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L'ex granata Amoruso si racconta alla Gazzetta

di Raffaella Bon

Zitto zitto, lui fa quello che ha sempre fatto, in giro per l’Italia: gol. Nicola Amoruso ha un picco­lo- grande record: ha segnato in serie A con 11 maglie diverse. Da Nord a Sud, e non si è stancato. Mercoledì l’ultima gemma: «Gui­dolin mi aveva chiesto: 'Te la sen­ti di battere i rigori?'. Gli ho rispo­sto: 'Certo, li ho sempre tirati'». Nick il vagabondo è arrivato a Par­ma, e lì si vuole stabilire: «Mi pia­ce tutto: la città, il centro sporti­vo, l’aria che si respira. Ho trova­to casa in centro, presto farò il tra­sloco e mi sistemo. Qui c’è un am­biente pazzesco, una società mol­to organizzata, giovani interes­santi. È bello anche andare agli al­lenamenti. Appena si può ci tro­viamo tutti insieme. Non è norma­le trovare queste qualità in un gruppo».

Cosa vi ha detto Guidolin all’in­tervallo di Lazio-Parma?

«Eravamo seduti sulle panche. Lui era molto scosso, ci ha chiesto di far pareggiare la Lazio. Un po’ increduli, ci siamo guardati, non capivamo. Ma nessuno di noi, e nemmeno la Lazio, si era accorto che c’era Baronio a terra. Tutti hanno continuato a giocare. Gui­dolin ha fiducia in noi e ha credu­to alla nostra versione. Poi ha rivi­sto anche le immagini. Però ho ca­pito quanto sia grande la sua sen­sibilità. Tutti sono stati leali».

La scorsa stagione non è sta­ta felice, tra Torino e Siena.

«A Torino, dopo un buon inizio, i risultati non arrivavano. A genna­io, ho cambiato aria. Siena per me rimane un grande punto inter­rogativo perché in 5 mesi non mi è mai stata data la possibilità di giocare. Non capisco allora per­ché mi hanno preso, non hanno avuto modo di giudicarmi».

Ci racconta il primo gol in A?

«Me lo ricordo perfettamente, era Sampdoria-Udinese. Entro al po­sto di Gullit, la Samp era una squa­dra fortissima. Assist di Lombar­do e io in scivolata la butto den­tro. Mi metto a correre per tutto Marassi, che è splendido, con tut­ti i tifosi vicini».

E il più bello?

«Uno dei più belli e più importan­ti è quello di Reggina-Roma 1­0 sotto la pioggia nell’ottobre 2006: ha dato il via alla nostra ri­monta per quella salvezza incredi­bile dopo la penalizzazione. A Reggio ho lasciato il cuore».

Il gol più clamoroso che ha sba­gliato?

«Devo pensarci. La sensazione di non averci dormito su la notte ce l’ho, ma evidentemente ne ho sba­gliati così tanti... Non ne ricordo uno in particolare, ma mi sa che i tifosi li ricordano bene».

La maglia più pesante che ha indossato?

«Forse quella della Juve, soprat­tutto perché ero molto giovane. Era importante e volevo sem­pre fare bella figura. Ho gio­cato la Champions e sono stati anni vincenti. Poi an­che la maglia del Napoli, perché la piazza è molto esigente: quella non è stata una stagione for­tunata, ma la ricor­do con piacere. Tra l’altro a Napoli ho trova­to mia moglie, quindi ci torno appena posso. Ma maglie leggere in serie A non ce ne sono, è sempre diffi­cile ».

Si nasce per far gol oppu­re ci si allena per farlo?

«Credo che ci sia un’attitudi­ne, un istinto naturale. Poi puoi migliorare, certo, l’alle­namento è importante. Ma goleador si nasce».

Il Parma può arrivare a qual­cosina in più della salvezza?

«Siamo partiti davvero bene, ma conosco le insidie della serie A e so che andando avanti diventa tut­to più difficile, perché tutte le squadre trovano il loro equilibrio e per noi sarà più dura. Dobbiamo pensare solo alla salvezza dome­nica per domenica, a cominciare dal Cagliari».
 


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