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Sensounico, a suon di Toro. Quel gufo con gli occhiali . Sei forte papà-G.Morandi

di Marina Beccuti

Da qualche tempo il nome di  questo splendido animale risulta un po' inflazionato, essendo spesso accostato a chi esprime un'opinione diversa dalla convinzione generale, da chi non si allinea al pensiero uniforme ed uniformato che viene spesso considerato come "la verità".

Ed allora chi scrive "gufo" sia, perché per capire il presente spesso si guarda indietro, al passato neanche troppo lontano, con cui è normale far paragoni. Ma, obiettano molti, il passato é passato e bisogna guardare avanti. Allora invito tutti coloro che parlano "del Grande Torino", del "Toro di Pulici e Graziani", di Gigi Meroni o del Toro di Mondonico, ad astenersi a fare qualsiasi commento o riferimento ai suddetti campioni o a qualsiasi episodio che li veda protagonisti.

Il giocattolo non è rotto, diciamo che abbiamo perso qualche pezzo importante nel montarlo. E' inutile nascondersi dietro ad un dito. Il Toro quest'anno, visto il livello ancor più basso dello scorso anno del campionato italiano ( basti vedere i mercoledì di Champion's o la Lazio che ambisce al terzo posto), avrebbe potuto fare un campionato da incorniciare, da "annale del calcio" se solo non si fosse voluta smembrare la squadra, mozzandola e privandola di chi risultava spesso l'anima della stessa ed era capace di inventarsi una giocata, un goal, dal nulla.

Ed invece, dopo un ottimo mercato, condotto con giusto piglio ed ottima prospettiva e velocità, ecco la caduta classica delle ultime stagioni: la mancata sostituzione dei giocatori con dei "pari livello".

Se si inceppa Quagliarella, tutto diventa difficile. Contro la Lazio, tutt'altro che irresistibile,sarebbe bastato Immobile febbricitante e Cerci "stirato" per portare a casa i tre punti: due goal su punizione, da palla inattiva, e poco altro ( checché ne dicano i commentatori di Sky). Il Toro costruisce bene e non finalizza mai. Il problema è sotto gli occhi di tutti, "gufi" e "depositari dell'assoluta verità". 

Lo stesso Ventura, a cui va dato merito  di riuscire a far quadrare i conti con ciò che ha, sembra aver perso un po' il piglio degli anni passati, dove se c'era una squadra avversaria che giocava a tre punte, lui gliene buttava in campo quattro, quasi a far gara a chi faceva la pipì più lontano: ed era un atteggiamento spregiudicato ma che teneva per forza impegnati gli avversari, costretti a non mollare mai un millimetro per non farsi infilzare. Oggi vediamo un Mister più prudente, che cerca di massimizzare a tutti i costi il risultato, che spesso si chiude e sembra meno spavaldo. Ma quella spavalderia al sottoscritto piaceva... rispetto per tutti, paura di nessuno. Più conservativo e meno determinato nel "volere" i suoi giocatori a tutti i costi, perché se gli chiedevano un risultato, lui voleva il "suo" materiale su cui lavorare. Forse anche solo due anni fa non avrebbe avallato simili operazioni. D'accordo i bilanci, ma in fondo lui è un allenatore e non un commercialista.

Ed allora mi viene da chiedermi il perché Benassi non riposi mai mentre gli altri si contendono le briciole, perché vista la difficoltà dei laziali sulle sortite veloci, in campo metta Amauri (non propriamente un fulmine di guerra) ed in panca ci stia Martinez (acerbo ma veloce ed in grado di creare la superiorità numerica); perché viene considerato un disonore buttare via il pallone in difesa quando poi, cercando di giocare a tutti i costi, fai rischiare le gambe ai tuoi compagni di reparto. Perché gli schemi su punizione devono essere sempre così arzigogolati, con retropassaggi,  movimenti di cinque giocatori...quando basterebbe centrare la porta con 'sto pallone che vola come un Supertele. Insomma, manca la semplicità della giocata, quella che l'anno scorso tutti avevano apprezzato e le squadre avversarie magari maledetto.

Non bastano le rassicurazioni del Presidente che garantisce che a gennaio è pronto ad investire sul mercato: gennaio é lontano ancora, ci sono tante partite ancora da giocare ed affari difficilmente si riescono a fare durante la finestra invernale. L'Europa League sta diventando un alibi un po' per tutti: Ghirardi presidente del Parma che spiattella che sono ultimi per colpa del mancato accesso in Europa, i granata che si dicono stanchi per i doppi impegni. Ricordo che il Toro di Mondonico finì terzo in campionato quando arrivò in finale di Uefa. E' questione di mentalità e di qualità.

Allora vi chiedo una cortesia: cerchiamo di non esser gufi ma nemmeno polli, che mercoledì arriva il Parma: non resuscitiamo anche loro per favore!

Dave dei Sensounico


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