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Federsupporter, scoperto un nuovo ceppo virale, il portatore “di tifo sano”

di Marina Beccuti

Nella riunione del 9 febbraio in Prefettura è stato siglato un Accordo di Programma tra gli stessi attori che NON hanno rispettato le linee guida che si erano date nell’aprile 2014.

Adesso comprendo perché all’uscita della riunione del “conclave” tenutosi in Prefettura sotto il principio dell’”exit omnia”, tutti sorridevano.

In pratica i Club, peccatori per gravi omissioni, si sono assolti dal non aver adempiuto gli obblighi che la Task Force dell’aprile 2014, costituita presso il Ministero dell’Interno, aveva loro imposto.

Nel settembre del 2015, seguendo sempre le vie istituzionali e nel rispetto dei ruoli, a seguito dell’incontro di presentazione di Federsupporter al nuovo Vice Presidente operativo dell’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive, richiamavo l’attenzione sulle inadempienze da parte delle società sportive nell’applicazione delle “Nuove misure per la sicurezza e la partecipazione alle manifestazioni sportive”, inadempienze che provvedevo a sintetizzare in un prospetto richiamando il timing che avrebbe dovuto essere rispettato per l’avvio della nuova stagione 2014/2015 (!).

Il prospetto, mentre da un lato era chiaramente esplicativo delle inadempienze, dall’altro mostrava con chiarezza che se i Club avessero rispettato le regole,peraltro autoimposte, considerato come le società sportive avessero concorso a definirle quali partecipanti alla Task Force richiamata, il tanto osannato incontro del 9 febbraio avrebbe potuto avere ben altre finalità : verificare quali obblighi e perché non erano stati assolti.

Invece….. abbiamo scoperto che ci sono gli SLO, per ora identificati in una persona e non in una struttura aziendale, che ci sono tifosi sani e non , che le società si scelgono i tifosi con cui dialogare ( e poi, quali e su cosa?), che i tradizionali tifosi delle Curve vanno sostituiti, quasi in una sorta di rottamazione “ antropologica”, senza contributo statale,

Nella accurata Analisi dell’Avv. Rossetti, allegata alla presente, sono approfonditi i temi trattati nel corso dell’incontro ma, soprattutto, le tante, troppe, zone d’ombra che caratterizzano il così detto Accordo di programma.

Il tutto in una scenario mediatico che suscita non poche perplessità leggendo l’entusiasmo con cui, generalmente, viene qualificato il “Patto con i tifosi”.

Peccato che in quel Patto mancassero proprio i Tifosi ( la T maiuscola non è un refuso, ma un omaggio alla dignità).

E concludo, riprendendo una domanda formulata tempo fa da un noto giornalista:” Che altro deve succedere nel calcio ?” per essere considerato ancora credibile, prima che nei famosi tre principi ( lealtà, correttezza, probità) nei comportamenti dei “ signori del calcio” ?

Ma nonostante tutto è solo colpa dei Tifosi.

Il presidente di Federsupporter

Alfredo Parisi

 

 

Roma 10 febbraio 2016

L’incontro in Prefettura sulla fruibilità dello Stadio Olimpico di Roma: bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto ?

(Avv. Massimo Rossetti, Responsabile dell’Area Giuridico-Legale Federsupporter)

Si è svolto ieri, 9 febbraio, l’annunciato incontro, presso la Prefettura di Roma, tra quest’ultima, la Questura di Roma, le Società Lazio e Roma, la Società CONI Servizi, relativamente alla fruibilità dello Stadio Olimpico di Roma, in particolare delle Curve Nord e Sud di tale stadio.

In esito all’incontro è stato diramato un Comunicato ufficiale e sono state diffuse notizie di stampa da cui, in sintesi, si possono desumere i punti che seguono.

