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Stasi (Professore Mauriziano): "Tanta soddisfazione per lo striscione dei tifosi del Toro, la mia squadra del cuore"

di Marina Beccuti

Michele Stasi è il Presidente Associazione Italiana di Fisica Medica e Direttore Struttura Complessa di Fisica sanitaria - AO Ordine Mauriziano di Torino. Ma ha un'altra caratteristica, è tifoso del Toro, che segue con passione sia allo stadio che sui social. Pochi giorni fa i tifosi granata hanno esposto uno striscione di elogio proprio davanti all'ospedale Mauriziano, per ringraziare medici e infermieri per il duro lavoro svolto durante la pandemia. TorinoGranata ha voluto sentire il professore per parlare di calcio, ma dilettandoci anche a chiedere ad un esperto scienziato cosa succederà con questo Coronavirus, anche in virtù di una possibile ripresa del calcio giocato.

E' chiaro che la prima cosa da chiedere ad un professionista sanitario in questo periodo è, dopo avergli fatto tanti applausi causa il periodo, se davvero possiamo tirare un sospiro di sollievo o c'è ancora molto rischio per un ritorno alla pandemia come nella prima fase?

"Buongiorno, prima di tutto a lei e a tutti i tifosi del Toro.

Mi permetta una premessa: da quattro anni sono presidente dell’Associazione Italiana di Fisica Medica, e ho ricevuto in questi anni molte interviste, la maggior parte su riviste di settore, ed è la prima volta che vengo intervistato per un notiziario della mia squadra del cuore. Veramente una sensazione strana ma molto piacevole. La ringrazio molto.

Fatta questa premessa, ritorno sulla sua domanda.

Non sono un virologo e non voglio erigermi a un esperto, come tanti in questo periodo.

Come fisico, e fisico medico, sono esperto di misure, di analisi dei dati e di statistica.

Partendo dall’ospedale in cui lavoro, il Mauriziano, qualche giorno fa abbiamo chiuso un altro reparto Covid, che torna alle sue funzioni originarie, i ricoveri in terapia intensiva stanno diminuendo in tutta Italia, così come i ricoveri ordinari. Quindi onestamente ora è il tempo di iniziare, a tirare un respiro di sollievo.

Sul ritorno in autunno, gli esperti dicono che sia possibile una ripresa dell’epidemia. Ma sono certo che non saremo impreparati.

L’arrivo di COVID-19, a febbraio, è stato uno shock a livello non solo sanitario ma anche sociale e culturale. Ci sono poche cose nel mondo che terrorizzano più di un virus nuovo che si trasmette facilmente da una persona all’altra, che causa una malattia sconosciuta, spesso mortale, per la quale non c’è né una cura né un vaccino. L’arrivo del ciclone di COVID-19 ha creato paura e sgomento non solo tra la popolazione ma anche tra gli esperti. A questo si aggiunga l’enorme sofferenza del sistema sanitario causata dal “sovraccarico ospedaliero” e dalla insufficienza di letti in terapia intensiva. In quel contesto così drammatico ed in situazioni come quella italiana, il “lockdown” era l’unica cosa che si potesse e si dovesse fare. Ma due mesi dopo, con una messe di nuovi dati a disposizione – a livello virologico, immunologico, medico ed epidemiologico – abbiamo il dovere di chiederci se la situazione attuale richieda ancora un tipo di intervento così potenzialmente distruttivo della nostra società. Nel caso di una eventuale seconda ondata di COVID-19, non ci troveremmo più in una situazione di simile ignoranza ed impotenza di fronte al virus ed alla malattia, ed infatti saremmo molto più preparati a gestire la situazione, in un modo tale che un ritorno del virus sarebbe associato con tutta probabilità a livelli minori di morbidità e mortalità".

Lei è tifoso del Toro, come nasce questa passione?

"Guardi sono da sempre tifoso del Toro.

Mio padre, come tanti, è arrivato a Torino, dalla Puglia, e precisamente da Taranto, verso la fine degli anni sessanta per lavorare alla Fiat. E’ arrivato con moglie e due gemelli (io e mio fratello) di neanche due anni. Mio padre tifoso milanista e appassionato di calcio, ci portava (me e il mio gemello) la domenica allo stadio Comunale a vedere le partite, indipendente dalla squadra giocava. Era uno sportivo e gli piaceva il calcio. Avevo poco più di 5 anni (quindi i primi anni settanta). A quel punto, visto che io e mio fratello eravamo identici, abbiamo deciso, almeno di differenziarci dal punto di vista del tifo. Quegli erano gli anni di Giagnoni, di Ferrini, con Pulici giovanissimo, anni in cui il Toro di derby ne vinceva… Così io scelsi il Toro e lui l’altra squadra…è passato quasi mezzo secolo e siamo rimasti fedeli alla scelta iniziale. Abbiamo poi avuto un altro fratello, è anche lui tifa Toro. Vuol dire che sono stato più convincente!".

