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Policano: "Il Toro deve tornare in A e con Ventura può farcela"

di Elena Rossin
Fonte: Tuttomercatoweb.com

Abbiamo intervistato in esclusiva Roberto Policano, giocatore del Torino dal 1989 al ‘92 soprannominato “Rambo” e attuale osservatore per conto dell’Udinese, e con lui parlato del Torino di Ventura. La squadra di quest’anno è ben attrezzata e se i giocatori daranno tutto ciò che hanno non dovrebbero esserci problemi per la A diretta. Giocare in casa non deve diventare un problema psicologico, i tifosi del Toro sono uno sprone a vincere.

Ci dia un giudizio sul Torino di quest’anno.
“Come sempre all’inizio del campionato il Torino è una delle squadre pretendenti a tornare nella massima serie e questo è d’obbligo, perché è una società che merita il palcoscenico della serie A. La squadra di quest’anno è una buonissima squadra, la cosa più positiva, senza nulla togliere a chi c’era l’anno scorso, è l’allenatore che ha molto carisma ed esperienza. Quindi io credo che alla lunga questo Torino possa dire la sua per tornare finalmente in serie A, perché se lo merita come città, come tifosi e come tutti”.

 

L’obiettivo dei granata è la serie A diretta: raggiungibile o bisognerà passare dai playoff?
“Ci vorrebbe la palla di cristallo per dirlo, ma vista la squadra e le altre pretendenti, ce ne saranno molte che punteranno alla A, come sempre però il Torino è la squadra più attrezzata e che si muove meglio sul mercato, quindi ha i favori del pronostico. Comunque si sa che il campionato è lungo e ci può sempre essere la squadra sorpresa, ma se i giocatori danno in campo quello che sono capaci di dare, credo che non ci saranno problemi”.

 

Vittoria ad Ascoli e poi pareggio casalingo difficoltoso con il Cittadella. Problemi tipici dell’inizio di stagione o difficoltà intrinseche?
“Difficile dirlo, Il Torino l’anno scorso parecchie partite in casa le ha sbagliate e non le ha vinte e forse anche questo ha reso difficile la corsa per andare in serie A. Io spero che non sia un fattore psicologico quello di giocare a Torino davanti ai propri tifosi con una tensione maggiore che non si riesce a sopportare. Io conosco bene la tifoseria granata: non ha mai dato pressione, anzi. Secondo me giocare davanti al proprio pubblico dovrebbe essere uno sprone e una voglia in più per poter vincere la partita. Io mi auguro che Ventura lavori molto sull’aspetto psicologico, perché a questo punto si può parlate solo di aspetto psicologico se in casa non si riescono a fare grandi risultati”.

 

Parliamo un po’ di lei: a differenza di tanti suoi colleghi non ha scelto di allenare, troppi mister in circolazione o altro?
“Da tre anni lavoro per l’Udinese come osservatore, mi trovo molto bene perché è una società che lavora in modo molto serio e dà la possibilità di partecipare al progetto, quindi è una collocazione che mi piace e mi rende soddisfatto e felice. Si lavora bene con la famiglia Pozzo. Decidere di fare o no l’allenatore è una scelta che si fa in base al carattere e anche ad altri fattori esterni alla propria volontà. Io forse caratterialmente non riuscirei ad andare d’accordo con ventidue persone e preferisco fare altre cose. Per fare l’allenatore bisogna essere equilibrati e alle volte passare sopra a tante cose, non è semplice. Visto il mio carattere che in campo è in un modo e fuori completamente all’opposto, come sa chi mi conosce bene, ho fatto una scelta perché secondo me non ho il dna per fare l’allenatore, non riuscendo a passare sopra a determinate cose e forse anche ad entrare in ventidue teste diverse”.


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