 

Tutte le questioni attinenti all’ordine ed alla sicurezza pubblici relative alla fruibilità dello Stadio Olimpico vengono demandate e delegate, in gran parte, agli SLO ( Supporter Liaison Officer), vale a dire ai rappresentanti delle Società Lazio e Roma per i rapporti con i tifosi;

Le Forze dell’ordine, d’ora in poi, provvederanno soltanto alle operazioni di prefiltraggio per l’accesso allo Stadio. All’interno di quest’ultimo e per altri compiti all’esterno, diversi dal prefiltraggio, opereranno unicamente gli steward delle due Società;

Il CASMS ( Comitato per l’Ordine pubblico e la Sicurezza) vigilerà sui comportamenti dei tifosi, vigilando, in specie, sull’osservanza da parte di questi ultimi dell’obbligo di lasciare libere le gradinate, di rimanere seduti nei posti loro assegnati, di non usare artifizi pirotecnici, di non ostendere scritte o striscioni, nonché di non fare cori, offensivi e discriminatori;

E’ stata manifestata l’intenzione di riesaminare, non per la stagione sportiva in corso, bensì , caso mai, per la prossima, l’eventuale rimozione e/o modifica delle barriere divisorie installate nelle Curve Nord e Sud dello Stadio Olimpico.

 

Aggiungasi che, da dichiarazioni rilasciate dal Questore di Roma a margine dell’incontro, così come riportate ed interpretate da articoli di stampa, vi sarebbe la volontà, mediante le nuove misure concordate nell’incontro, di pervenire alla sostituzione degli storici, abituali frequentatori delle due suddette Curve con un pubblico “ nuovo”, con un “ tifo sano”, non ritenendosi, evidentemente, i frequentatori attuali riconducibili ad un “ tifo sano”.

Ciò premesso, come valutare i risultati dell’incontro ?

A me sembra che, in questo caso, al di là di una prevalente “ vulgata” diffusa dalla maggior parte degli organi di informazione che propendono per una valutazione positiva, valga l’alternativa del “ bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto”.

Proverò ad esprimere le mie opinioni al riguardo, quale contributo ad un dibattito che, mi auguro, possa essere non sbrigativo e superficiale

Mi corre l’obbligo, innanzitutto, di sottolineare, in negativo, il fatto che nessuna rappresentanza dei tifosi sia stata invitata a partecipare ad un incontro che li riguardava e li riguarda così da vicino, come, peraltro, già evidenziato nel Comunicato Federsupporter del 9 febbraio scorso.

Una sorta di “ conventio ad excludendum” confermata dalla delega, praticamente in bianco, conferita dalla Prefettura e dalla Questura ai due Club ai fini dell’interlocuzione con i tifosi, anche per tutto ciò, o gran parte di tutto ciò, che attiene agli aspetti relativi all’ordine ed alla sicurezza pubblici dentro e fuori lo Stadio Olimpico.

Si tratta, a mio avviso, di compiti e funzioni pubbliche, per loro natura, non delegabili a soggetti privati, quali sono le società di calcio, con le quali, in ordine a tali compiti e funzioni, si potrebbero verificare anche conflitti di interessi.

Tanto per rimanere su di un piano concreto, non si comprende perché un Ente esponenziale dei diritti e degli interessi collettivi dei tifosi, quale è Feddersupporter, riconosciuta e legittimata come tale, a livello nazionale, dall’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive ( ONMS), così come da Autorità giudiziarie ( TAR del Lazio, Consiglio di Stato, Tribunale di Cremona), sia inibito dal poter direttamente interloquire, a livello locale, con Prefetture e Questure, dovendo, a questo scopo, utilizzare unicamente, come tramite, gli SLO dei Club.

Peraltro, avendo Federsupporter inviato, il 20 novembre scorso una formale richiesta di incontro allo SLO della Lazio, a tutt’oggi, non è stata ancora degnata di una risposta.

Sempre a proposito degli SLO di Lazio e Roma, è appena il caso di rilevare che essi sono stati resi pubblici, ma, evidentemente, non ancora operativi, solo di recente e non, come prevedevano, in maniera cogente per le società, le norme FIGC, sin dall’ottobre 2012.

La stessa FIGC, d’altronde, in circa ben due anni, non è mai intervenuta, al di là di tiepide ed inconcludenti “ raccomandazioni”, per rendere effettivamente rispettato quell’obbligo che, per esserlo, non aveva bisogno di alcun, ulteriore intervento, né interno né esterno, all’ordinamento sportivo calcistico.

