L'autodifesa di Fontana
Jimmy Fontana non ci sta e a dispetto della squalifica di tre anni e sei mesi che gli è stata inflitta per un suo presunto coinvolgimento nel calcio scommesse, sta tentando la strada dell'autodifesa per cercare di convincere i magistrati a rivedere la condanna, nata su delle presunzioni del pentito Gervasoni, che avrebbe indicato l'ex portiere granata tra coloro che avevano scommesso solo perchè il portiere per forza doveva essere d'accordo, ma senza basi concrete. Diciamo un tiro mancino per Fontana, il quale stamattina è intervenuto presso la Commissione d'Appello di Roma, dibattito che si è svolto presso l'Ostello della Gioventù. Queste la parole di Jimmy Fontana come ha riportato il sito Sporteconomy.it: "Mi considero una persona seria, sarete voi a giudicarmi se sono una persona seria e ritengo il processo sportivo una realtà seria, non l'ho mai sottovalutato ed ho sempre accettato le regole. Ed è per questo che a convocazione della procura mi sono presentato alla data e all'ora indicata, ho partecipato a tutto il processo e ho letto tutte le carte. Mi sono posto un'unica domanda: perché una persona che non mi conosce e io non conosco neanche sotto un ombrellone in spiaggia fa il mio nome? Ho sentito dire dall'illustrissimo Sig. procuratore Palazzi che il motivo della autoaccusa e della mancanza di astio sia sufficiente della prova. Io do la mia lettura: sono un portiere...di riserva spesso ma sono un portiere. Pago il prezzo per il ruolo che amo? Aggiungo ancora altre 2 cose: ho famiglia e non avrei mai messo i miei figli nella realtà che oggi stanno vivendo, per la prima volta nella mia carriera, dopo tante circostanze nelle quali ho vissuto la scadenza e la precarietà del contratto avevo toccato il cielo con un dito: un rinnovo di 5 anni, molto ben e puntualmente remunerato e la possibilità di un futuro dirigenziale in una realtà come quella di Novara.Questa è l'unica realtà dei fatti...ma non è per sentito dire...".