Mercuri (Toro Club Asti): “Mi aspetto qualche cosa dal mercato per alzare il livello del Torino e per giocare in Europa”
Fonte: Dall'inviata a Bad Leonfelden Elena Rossin
Giuseppe Mercuri, presidente del Toro Club Asti, è stato intervistato da TorinoGranata.it. Ecco che cosa ha detto sull’attuale squadra allenata da Juric:
Lei è uno dei tifosi che segue sempre il Torino nei ritiri estivi, come vede quest’anno la squadra?
“Il Torino è ancora incompleto perché in Italia il calciomercato chiuderà il 1° settembre quando saranno già state disputate quattro giornate di campionato quindi tutto può ancora succedere. Venerdì, quando c’è stata l’amichevole con l’Eintracht Francoforte, però ho visto continuità rispetto a dove eravamo rimasti al termine del campionato scorso. Nel primo tempo i tedeschi hanno schierato una squadra con delle riserve, ma il Torino ha tenuto testa agli avversari in modo abbastanza tranquillo, mentre nel secondo loro hanno messo in campo un maggior numero di titolari e si è vista un po’ di differenza. La difesa del Torino, secondo me, potrà fare benissimo perché Izzo, Zima e Buongiorno sono tre giocatori di valore e anche il nuovo calciatore Radonjic si è mosso con determinazione e ha una buona tecnica. Chi è subentrato nel secondo tempo, per essere la prima amichevole estiva, l’ho visto bene, ma è chiaro che il mercato dovrà dire qualche cosa in più. Con la rosa attuale affrontare un campionato di Serie A vorrebbe dire che il Torino ha nove-dieci squadre davanti e di conseguenza se mi si pone la domanda se sono soddisfatto dell’attuale Torino risponderei che si potrebbe arrivare di nuovo decimi, ma è evidente che mi aspetto qualche cosa dal mercato per alzare il livello o, per lo meno, per tentare di alzarlo in modo da giocare per un posto in Europa. Sappiamo che squadre ci sono davanti e quale tipo di gap va colmato”.
Il Torino quest’anno si ritrova in attacco senza Belotti e con Sanabria e Pellegri già visti l’anno scorso. Che cosa pensa di questi due giocatori?
“Penso che Pellegri sia ancora ingiudicabile perché l’anno scorso quando è arrivato a metà stagione ha giocato pochissimo. Forse quest’anno troverà più spazio, ma, personalmente, devo ancora capire che tipo di attaccante è, però penso che potrà fare bene perché il modulo che utilizza Juric con una sola punta potrebbe esaltarlo, a patto però che sia supportato nella fase di finalizzazione. Anche con l’Eintracht si sono visti Singo fare delle buone sgroppate così come Radonjic, ma serve che ci siano compagni che arrivino a mettere la punta nella condizione di finalizzare. Pellegri, come Sanabria che ben conosciamo, ha delle buone qualità. Non so se ci sarà spazio per un’eventuale terza punta o che cosa il mercato porterà, però Horvath, che ha segnato il primo gol di questa stagione, potrebbe essere una piacevole sorpresa”.
Per il gioco che vuole sviluppare Juric però mancano i trequartisti, anche se ci sono Verdi, rientrato dal prestito alla Salernitana, e Seck più il nuovo Radonjic, ma l’anno corso c’erano Praet, Brekalo, Pjaca e prima Verdi e poi Seck. E’ preoccupato per la penuria che c’è in un reparto tanto delicato?
“Sì, se tornasse Praet sarebbe la ciliegina sulla torta perché il belga è un giocatore fondamentale per il 3-4-2-1 e per il modo in cui l’allenatore fa giocare le sue squadre. Dennis con le sue caratteristiche è il trequartista che si addice più di tutti, però a quanto sembra adesso c’è una fase di stallo sul mercato e non solo per il Torino bensì in generale per tutte le squadre. Forse c’è persino troppo tempo fino al 1° settembre. Per quel che riguarda i trequartisti indubbiamente mi aspetto qualche cosa e se arrivasse Praet sarebbe l’ideale per un Torino che voglia giocare per l’Europa, perché oggi noi non possiamo aspirare a questo obiettivo poiché, come dicevo, abbiamo almeno nove squadre che ci sono superiori. Poi quest’anno sarà un anno anomalo con il Mondiale fra novembre e dicembre e si dovrà vedere quanto questa pausa influirà sulla ripresa del campionato a gennaio, ma non possiamo saperlo”.
Da tifoso si aspetta un Torino che parta dalla base del decimo posto dell’anno scorso e che scali la classifica fino a un posto utile in Europa, magari in Conference League facendo un passo alla volta? Sarebbe deluso se la squadra non arrivasse a questo traguardo?
