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Società in vendita: o la svolta o la morte

di Elena Rossin

Cairo ha dichiarato di voler vedere il Torino. E’ stufo delle contestazioni e della pressione della piazza che rende difficile gestire la società. E’ disposto a vendere anche a “uno più povero”, come riportato da un’intervista a La Stampa a firma Paolo Brusorio. Questa è la seconda volta che Cairo dice di voler vendere. Sarà vero? Ci saranno degli acquirenti? Domande alle quali solo il tempo darà una risposta. Il vero punto è un altro. Il valore del prossimo proprietario. E per valore non s’intende quello economico, anche se si sa che i soldi non fanno la felicità, ma servono, eccome se servono.

Questo Torino Fc ha un costo decisamente basso: nessuna proprietà immobiliare; pochi giocatori di proprietà e per di più deprezzati; una posizione in classifica mediocre e per giunta in serie B. Trovare un acquirente con queste premesse non sarebbe difficile. Ma trovare un qualsiasi acquirente potrebbe essere la fine del Toro. Non si vuole essere allarmisti o disfattisti, ma semplicemente realisti. Se arrivasse anche solo un altro Cairo – i Ciucariello o simili non vengono, ovviamente, neppure presi in considerazione perché non possono rappresentare un serio ragionamento - si continuerebbe ad andare avanti come negli ultimi anni e più passa il tempo e più si staziona nella mediocrità e più si sprofonda verso il baratro. Se venisse uno speculatore, attirato dalla possibilità di ricostruire il Fila e accaparrarsi lo stadio con annesso Combi e aree limitrofe, si prospetterebbero due scenari. Il primo: qualche investimento iniziale sulla squadra che porterebbe risultati apparentemente positivi, poi soldi solo per l’edificazione del Fila e del centro sportivo con conseguente disinteresse per la squadra e quindi risultati sportivi che tornerebbero ad essere mediocri. Il secondo: concentrazione totale sulla speculazione edilizia e squadra lasciata a languire promettendo che per avere risultati sportivi ci vuole tempo, perché bisogna rimettere, partendo praticamente da zero, in piedi la struttura societaria e la squadra. Entrambi questi scenari finirebbero per rivelarsi deleteri perché non arriverebbero né risultati sportivi né Fila e neppure tutto il resto in quanto risucchiati dagli insuccessi sul campo, che alla fine bloccherebbero anche la speculazione edilizia. Se arrivasse un imprenditore serio e con una discreta disponibilità economica allora sì che ci sarebbe la svolta positiva: budget logicamente suddiviso fra prima squadra, settore giovanile, ricostruzione del Fila e costruzione del centro sportivo.

Al capezzale della squadra è stato richiamato Franco Lerda. A Papadopulo è stato dato il ben servito visto che non è riuscito a dare la scossa alla squadra. Già Lerda era stato esonerato in modo a dir poco inusuale, visto che dopo la sconfitta di Vicenza, avvenuta lunedì sette marzo, pubblicamente il tecnico era stato confermato, in più gli era stato fatto dirigere l’allenamento del martedì pomeriggio e solo dopo nella serata era stato esonerato. A Papadopulo l’esonero è arrivato dopo undici giorni, quasi senza lasciargli il tempo di impostare il lavoro. Sicuramente il tecnico livornese ha pagato la voglia di voler responsabilizzare i giocatori, senza fornire loro protezione e alibi, inoltre il cambio di modulo, la non totale convinzione di Cairo di esonerare Lerda, un feeling che non si è instaurato fra presidente e allenatore ed anche le due sconfitte. Ora a dieci giornate dalla fine torna Lerda, con il compito prima di tutto di scongiurare i playout e cercare in tutti i modi di agguantare i playoff. Auguri di cuore al mister, perché per quanto impegno, entusiasmo e sforzi profonderà dipenderà tutto e solo dai giocatori. Quegli stessi giocatori con i quali magari non sempre è stato in totale sintonia, ma che pubblicamente ha sempre difeso nel modo più totale e assoluto.
 


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