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Il solito Toro…

di Marina Beccuti
Fonte: Flavio Bacile per TorinoGranata

Evidentemente il calcio è bello perché non esiste un giudizio unico e definitivo, anche in caso di sconfitta, davanti al proprio pubblico e nella giornata in cui lo stadio viene intitolato al Grande Torino. Per Ventura il Toro contro il Sassuolo ha giocato bene per 75 minuti, senza subire un tiro in porta, gol a parte, creando, anche in questo caso gol a parte, una occasione da gol con Martinez.

Se questo basta, allora i granata hanno veramente disputato una buona partita.

Ma il calcio non è solo non subire un tiro dal Sassuolo, il calcio è fatto di tante altre cose, che purtroppo il Torino attuale non riesce a mettere in campo, bastasse recitare uno spartito, ci sarebbero tante buone partite nel campionato italiano, invece, cosi non è.

In realtà Torino-Sassuolo, almeno per i granata è durata solo 45 minuti, i primi, dove si è vista una buona squadra, non straripante per essere precisi, che ha mosso bene il pallone in campo, senza però quell’anima e quella voglia di fare, che ti aspetteresti di vedere. Ancora una volta, giusto per rafforzare una convinzione, che sta diventando una cattiva abitudine, il Toro è durato solo un tempo, primo o secondo che sia, e la partita nella ripresa è stata veramente brutta. Ritmo ridotto al minimo indispensabile, una caterva di passaggi all’indietro, con Padelli che tocca più palloni di un centrocampista, baricentro della squadra sempre troppo basso, un “gioco” stucchevole e prevedibile. Risultato, nella ripresa Toro zero tiri, Sassuolo due gol, con la sensazione forte, che nulla è cambiato, almeno sotto il profilo del gioco.

Ora ragionare su cosa significhi una buona partita, potrebbe essere un discorso lungo e senza fine. È però evidente, che i punti di vista possono essere infiniti, lo stesso Di Francesco mette a nudo non solo il suo modo di intendere il calcio, ma anche quello del suo avversario: “Il Toro ti aspetta ed è bravo a ripartire, i giocatori stanno bassi e cercano di tenere basso il ritmo. Ho chiesto ai miei di non adattarsi al loro ritmo, e siamo stati bravi a cambiarlo e a essere più incisivi".

Poche parole, due concetti di calcio completamente diversi, uno più offensivo, l’altro molto meno.

Vero è, che in Italia, ha sempre vinto lo scudetto la squadra con la migliore difesa, ma è anche vero, che la stessa, aveva il secondo o il terzo miglior attacco del campionato. Questo giusto per sottolineare, che non basta, non subire troppi tiri in porta, ma bisogna anche creare occasioni da gol. Quanto al gioco, meglio lasciare perdere, e parlare d’altro, sicuramente rispetto alla partita giocata a Roma, il passo indietro è stato evidente, rispetto invece a tante altre viste in questo campionato, si può tranquillamente affermare che nulla è cambiato.

Quanto al futuro di Ventura, non so quale siano gli obiettivi di questa società, se siano a lungo termine, il che, il più delle volte significa a tempo indeterminato, oppure a breve termine, ma sarebbe anche un bene specificare quali siano. Difficile dire se Ventura rientra negli obiettivi della società, cosi come, se il gioco, o sarebbe meglio dire “l’intenzione di gioco”, impostato quasi unicamente sul contropiede, che bene ha funzionato, quando a questa squadra non si chiedeva più di tanto, se non una tranquilla salvezza, possa essere quello giusto per una squadra con ambizioni diverse. È anche vero, che per fare una squadra ambiziosa, ci vogliono uomini ambiziosi e capaci, allenatore, giocatori e dirigenti compresi, questo a prescindere dai risultati che si ottengono in campo, che restano pur sempre frutto di programmazione. Nulla s’inventa.

Alla fine potrebbe essere un Toro ambizioso con o senza Ventura, difficile invece il contrario, anche se è giusto ricordare che questa squadra è partita con il giudizio positivo di critica e tifosi, e penso anche con l’avallo del tecnico. Non si può affermare che il Toro sia partito per salvarsi, ma neanche per centrare con sicurezza la zona UEFA, forse si è raccolto meno di quanto si è seminato, o forse, più semplicemente, la squadra ha fatto meno di quanto poteva fare.

Personalmente, più che il futuro di Ventura, penso sia meglio interrogarsi su quale futuro attenda il Toro, senza però dimenticare che si può fare il possibile, volendo, ecco, volendo.


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