Cosa ha provato dopo aver visto lo striscione appeso al Mauriziano, dove lei esercita, di ringraziamento e medici e infermieri, da parte dei tifosi granata?

"Grande gioia e orgoglio. L’Azienda Ospedaliera Ordine Mauriziano è un grande e importante ospedale di Torino, efficiente e funzionante ottimamente, con professionisti sanitari, dai direttori delle strutture cliniche agli OSS, bravissimi e preparati. Per me poi è come una seconda famiglia. Sono entrato al Mauriziano, nel 1997 con un concorso per un posto a tempo determinato da dirigente fisico, e qui ho fatto tutta la mia carriera, fino a diventare Direttore della Struttura Complessa di Fisica sanitaria nel 2008.

Inoltre, nel nostro ospedale, c’è una grande e affiatatissima colonia di fratelli granata.

Non appena i tifosi della Maratona hanno appeso lo striscione all’esterno dell’ospedale, mi sono arrivate tantissime foto da colleghi, fratelli granata. Penso che anche il fatto che abbiamo curato Piero Chiambretti, abbia contribuito a far si che i tifosi del Toro abbia identificato il Mauriziano come ospedale simbolo da ringraziare".


Il suo rapporto con lo stadio com'è?

"Sono un abbonato di lunga data, e da un una decina anni, l’abbonamento è doppio perché con me viene anche mio figlio, che si può dire sia cresciuto (quest’anno diventa maggiorenne) a pizza, Toro e un po’ di fisica. Qualche gioia e (tanta) sofferenza come tutti i tifosi del Toro. Ma il Toro, lo sappiamo bene, va oltre il tifo e la passione calcistica…".

Da professionista sanitario e da tifoso pensa che sia giusto riprendere il calcio a breve? E quando si potrà vedere una partita normale, anche con i tifosi sugli spalti?

"Parlo più come tifoso che come esperto: il calcio senza tifosi non ha senso. Sono d’accordo con i tifosi del Toro che hanno esposto lo striscione al Filadelfia e anche con i tifosi spagnoli che lamentavano questo eventualità. Anche Mancini, in una recente intervista (di ieri) non era d’accordo con la ripresa del campionato.

Sarebbe l’occasione per ripensare e riorganizzare il calcio.

Purtroppo temo che il dio denaro e TV avrà la meglio e il campionato riprenderà…ho seri dubbi però che finirà…

Quando torneremo allo stadio a vedere le partite? Spero a settembre…".

Lei, che forse è più scienziato, si è posto qualche domanda su come è stata possibile questa pandemia, soprattutto dopo le tante fake news pervenute?

"Domande tante… Bill Gates qualche anno fa, aveva profetizzato che più delle guerre dovevamo avere paura dei virus. Nella storia di pandemia ce ne sono state tante, e di epidemie da coronavirus avevamo avuto avvisaglie qualche anno fa con la SARS.

I coronavirus sono virus molto comuni, anche il raffreddore lo è. Sars-Cov-2 è un nuovo ceppo di coronavirus che non è stato precedentemente mai identificato nell'uomo.

Come ha detto lei, le ipotesi che circolano in rete sono tante: si va dalle teorie naturali a quelle complottiste, a quelle di errori commessi in laboratorio. Io non credo a nessuna di queste che ritengo fake news.

Sulle origini della pandemia, faccio riferimento ad una pubblicazione recente su Nature, una delle più autorevoli riviste scientifiche che avanza due ipotesi:

- selezione naturale in un animale ospite (pipistrello o pangolino) prima del salto di specie. Il nuovo coronavirus è probabilmente passato dagli animali all’uomo al mercato della carne di Wuhan. 

- selezione naturale nell’uomo dopo il salto di specie. E’ possibile che un coronavirus “antenato” del SARS-CoV-2 si sia introdotto nel genoma umano, adattandosi man mano che si trasmetteva da uomo a uomo mediante eventi di mutazione genetica".

Ci dia qualche consiglio per il futuro, abbiamo bisogno di un po' di ottimismo.

"Continuiamo a rispettare le regole e ad avere uno stato d’animo di sano ottimismo basato sulla conoscenza. Solo la scienza potrà eliminare per sempre questo virus, ed è per questo che dobbiamo credere e investire nella scienza e proteggerla dai suoi tanti nemici.

Noi tutti, come persone e come società, abbiamo non solo il bisogno ma anche il preciso DOVERE DI TORNARE A FARE UNA VITA ASSOLUTAMENTE NORMALE, mantenendo ovviamente quelle buone abitudini di igiene personale che, grazie al virus, abbiamo finalmente imparato. In modo da poter tornare allo stadio, ad arrabbiarci, ad esultare e a gridare finalmente e di nuovo Forza Toro!".


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