La qualcosa conferma, ove pure ve ne fosse ancora bisogno, che le regole si intendono applicabili e si applicano, per lo più, in malam partem, sempre e solo nei confronti dei tifosi.

Circa, poi, il maggiore e più qualitativo impiego degli steward, onde snellire i tempi di accesso allo Stadio da parte dei tifosi, tempi “ biblici” anche a causa delle più severe norme dovute a recenti fenomeni di terrorismo, pur esprimendo una valutazione positiva, devo rimarcare che non si tratta di nulla di nuovo o di non già previsto .

Infatti, alle pagg. 17-19 del Documento, messo a punto nell’aprile 2014 dalla Task Force sulla sicurezza delle manifestazioni sportive, costituita nell’ambito del Ministero dell’Interno, si stabiliva che “ I criteri di formazione, aggiornamento, organizzazione e servizio degli steward devono rispecchiare la normativa di settore e le linee guida attuative varate dall’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive. In preparazione della stagione calcistica 2014/2015- e comunque non oltre il 30 luglio 2014- le società sportive devono presentare in sede di GOS i rispettivi piani per l’intera stagione, comprendenti anche le attività svolte in tema di selezione, formazione ed aggiornamento degli steward. Tale pianificazione deve tenere conto in via prioritaria delle condizioni strutturali dell’impianto…. Entro il 30 luglio 2014 l’Osservatorio predispone apposite linee guida per la formazione degli steward che tengono conto delle best practice presenti a livello nazionale ed internazionale e delle mutate esigenze della gestione della tifoseria, anche alla luce delle innovazioni introdotte con il presente documento”.

Quanto stabilito in materia nell’incontro del 9 febbraio scorso lascia chiaramente intendere come nulla o quasi nulla di tutto ciò sia stato realizzato ( ad oggi, risulta che solamente la Juventus si sia conformata alle prescrizioni di cui al Documento della Task Force , così come si evince dal Bilancio della Società al 30 giugno 2015).

Neppure può costituire una novità il fatto che il CASMS (Comitato per la Sicurezza delle Manifestazioni Sportive , organismo del Ministero dell’Interno) debba vigilare sui comportamenti dei tifosi, in particolare, come è ovvio, sul rispetto delle norme concernenti la sicurezza e l’ordine pubblici.

Cosicchè, dalla riaffermazione di tale obbligo, si potrebbe implicitamente dedurre che tale vigilanza non sia stata scrupolosamente svolta, almeno per quanto riguarda lo Stadio Olimpico di Roma.

Quanto alla manifestata intenzione di riesaminare, non per questa stagione sportiva, bensì, caso mai, per la prossima l’installazione delle barriere divisorie nelle Curve, al di là della buona fede sottesa a tale intenzione, quest’ultima appare come il classico “ spero, promitto e juro che reggono l’infinito futuro” ,prospettando, altresì, l’altrettanto classico dubbio sul se “ sia nato prima l’uovo o la gallina” .

In altri termini, a me pare che ai tifosi si voglia dire “ se vi comporterete bene, si vedrà”, mentre i tifosi, a loro volta, dicono “ se togliete le barriere, ci comporteremo bene”.

Un dilemma dal quale ritengo sia ben difficile uscire , se si pensa che, almeno a tutt’oggi, gli storici ed abituali frequentatori delle Curve dello Stadio Olimpico hanno sostenuto e sostengono che si asterranno dal tornare nelle Curve stesse in presenza delle barriere.

Come si farà, quindi, a valutare l’effettivo, buon comportamento di tali tifosi ? O la volontà di rivedere l’installazione delle barriere è, fin d’ora, destinata a rimanere un mero flatus vocis?

D’altra parte, secondo i risultati di una indagine, definita dal Questore di Roma “psico-sociale”, condotta su un campione di oltre 2.000 questionarisomministrati da esperti in occasione di quattro gare di Lazio e Roma, l’84,6% degli intervistati si sarebbe dichiarato contrario alle barriere, ritenendole ingiuste.

