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Beretta: "A Torino ho scoperto la passione per una maglia"

di Marina Beccuti

Mario Beretta è rimasto appena un mese al Torino, ma qualcosa di quell'avventura, finita male, gli è rimasto dentro, come racconta a Bresciaoggi, parlando di se stesso a trecentosessanta gradi. Ovunque è andato, e Beretta è uno che ha girato tanto per la penisola italiana, s'è portato dietro qualcosa. "Da Terni (2002-04) sono rientrato col secondo figlio, Nicolò. Da Verona col profumo dell'Amarone, da Parma con la dolcezza del culatello, da Siena col Palio e la piazza del Campo, da Lecce col barocco e il colore del mare. A Torino sono rimasto poco, ma è bastato per comprendere la passione legata a una tragedia come Superga e a una maglia".

Nella sua lunga carriera ha allenato anche giocatori che poi sono diventati famosi e importanti: "Le scelte non sono mai facili. Dal Lumezzane, dove ho fatto debuttare Cassetti, prenderei Belleri. Dai tre anni trascorsi a Varese vorrei Balzaretti, Mandelli e Gorini. Dalla Ternana Ezio Brevi, Borgobello e Jimenez; dal Chievo Pellissier; dal Parma Bonera; dalle due stagioni di Siena Locatelli e Portanova; da Lecce Giacomazzi e Tiribocchi; dal Torino il portiere Sereni". Quest'ultimo l'ha ritrovato adesso al Brescia.


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