“Sì, sarei deluso perché, secondo me, bisogna alzare il livello: è inevitabile. Non si possono sempre disputare campionati dove si lotta per non retrocedere per due anni consecutivi e poi il terzo si arriva decimi. Che lo scorso campionato si sia arrivati decimi va bene, ma adesso che cosa facciamo? Partecipiamo al campionato oppure facciamo qualche cosa di più importante? Dobbiamo ricordarci una cosa fondamentale: i tifosi del Toro sono trent’anni che non vincono niente per l’esattezza dalla Coppa Italia del giugno 1993 e di pazienza ce n’è stata tanta, abbiamo visto il fallimento, retrocessioni quindi u po’ nervosetti lo siamo. E quando un allenatore, come ha detto Juric, dice che vuole provare a giocare per l’Europa significa che c’è l’allenatore giusto, ma c’è una squadra da completare per raggiungere questo obiettivo. Per lo meno proviamoci, poi nessuno ha mai chiesto niente. Se il Toro arriverà ottavo pazienza, ma ce la siamo giocata fino all’ultimo. La cosa brutta è quando il Toro finisce il campionato a febbraio. E’ bello da un certo punto di vista poiché non si ha il patema d’animo di doversi salvare, ma allo stesso tempo è anche brutto perché non si arriverà oltre la parte centrale della classifica. Io vorrei che si alzasse una volta per tutte l’asticella perché ci sono le possibilità per farlo: la squadra con l’Eintracht, anche se ha perso, ha fatto vedere che il discorso prosegue”.
Lukic con la fascia da capitano è l’uomo simbolo di questo Torino oppure lo è qualche altro giocatore?
“Reputavo Mandragora un leader anche in campo e se fosse rimasto al Torino il capitano dopo Belotti poteva essere lui. In questo momento non so come si svilupperà il mercato, però pur essendo sempre stato critico nei confronti di Lukic poiché negli anni non incideva sulla partita, ma finalmente l’anno scorso è stato il migliore, è stato onnipresente per cui si merita lui la fascia così come se la meriterebbe Izzo, che nella difesa a tre è uno dei più forti che ci sono in Italia. Lasciamo stare che l’anno scorso ha giocato poco, ma se Izzo si è allenato da solo al Filadelfia vuole dire che ha una grande voglia e quindi può fare benissimo il capitano perché è anche un ragazzo grintoso e rispecchia quei valori che il Torino ha sempre avuto. In prospettiva futura mi piacerebbe che il capitano fosse Buongiorno perché è dall’età di sei anni che gioca nel Torino e sarebbe una bella cosa che ne diventasse il capitano”.
Juric è un valore aggiunto per il Torino?
“Ho subito capito, già dall’anno scorso, che Juric era l’uomo giusto al posto giusto perché è un allenatore preparato, ha le idee chiare ed è una persona dotata di una grande grinta che esprime anche negli allenamenti. Con lui si è visto subito il Torino cambiare radicalmente. Sono molto orgoglioso anche del suo vice Matteo Paro, mio concittadino di Asti, per me quindi doppio motivo d’orgoglio.
L’anno scorso non sono impazzito per la stagione che ha fatto il Torino, però ho visto la squadra dominare sette-otto partite ed erano anni che non vedevo il Toro giocare così. Lo scorso campionato abbiamo perso con le cosiddette grandi sei partite per uno a zero, mentre prima prendevamo sempre delle batoste e si è vista la mano dell’allenatore perché anche in quelle sconfitte abbiamo tenuto testa a squadre più forti. Nel girone d’andata abbiamo fatto meno punti di quelli che avremmo meritato a causa degli infortuni di giocatori chiave e nel ritorno il tiro è stato corretto e la squadra è cresciuta e abbiamo fatto ottime prestazioni come nella gara con il Sassuolo che è stata un po’ una partita da far vedere nelle scuole calcio per come il Torino in sessanta minuti ha permesso agli avversari di passare la metà campo solo tre volte senza mai arrivare nella nostra area e poi la gara è finita uno a uno senza nessuna parata da parte nostra e abbiamo creato quindici palle gol. In quella partita c’è stato anche un contraccolpo psicologico, come è anche vero che nella sconfitta a La Spezia, dove c’ero, ha detto che il Torino non poteva giocare per l’Europa. Mi sono rassegnato, ma mi sono goduto le bellissime vittorie e non ho visto sconfitte clamorose come in passato per cui è stato un campionato buono dal quale adesso bisogna ripartire. Per andare in Europa bisogna osare, vincere qualche partita in più in trasferta ed essere capaci a finalizzare. Il Torino ha il problema dell’uomo assist, Singo fa delle grandi sgroppate, ma dobbiamo arrivare a concludere e si devono vedere i frutti del lavoro che viene fatto. Anche su Bayeye, che arriva dal Catanzaro, non si può ancora esprimere un giudizio perché deve ancora entrare nei meccanismi, ma c’è tempo seppur manchi meno di un mese all’inizio del campionato. Sono fiducioso, ma è chiaro che mi spetto qualche cosa dal mercato”.