Percentuale, a mio avviso, da considerare per difetto, se si tiene conto dell’esiguità e scarsa significatività numerica del campione intervistato e, soprattutto, non sapendo se, nei tifosi di Curva intervistati, siano stati ricompresi, oppure no, quelli dei Distinti.

Ciò che, però, sempre a mio avviso, lascia maggiormente interdetti è la dichiarata volontà di pervenire ad una sostituzione degli storici ed abituali frequentatori delle Curve con il così detto “ tifo sano” .

Reputo grave, infatti, qualificare, implicitamente e indiscriminatamente, a contrario, come “ tifo non sano” quello delle Curve.

Si introduce così nel nostro ordinamento, al posto del principio di civiltà giuridica della responsabilità personale, quello della responsabilità oggettiva collettiva, non giustificabile neppure sotto il profilo del concorso morale, in senso lato, posto che tale concorso, per concretizzarsi, richiede, pur sempre, un’opera di un consapevole apporto di assistenza ed aiuto e di un consapevole rafforzamento dell’altrui proposito.

Non solo, ma questa differenziazione fra “tifo sano” e “ tifo non sano” lascia chiaramente trasparire una inaccettabile discriminazione di natura socio-culturale .

Inoltre, viene da chiedersi a che cosa serva ancora la tessera del tifoso e quale valore essa ancora abbia, posto che è l’unica attestazione concreta del se un tifoso sia abilitato ad accedere allo stadio, essendo una sorta di “ certificato di buona condotta sportiva” per chi la possiede.

Come può, quindi, inferirsi, in maniera generica e generalizzata, che i frequentatori delle Curve non appartengano ad un “ tifo sano” , se in possesso di quel “ certificato” ?

Come si fa a ritenere, per esempio, i fumogeni vietati, se essi sono stati recentemente giudicati da una decisione del Tribunale di Roma, che ha revocato i Daspo comminati ad alcuni tifosi della Roma, come non pericolosi, al massimo, solo fastidiosi ?

Né vorrei che “ negli insulti allo Stato” fossero da considerarsi incluse le critiche, magari anche quelle rivolte, non allo Stato, ma alle società ed a chi ne detiene la proprietà ed il controllo , volendosi così conculcare fondamentali diritti, costituzionalmente previsti e garantiti, quali quelli della libertà di espressione e di critica.

In contraddizione con la volontà di sostituire nelle Curve l’attuale tifo con il così detto “tifo sano” appare la decisione che i Club debbono studiare misure per evitare la divisione di gruppi di tifosi omogenei riferibili alla così detta “ tifoseria organizzata”, quasi che le barriere non fossero esse, di per se stesse, per l’appunto, finalizzate alla divisione di tale tifoseria.

A proposito di tifoserie, ricordo che, secondo il Documento, pagg. 25-26, della Tak Force “ La figura del Supporter Liaison Officer deve essere scelta tenuto conto di attitudini personali idonee ad intrattenere rapporti costanti e costruttivi con i tifosi e con rappresentanze di essi….La figura dello SLO deve possedere, non solo grandi doti di relazione, ma dimostrare anche profonda conoscenza della società di appartenenza, del panorama dei suoi tifosi e delle logiche del mondo del calcio e, preferibilmente, non dovrebbe svolgere altre funzioni all’interno della società ( ndr nel caso dello SLO della Lazio, quest’ultimo, viceversa, ricopre anche la carica di Segretario Generale della Società)…Ogni società sportiva deve prevedere sul proprio sito web una specifica sezione dedicata allo SLO o, nei casi più rilevanti dal punto di vista numerico ( ndr come nel caso della Lazio e della Roma) alla struttura SLO ( Dipartimento dei tifosi), contenente le iniziative in corso, i servizi disponibili ed i contatti da utilizzare per un dialogo costante con la società”.

Per chi volesse visitare i siti web della Lazio e della Roma non vi troverebbe nulla o quasi nulla in esecuzione dei doveri di cui sopra.

Ma, lo ripeto, evidentemente, i doveri valgono solo in capo ai tifosi.

Un problema particolarmente delicato e cruciale si pone avuto riguardo alle rappresentanze dei tifosi con le quali gli SLO dovrebbero intrattenere un costante dialogo.

