Gianluca Sordo: "Non mi aspettavo un Toro così in Europa"
Tra i pilastri del Toro che nel 1991/92 sfiorò la vittoria della Coppa UEFA,il 45enne Gianluca Sordo, intervistato da Calciomercato.com, ha così parlato del cammino europeo del Toro fino a questo momento, rinverdendo i fasti della propria esperienza granata: "Al Toro nelle giovanili vincevamo trofei a iosa; eravamo il settore migliore d'Italia, non lo dico io bensì è cosa nota; crebbi con grandi campioni e grandi maestri. Ero molto legato a Gigi Lentini, certo, eravamo molto amici, saremmo poi andati insieme al Milan. Lui però era la stella, io solo un gregario.
Quella traversa con l'Ajax la sento ancora vibrare. Non nego di averla sognata più volte, la notte. Il problema fu che colpii la palla troppo bene: non la beccavo quasi mai, in maniera così perfetta! (ride, ndr). L'avessi presa un po' più sporca, un po' meno forte, sarebbe finita dentro. E sarebbe finita pure la partita, visto che era agli sgoccioli. E invece...come disse mister Mondonico a fine gara, è la storia del Toro ad essere così, non c'è niente da fare.
Onestamente non mi aspettavo che il Toro andasse così avanti in Europa League, mi ha stupito, e mi ha fatto molto piacere, visto l'affetto che continuo a provare per quei colori. Credo di potermi permettere di dire che quella era più attrezzata tecnicamente. Questo non va a demerito di chi sta giocando oggi, anzi semmai al contrario! Ma è un fatto che ci fossero giocatori che oggi è difficile trovare non solo nel Toro, ma proprio in Italia, e penso a Scifo, a Martin Vazquez, a Casagrande, Fusi, Policano, lo stesso Gigi Lentini, tutti, dovrei nominarli tutti.
Accettare il Milan fu una scelta dolorosa e combattuta. Chiaramente i rimpianti negli anni si accumulano, ma nemmeno con il tempo è sempre chiaro capire se si è sbagliato o se non poteva andare diversamente da com'è andata, o se magari poteva andare peggio. Di certo io non biasimo Cerci e Immobile, davanti a certe offerte è umanamente difficile dire di no. E non è solo questione di uno stipendio triplo rispetto a quel che credevi, è che hai la possibilità di giocare per vincere dei trofei, in stadi e centri sportivi grandi e belli, con i riflettori addosso. Poi sta a te esserne all'altezza. E magari non ci si riesce. Però non si può rifiutare di provarci, mi sento di dirlo, tanto per me e noi quanto per i ragazzi di oggi".