse la possibilità di affidare lei la fascia da capitano a chi la consegnerebbe?
“E' davvero una domanda difficile, ci sono dei giocatori … c'è un giocatore che dovrebbe essere nato per essere capitano: Ricci, perché incarna la figura del regista, dell'uomo che deve essere la squadra ed è lui che la dovrebbe dirigere. Però è giovane ed è arrivato da poco. Poi abbiamo l’uomo carismatico o comunque quello che ha l'esperienza: Duvan Zapata, ci sta bene la fascia da capitano sul “centravantone” che domina l'area. E poi non so bene, anche uno Schuurs avrebbe delle caratteristiche per farlo. In conclusione, dico che mi piacerebbe vedere in area di rigore la fascia al braccio di Duvan, da un punto di vista emotivo, ma vorrei che il capitano diventasse Ricci. La darei a lui perché è il presente e il futuro della squadra e tecnicamente è quello che incarna il regista. Non c'è nessun altro, non ci sono grandissime alternative, e allora io do la fascia al giocatore che vorrei, questa sarebbe un po' la mia filosofia. E’ quasi un augurio nel momento che te la consegno, non so se te la meriti, ma date le circostanze puoi incarnare questa figura. Provaci, ragazzo!”.