Sul punto, già, d’altro canto, da me affrontato in precedenza in altre sedi, mi riservo di soffermarmi nuovamente, in maniera più approfondita e dettagliata, in un mio prossimo scritto, cui rinvio, da pubblicarsi sul nostro sito www.federsupporter.it.

Anticipo soltanto, in questa sede, che è del tutto inconcepibile ed inammissibile che, così come prevede l’attuale regolamentazione della FIGC e così come si desume dall’incontro in oggetto, siano le società a decidere discrezionalmente quali siano le rappresentanze dei tifosi con le quali dialogare, così attribuendosi ad esse un esclusivo potere di accreditamento di tali rappresentanze, prescindendosi totalmente dall’effettività dell’azione svolta da queste ultime in rappresentanza ed a tutela dei diritti e degli interessi collettivi dei rappresentati .

Di conseguenza, non è certo improbabile ed imprevedibile che le società sceglieranno di dialogare con rappresentanti “ di comodo”, una sorta di “ sindacatini gialli” dei tifosi.

Per tornare, infine, alle barriere, secondo quanto dichiarato dal Prefetto, dr. Franco Gabrielli, il giorno della riunione in Prefettura, poco prima di essa, la decisione di installarle non sarebbe stata sua, bensì frutto di una non meglio precisata “ indicazione “proveniente dal Ministero dell’Interno. Ma, allora, mi chiedo e chiedo, da quale organo od organismo sarebbe provenuta quella decisione ?

Laddove, nel rispetto del principio generale di trasparenza che deve informare l’operato della Pubblica Amministrazione, sarebbe stato e sarebbe obbligatorio far conoscere, con precisione, quale organo od organismo della suddetta Amministrazione abbia assunto la decisione di istallare le barriere in questione.

Principio di trasparenza che costituisce uno dei punti cardine della legge n. 241/1990, “Norme sul procedimento amministrativo e sul diritto di accesso ai documenti amministrativi”; principio in base al quale sussiste, tra gli altri, l’obbligo di identificazione del responsabile del procedimento e del provvedimento amministrativo, nonché sussiste il diritto, attribuito a tutti i cittadini ed agli Enti esponenziali, di partecipare all’iter procedimentale e di accedere ai documenti amministrativi.

Obblighi e diritti che, nel caso di specie, risulterebbero essere stati violati, non essendo stato e non essendo consentito ai tifosi interessati e ad un Ente esponenziale, quale Federsupporter, dei loro diritti ed interessi collettivi, sia di partecipare al suddetto iter sia di partecipare alla successiva, odierna fase di riesame della decisione scaturita da quell’iter sia di accedere all’intera documentazione che ha portato a quella decisione.

Diritti che non possono essere mai denegati, per qualsivoglia ragione, qualora, come nella fattispecie, funzionali alla tutela ed all’esercizio di interessi e diritti giuridicamente rilevanti di una categoria di cittadini.

Aggiungasi che l’installazione delle barriere appare in contrasto con quanto previsto, non solo dalla normativa UEFA, ma anche con quanto previsto alla pag. 23 del più volte citato Documento della Task Force, secondo cui “ Ogni società sportiva, d’intesa con il proprietario dell’impianto, si adopera per promuovere in sede di GOS progetti di abbattimento delle barriere, in tutti i settori dello stadio o in parti di esso…..Tali progetti possono riguardare anche i settori ospiti… Diverse modalità di separazione possono essere previste previa presentazione di specifici progetti dell’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive…Potranno, inoltre, essere presentati e sottoposti alla valutazione dell’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive progetti di abbattimento delle barriere tra i vari settori dello stadio.”

Non si comprende, infine, per quale motivo, avendo dichiarato il Prefetto che le barriere non rispondono a ragioni di tutela dell’ordine pubblico ( security),bensì esclusivamente a ragioni di tutela della sicurezza ( safety), al posto delle stesse barriere, non si sia pensato di ricorrere a forme umane di separazione, mediante l’impiego degli steward, ovvero a forme materiali di separazione, non aventi, però, le caratteristiche di barriere.

Avv. Massimo Rossetti


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