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ESCLUSIVA - Tommaso Lorenzini (Libero): "Mercato da 6, Cairo osi di più"

di Federico Danesi

Tommaso Lorenzini, uno dei redattori sportivi più esperti del quotidiano 'Libero', ha idee chiare: "Il mercato del Toro? Per me è da 6, anche stiracchiato. Da una parte certamente ha consolidato la base, trattenendo quei giocatori che possono fare la differenza. Come Izzo, come Belotti, come Aina. In fondo è anche rispetto delle idee di Mazzarri che nelle sue squadre costruisce uno zoccolo duro e su quello lavora".

Però, perché c'è sempre un però. Il tuo qual è?

"Mi rifaccio alle parole di Battisti e Mogol. 'Troppo spesso la saggezza è solamente la prudenza più stagnante'. Tradotto nel Toro, sembra più puntare al piccolo cabotaggio che non al salto di qualità".

Un'impressione che hai avuto anche in sede di bilancio del mercato? 

"Alla fine, se andiamo a vedere bene, ha preso due scarti del Milan e del Napoli. Poi per carità, Laxalt e Verdi con Mazzari magari faranno benissimo però è tutto da dimostrare. Sono d'accordo invece a non puntare su uno come Ribery, nome da cassetta, ma non per costruire qualcosa di importante alla sua età".

Urbano Cairo ha ripetuto più volte che questo gruppo era già eccellente. Concordi?

"In parte, perché in Europa c'è andato solo per disgrazie altrui e alla fine della passata stagione era settimo. Cairo come imprenditore è uno che le occasioni è sempre andato a costruirsele, ma nel Toro non sembra così. Sembra che ci siano due versioni: una sfrontata, quella del tycoon che non ha paura di nessuno e sa come muoversi negli affari. E poi quella del Toro, che si accontenta".

Un esempio concreto?

"Penso all'immagine, punto che Cairo per le sue attività ha messo sempre al centro. Il Toro non può più essere solo Superga. Da anni ha rapporti consolidati con un colosso giapponese come primo sponsor sulle sue maglie. Perché non è mai andato a fare un tour estivo da quelle parti? Commisso, pronti via, ha portato la Fiorentina negli Usa. Ora, senza andare ad inseguire modelli come la Juventus, che sarebbe un peccato capitale, c'è molto da lavorare".

Detto dell'aspetto commerciale, dove può crescere ancora il Toro, in campo e fuori?

"In campo dimostrando di non puntare solo ad un paio di scalpi eccellenti a stagione, altrimenti dai l'impressione di una squadra che non lascia impronte. Fuori, lavorando di pù sul marketing. Anche quella del Filadelfia è un'operazione rimasta a metà. L'Udinese ha convinto il Comune a rifarsi lo stadi, lo stesso sta facendo l'Atalanta anche a costo di sacrifici economici. Il Toro quando?"

In chiusura, che stagione ti aspetti?

"Le potenzialità per fare bene ci sono, tutto sta a non diventare come quello che a scuola non si applica mai. Sotto le vere grandi c'è spazio, a patto di essere determinati e sfrontati nel prenderlo".