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La meraviglia dell'essere granata di Mario Patrignani

di Marina Beccuti

Tifare Toro è lottare per l'ideale granata e contro le sopraffazioni, le ingiustizie, i soprusi del potere e contro l'arroganza dei super ricchi.

Toro è lotta poetica, romantica, spesso anche perdente perchè contro certi poteri a volte DEVI perdere, ma sempre lotta strenua per la difesa dei valori della bandiera granata, la leggendaria bandiera granata.  
La squadra che rappresenta in campo i nostri valori deve dare sempre l'anima e gettare il cuore oltre l'ostacolo, col nostro tipico tremendismo (e sono anni che per avere questo Toro sognavamo un allenatore come Mihajlovic).

Ed è per questo che a volte ci arrabbiamo con qualche giocatore senz'anima, con quell'allenatore che aveva trasformato il Toro in pecora, e qualche volta anche col presidente, quando ha trattato il Toro con freddezza, senza quella passione e quell'amore che avremmo voluto. Quell'amore che dovrà muovere Cairo per il definitivo salto di qualità (caro Urbano, non smetteremo di incalzarti finchè non ci avrai dato un grande TORO. Ne avresti tutte le capacità!).

Ci sentiamo i difensori dei valori granata. E allora noi  sentiamo un grande senso di superiorità morale verso chi segue solo la filosofia del vincere, vincere e basta.

A volte diciamo a qualche amico/nemico: "Avrete anche vinto, ma sempre col solito superaiutone". La risposte è che vincere col superaiutone è ancora più bello, è segno di potenza. Proprio la "seconda squadra" di Torino è l'espressione tipica del potere. E allora capita che per una bomba carta che ha mandato nostri tifosi all'ospedale, abbiano chiesto, e ottenuto,una pena ridicola. E allora capitano nei derbies tantissimi (troppi!) arbitraggi dall'eufemistico "condizionamento psicologico". Allora capita  che una sindaca di Torino, istituendo due domeniche ecologiche, con tanti tifosi appiedati, non ha esitato a fare coincidere le due domeniche quando a giocare in casa era il Toro, non gli altri intoccabili. Allora capita  che il Potere avesse messo a presidente del Toro uno dell'altra sponda, che ha dato loro il 100% di uno stadio, di cui il  50% era per noi.

E allora capita che prima del nostro fallimento non esitassero a dire che Torino era piccola per due squadre e una doveva sparire!

E allora finisco con le frasi virgolettate prese dal libro "Le Vene Granata" di Marco Bonetto (Bradipo libri). 

Gustavo Giagnoni: "Arrivato a Torino capii cose che un tifoso non vorrebbe, non dovrebbe mai capire. Dovevano vincere sempre loro. Gli arbitri, certi poteri più o meno occulti in città... con tutti i suoi tentacoli, la Juve cercava di non farci respirare. E quelli del suo entourage non avevano nemmeno bisogno di essere comandati. Sapevano da soli come muoversi per ingraziarsi la famiglia reale!". 

Allucinante!

E allora come si fa a tifare per l'altra squadra di Torino e non innamorarsi del Toro e dei valori morali che il Toro incarna? C'è un abisso che ci divide da loro.

E io ancora ringrazio col cuore in mano mia mamma per avermi fatto nascere granata!

 

 

Mario Patrignani 
 


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