ESCLUSIVA TG - Taibi: “Al Torino manca poco per fare lo step in più. L’uscita di Gemello un gesto di grande generosità nei confronti della squadra”
Fonte: Elena Rossin
Massimo Taibi è stato intervistato in esclusiva da TorinoGranata.it. Taibi attualmente è un dirigente sportivo, ma da calciatore ha difeso la porta granata dal 2005 al 2007 e in precedenza ha giocato nell’Atalanta dal 2001 al 2005. Con lui abbiamo parlato della partita di lunedì sera fra le sue due ex squadre.
Finora forse Torino e Atalanta non hanno fatto in campionato tutto ciò che ci si aspettava, è così?
“Forse sì, potenzialmente potevano fare qualche cosa in più, ma l’Atalanta ha l’Europa League dove sta andando avanti e questo toglie un po’ al campionato a livello di energie e mentale. Il Torino non ha le coppe, ma manca poco per fare quello step in più che spero che prima o poi possa fare”.
L’Atalanta ha 4 punti in più ed è al 7° posto insieme alla Fiorentina, mentre il Torino è 12esimo. Quanto importante è la gara di lunedì sera per queste due squadre?
“Più che per la classifica è importante per il momento perché sono due squadre che possono vincere e affrontare quindi le prossime partite sperando di fare più punti possibili perché i punti che si perdono adesso sono punti che non torneranno più. La partita è importante di per sé e non tanto perché se la vince il Torino si porta a un punto dall’Atalanta oppure se è l’Atalanta a vincere si avvicina a posizioni di più alta classifica, ma serve per dare continuità ai risultati positivi”.
In campionato Atalanta e Torino arrivano da una sconfitta rispettivamente con il Napoli e il Bologna, ma forse per come è maturata quella dei granata i più non se l’aspettavano?
“L’Atalanta ha perso con il Napoli che è una squadra importante che ha vinto lo scudetto e che ha cambiato allenatore e si sa che quando ciò avviene c’è una scossa e Mazzarri molto intelligentemente si è avvicinato molto al credo calcistico di Spalletti cominciando a ridare alla squadra delle certezze e l’Atalanta pur perdendo ha disputato una grande partita e in queste partite con grandi squadre spesso è l’episodio a fare la differenza.
Il Toro con Bologna per me ha fatto un’ottima partita e non ha demeritato assolutamente. Ha subito gol evitabilissimi come succede in ogni partita, però è uscito a testa alta. Sia il Torino sia l’Atalanta sono lì e se la stanno giocando e credo che alla fine raggiungeranno gli obiettivi che si sono prefissati all’inizio”.
A proposito di episodi, da ex portiere come valuta l’uscita di Gemello che è sembrata diciamo fuori luogo?
“Per me Gemello ha fatto un gesto da portiere importante perché si è preso una grande responsabilità che chiaramente con il senno di poi tutti possiamo dire che era meglio restare in porta. Ma il fatto che avesse letto quell’azione come pericolosa e fosse uscito così tanto gli va ascritto come mossa coraggiosa, non dimentichiamo che è stato un rimpallo a fregarlo. Credo che Gemello abbia tutto per diventare un ottimo portiere in Serie A perché ha dimostrato ed è nell’errore che si migliora non solo sulle parate. Quest’errore fatto in una frazione di secondo sulla valutazione è sinonimo che è un portiere che ha voglia di prendersi delle responsabilità e a lungo andare questo episodio gli può essere molto utile perché oggi viene indicato come errore, ma da parte mia è stato un gesto di grande generosità nei confronti della squadra nella lettura di una palla scoperta. Probabilmente se fosse rimasto in porta non subiva gol, ma ripeto quest’errore lo porterà solo a migliorare anche perché ha fato bene anche prima e dopo non si è abbattuto. Non sarà e non può essere un errore di valutazione a pregiudicare la crescita di un ragazzo”.
Il Torino ha difficoltà a segnare, anche se ha attaccanti come Zapata e Sanabria e il giovane Pellegri. Da dirigente come si risolve la situazione? Bisogna tornare sul mercato a gennaio oppure trovare una soluzione interna?
“Bisogna riflettere un attimo e pensare. Sanabria e Zapata sono giocatori forti? Sì. Il Torino gli attaccanti il Toro ce li ha. In questo momento fa pochi gol, ma è un problema collettivo perché non si crea molto per gli attaccanti? E le punte in questo moneto non stanno passando un periodo positivo? Stiamo parlando di due giocatori che prima o poi i gol li faranno quindi si tratta di una questione legata al momento e purtroppo il calcio rispetto alla vita è molto più frenetico e ci sono periodi particolari che possono durare un mese o due e si perdono tanti punti per strada, ma è una situazione che si può invertire perché c’è la materia prima e non si è nella situazione di avere due attaccanti infortunati e uno inadeguato per cui l’unica soluzione è intervenire sul mercato. Gli attaccanti del Toro stanno bene e hanno dimostrato nella loro carriera di riuscire a fare gol per cui ci vuole pazienza e aspettare il momento giusto affinché le cose girino. Gli attaccanti sono così appena si sbloccano non si fermano più”.
Quale può essere il pronostico per Torino-Atalanta?
“Ho giocato quattro anni a Bergamo e due a Torino e sono due piazze che a livello di tifoseria si assomigliano molto e hanno una grande passione per la propria squadra: il cuore Toro è unico e la passione per la Dea è imprescindibile, cose che in qualsiasi altra realtà non si riescono a veder. Io mi sono trovato bene da tutte e due le parti e per non dispiacere a nessuno dico pari, poi se qualcuno dovesse vincere che sia la migliore”.
Parlando di lei, si è conclusa l’avventura alla Reggina e ora aspetta un nuovo progetto?
“Sì, purtroppo la vicenda si è conclusa a fine agosto quando il campionato era già iniziato e tutti pensavamo che non potesse finire in quel modo (il Consiglio di stato ha escluso per inadempimenti finanziari il club in via definitiva dal campionato di Serie B e la FIGC ha imposto lo svincolo dei calciatori tesserati, ndr). Eravamo molto fiduciosi e invece è successo quello che è capitato e un giorno mi spiegheranno, ma adesso è presto. Detto questo, sto girando anche all’estero e vedo partite e giocatori e nel mio ruolo di direttore sportivo è giusto che io mi aggiorni quando si è fermi. Devo anche pensare dove posso migliorarmi perché ho fatto qualche errore come capita nel nostro lavoro. Tutto sommato a Reggio Calabria ho fatto cinque anni bene, però rifletto su quello che ho fatto e soprattutto ciò che è successo con al Reggina mi ha insegnato di pensare un po’ di più a me stesso perché alla fine l’amore per una piazza e per una città a fine aprile e a maggio non mi ha fatto intavolare discorsi con chi magari aveva intenzione di fare due chiacchiere con me perché mi ero fossilizzato che dovevo pensare solo alla Reggina. Adesso aspetto un progetto, in qualsiasi categoria, dove posso rimettermi in gioco con l’esperienza che ho maturato e con quella conoscitiva che sto facendo adesso”.