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I settanta di Pulici. Mariani: "Che emozione quando Pupi mi aiutò ad indossare la sua maglia per scendere in campo"

di Marina Beccuti

Per un certo periodo è stato il suo erede in maglia granata e oggi TorinoGranata l'ha intervistato per omaggiare i settant'anni di Paolo Pulici, del quale Pedro Mariani ne è stato l'erede in maglia granata per un certo periodo. E l'ex attaccante granata, da Debrecen, in Ungheria, dove vive attualmente, ci ha concesso un ricordo indelebile, che ancora lo emoziona, nonostante siano passati più di quarant'anni.

"Pulici non è stato solo un grande bomber, uno dei dieci attaccanti più forti della storia del calcio italiano, oserei dire, ma è anche un grande uomo, leale, sincero, potrei dire puro, lo era all'epoca ed è rimasto così anche oggi. Ho tanti ricordi di lui, magari non tutti nitidi, ma non potrò mai dimenticare il giorno in cui presi il suo posto in campo. Avevo diciassette anni, pochi anni prima giocavo ancora con le figurine Panini, e mi trovavo invece a sostituire Pulici. C'era Radice in panchina, decise così, a quell'epoca il Toro puntava su di me, che ero uno dei giovani più promettenti d'Italia. Il mitico magazziniere Brunetto portò le maglie e seppi che toccava a me la 11 di Pupi, così aveva deciso il mister. Brunetto mi guardò, senza dire nulla, ma il suo sguardo valeva più di mille discorsi tipo 'sai che maglia indossi vero? Devi onorarla'. E all'epoca un giovane si emozionava ancora. Ma la cosa più bella è stata quando Pulici, con la dolcezza di un padre, me la mise lui addosso. Tutti i compagni si girarono ad osservare la scena. Mi accompagnò nel tunnel che portava sul campo del vecchio Comunale, e anche dalla panchina mi diede tanti suggerimenti, quelli che mi ha sempre dato. Io non feci riferimento a Radice, quel giorno per me il mister era Pupi".

Sicuramente da pelle d'oca questo ricordo.

Mariani ricorda ancora: "Avevo un bel rapporto con tutti, in particolare con Graziani, che era di Subiaco, dunque laziale come me, che sono di Rieti".

Visto che vivi a Debrecen avrai avuto modo di incontrare la squadra granata quando è venuta a giocare i preliminari di Europa League.

"Sì, ho incontrato la squadra, mi hanno anche regalato la maglia. Ho potuto salutare il mio amico Comi, ma anche Bava lo conosco bene. Con Mazzarri avevo anhe giocato insieme".

Del Torino attuale che ne pensi, nonostante non si giochi da tempo...

"Guarda, resto sempre un tifoso del Toro e guai a chi me lo tocca. Però qualche considerazione non del tutto positiva c'è da fare. Il Toro non deve vivacchiare, la sua storia non lo permette. Bisogna mettersi al tavolo e programmare. Il Torino deve avere un centro sportivo suo, va bene questa dirigenza, ma l'organico necessiterebbe di altri personaggi e avere una grande rete di scouting almeno in Europa. Mi stupisce la situazione perchè in fondo Cairo di soldi ne ha messi, ha avuto un ds come Petrachi, che è stato davvero bravo negli anni. Cairo può ancora fare bene, anche perchè i nuovi proprietari di quei club che hanno magari una dirigenza straniera, a volte di calcio capiscono ben poco e questo non è positivo".

Sei d'accordo a finire il campionato oppure è meglio fermarsi qui?

E' difficile stabilire cosa sia giusto o meno da fare. Il campionato andrebbe concluso, perchè non si possono scegliere le squadre a tavolino per andare in A o essere retrocesse in B, chi va in Europa e via di questo passo. Prendiamo il Benevento che praticamente è in A, deve essere promosso (Mariani ha giocato nella squadra campana, lasciando grandi ricordi nella tifoseria, ndr)). Ma c'è ancora il virus che gira e questo può essere pericoloso. Se trovano un giocatore positivo prima di una partita che si fa? Torna tutto daccapo. Non è una decisione facile".

In Ungheria le cose come vanno?

"Meglio che in Italia, i contagiati non sono molti, ci sono delle ristrettezze ma la gente le osserva con dovizia".

Che fa Mariani adesso?

"Sono un consulente sportivo, collaboro con delle Academy della Basilicata alla ricerca di nuovi talenti. Chiunque mi può chiamare per delle consulenze su dei giocatori. In un certo senso Haland l'avevo già scoperto qualche anno fa e consigliato in Italia... State certi a breve verrà a costare trecento milioni..."


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