ESCLUSIVA TG – Tavoletti (mental coach): “I giocatori del Torino Vlasic, Rodriguez e Zapata fanno bene a parlare in pubblico degli obiettivi serve a motivare e non avere alibi”
Fonte: Elena Rossin
Stefano Tavoletti è stato intervistato in esclusiva da TorinoGranata.it. Tavoletti è un mental coach professionista di calciatori di serie A e B, tra cui Nikola Milenkovic, M’Bala Nzola, Lorenzo Venuti, Cristiano Piccini, e di altri atleti come Leonardo Fabbri medaglia d’argento di lancio del peso agli ultimi mondiali di atletica a Budapest. E’ anche consulente di allenatori professionisti e preparatore mentale di squadre di calcio. A Tavoletti è stato chiesto
Quanto è importante stabilire a inizio stagione gli obiettivi da raggiungere per una squadra di calcio?
“Fissare a inizio stagione obiettivi comuni per i quali la squadra dovrà lavorare è basilare, in modo che tutti i componenti del team siano allineati. Ciò non significa che gli obiettivi personali vengano messi da parte, ma è fondamentale che vengano convogliati nell’obiettivo di squadra. Ogni membro della squadra dovrebbe avere ben chiaro il senso dello scopo, avere chiarezza d’intenti su cui impegnarsi. Esistono delle caratteristiche oggettive che determinano una squadra dalla mentalità vincente: obiettivi comuni, senso di appartenenza, coesione, serenità all’interno del team e saper lavorare in gruppo”.
In particolare per il Torino che da due stagioni arriva decimo e che i tifosi vorrebbero vedere giocare le coppe internazionali?
“Capisco i tifosi granata che vorrebbero tornare a giocare in Europa. Da troppi anni fanno fatica ad accontentarsi di un onorevole decimo posto. Va bene le stagioni di rinascita e di assestamento, ma giustamente ora si aspetterebbero altro. Capisco la loro delusione, il loro sconforto e la loro frustrazione anche nel vedere l’altra squadra della città giocare con regolarità in Europa”.
Quale incidenza ha il carattere sul rendimento di un calciatore?
“Io sono di parte … per cui dico più del 50%: il piede calcia la palla, ma è la testa a dirigere il piede. Un calciatore deve essere un atleta a 360 gradi, la sua preparazione deve essere completa, non può fare a meno della parte mentale motivazionale. Una mentalità vincente prevede che il calciatore sappia gestire in modo adeguato le sue emozioni, sia negative sia positive. E’ vincente il calciatore che sa concentrarsi limitando gli innumerevoli fattori di distrazione allo scopo di poter attingere al suo pieno potenziale. Un calciatore è vincente quando riesce a rendersi determinante in situazioni critiche e in ambienti non facili. E’ fondamentale per ogni calciatore riuscire ad acquisire consapevolezza dei propri blocchi, gestire i propri stati emotivi, gestire le pressioni, allenare lo stato di massima concentrazione, affinché non interferiscano con le proprie performace. Oggi capita di dover giocare anche tre partite in una sola settimana e poter allenare anche la propria mente permette d’imparare a gestire le energie, di investire le proprie risorse in modo adeguato e recuperare le forze più velocemente. Per questo sarebbe fondamentale avere in squadra un professionista che si occupi di allenare la mente e di gestire quelle dinamiche più prettamente mentali”.
Quanto influisce su motivazioni e obiettivi avere una squadra con parecchi giocatori giovani e in crescita?
“Avere forti motivazioni e obiettivi congrui e ben definiti dovrebbe influire tantissimo sul rendimento del singolo calciatore, ma non sempre è così. Ho lavorato come mental coach in squadre dove il giovane calciatore non aveva ben chiari sia gli obiettivi, sia gli scopi, sia le motivazioni intrinseche ed estrinseche. La parola motivazione deriva dalla congiunzione di due termini motiv-azioni, ovvero avere dei motivi per agire,per rimanere disciplinati e focalizzati, motivi che purtroppo molto spesso non sono chiari al giovane calciatore”.
Su quali tasti si deve spingere per motivare sia giocatori giovani sia quelli che lo sono meno e che mancano un po' di continuità, ma che hanno un buon o persino ottimo potenziale?
“Sul sogno, sulla visione, sull’immagine di cosa li sta aspettando una volta che avranno raggiunto i loro obiettivi. Soprattutto nei momenti di difficoltà, avere un percorso tracciato verso il traguardo predefinito aiuta il calciatore a rimanere focalizzato sulla meta quindi a farlo ritornare in carreggiata qualora si perda in distrazioni inutili. Ho conosciuto calciatori che nonostante fossero in possesso di importanti risorse e abilità tecniche non riuscivano a dare continuità alle loro performance proprio perché avevano motivi deboli per rimanere disciplinati e focalizzati”.
Juric in conferenza stampa di solito "difende" i suoi calciatori soprattutto nei post partita, ma alle volte li "punzecchia" quando non é del tutto soddisfatto, va bene farlo con chiunque oppure dipende dal carattere dei singoli?
“Ogni calciatore ha una propria chiave di lettura, un proprio carattere, per cui è importante capire, conoscere il carattere del calciatore, c’è il calciatore che ha bisogno di essere “punzecchiato”, chi ha bisogno di un altro tipo di approccio, ecco perché l’allenatore deve essere un po' psicologo. Ogni calciatore ha una propria leva motivazionale, sta all’allenatore trovarla e costruire un importante rapporto empatico. Se Juric, che è un allenatore che stimo molto, “punzecchia” i suoi giocatori, è segno che conosce il modo più consono per approcciarsi a ognuno di loro”.
Il presidente Cairo, in un'intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport, non è stato d'accordo con alcuni suoi importanti calciatori, Vlasic, Rodriguez il capitano e Zapata, che avevano detto pubblicamente in modo alquanto esplicito che quest'anno il Torino punta all'Europa perché ritiene che bisogna tenere un atteggiamento diverso e che gli obbiettivi non si sbandierano, non se ne deve parlare, ma si deve lavorare in silenzio per raggiungerli. Queste affermazioni, legittime, possono però togliere qualche motivazione perché non fissando obiettivi pubblicamente c'è poi il rischio che qualcuno renda meno o che abbia alibi, tanto se non si raggiungono non si può dire che non si è fatto tutto il possibile?
“Sono d’accordo con Vlasic, Rodriguez e Zapata e con lei, non sono d’accordo con Cairo. Io personalmente spingo i miei calciatori affinché rendano pubblici i propri obiettivi. Prendere un impegno pubblico è una ulteriore spinta motivazionale per fare di tutto pur di raggiungerli, perché a nessuno piace “fallire” pubblicamente. Purtroppo sono in pochi a farlo, è invece di routine utilizzare termini vaghi e poco motivanti come speriamo, cercheremo ecc… quindi esporsi il meno possibile, in modo tale da trovare più facilmente scuse e alibi”.
Stefano Tavoletti, mental coach professionista di calciatori di serie A e B, tra cui Nikola Milenkovic, M’Bala Nzola, Lorenzo Venuti, Cristiano Piccini, e di altri atleti come Leonardo Fabbri medaglia d’argento di lancio del peso agli ultimi mondiali di atletica a Budapest. E’ anche consulente di allenatori professionisti e preparatore mentale di squadre di calcio.
Sito web: www.stefanotavoletti.it
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