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Mariani: "A volte una sconfitta fa bene"

di Marina Beccuti

Pietro Mariani, detto Pedro per la sua velocità, è un ex giocatore granata che sa sempre dire belle parole sul Torino e quell'amore profondo che nutre e non dimentica, pur se vive la sua passione da lontano, Rieti, la sua città. Fa le cose in grande Mariani, oltre che occuparsi della bellissima figlia di quasi due anni, la sua terzogenita, ha costruito quattro squadre di scuole calcio giovanili, più alcune affiliazioni. Al punto che viene spontanea una domanda, il suo ex compagno di squadra ai tempi del Venezia, Gianluca Petrachi, ora ds granata, ha chiesto a Cairo di creare una bella rete di osservatori, a Mariani piacerebbe collaborare con il Torino? "Scherziamo? Io al Toro non direi mai di no, farei qualsiasi cosa. Sono diventato uomo al Filadelfia, il Torino è un qualcosa di diverso, unico, rimane sempre dentro di noi". Magari riuscirebbe a trovare altri Cerci, visto che la zona è prolifica di talenti: "Perchè no? Ho qualche bravo giocatore in squadra, anche se bisogna vedere se mantengono le promesse crescendo".

Sulla partita di domenica, sconfitta inaspettata contro il Bologna, Mariani non si dispera: "Ad essere sincero me l'aspettavo, ciclicamente succede che una partita possa andare male. Il Torino arrivava da un periodo importante, per la crescita ci sta ed è un bene perchè aiuta a migliorare qualcosa per ripartire. Bisogna posare i piedi per terra, tutti quanti, questi tre punti si possono recuperare". Magari nel derby? "E' ora che lo vinciamo, penso che questa volta sarà più dura per la Juve, da parte del Toro c'è meno ansia di sudditanza".

Il Torino incontrerà il Verona allenato da un ex ragazzo del Filadelfia e tuo compagno ai tempi della Primavera. Te l'aspettavi un Mandorlini così bravo come allenatore? "Francamente, quando eravamo giocatori, non avrei detto che avrebbe fatto il mister. Invece è stata una rivelazione per come sa preparare bene le partite, dove sa leggere bene le situazioni per cambiare in corsa. Sa farsi rispettare, a volte anche metodi duri. Ha una grande personalità, da duro, che da giocatore non s'intravedeva, in quanto sembrava quasi timido. Me lo ricordo al Torino come un ragazzo silenzioso, taciturno, molto educato. Nel tempo è venuto fuori il suo temperamento, si è adeguato al mondo calcistico e alla vita attuale".

Di Ventura cosa pensi? "L'ho avuto come allenatore ed è grandissimo, ma lo devi seguire attentamente, se non lo fai poi è dura perchè non guarda in faccia a nessuno e con il quale è possibile scontrarsi qualche volta. Il Toro gioca bene e gli manca pure qualche punto, colpa di qualche errore arbitrale e di Padelli, non sempre impeccabile. Però merita un grande applauso Ventura così come il Toro. Per il futuro cercherei ancora maggiore qualità tenendo sempre conto della politica dei giovani ora, per superare la crisi, i giocatori bisogna crescerli in casa".

L'ex attaccante granata ha poi voluto sottolineare che Bianchi lui non l'avrebbe ceduto: "Sì, l'avrei tenuto, nel modulo attuale sarebbe andato ancora meglio. Non so cosa sia successo, Ventura non è quel tipo di mister che io chiamo 'assistenti sociali', lui è aziendalista. Senza dubbio il rapporto si è deteriorato, ma avrei tentato una conciliazione. Fa molta tristezza vederlo al Bologna. Ci sono momenti in cui è necessario ricucire il rapporto e magari... cambiare modulo. Bianchi ha dimostrato di tenere al Toro, ha qualità da torinista".

L'intervista andrà in onda su Radio Beckwith mercoledì 12 febbraio alle 20 e giovedì 13 alle 14. In streaming si può sentire su www.rbe.it


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