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Rosina, lo zar di Russia: "Il problema del Toro è l'organizzazione"

di Giulia Borletto

Gli stranieri ci invidiano il nostro "bel Paese", ma non tutti gli italiani hanno nostalgia di casa. Uno dei più importanti ex del Torino è emigrato addirittura a migliaia di chilometri e dopo aver conquistato la Coppa di Russia con lo Zenit di Spalletti, con due giornate di anticipo, si dice assolutamente deciso a non tornare in Italia in un futuro. Alessandro Rosina ha lasciato il Piemonte e i colori granata in maniera non troppo serena. E' stato il simbolo del primo Torino targato Cairo, Torino che ha salutato nel 2009, quando la squadra è scesa in Serie B. Lui comuqnue non prova rancore verso la società, soprattutto visto i risultati che nella città russa sta ottenendo. "Nessuno ha tradito nessuno a Torino: fino all’ultimo istante, Cairo non voleva vendermi" spiega in un'intervista al Leggo. "Poi è stato deciso diversamente. Sento ancora Bianchi, gli altri sono andati via tutti. Cosa mi dice? Che del Toro è contento, ma non nasconde che a volte si fa fatica a lavorare in un ambiente che non ti permette di dare il cento per cento. Qual è il problema? Secondo me, l’organizzazione. Cairo ha fatto errori e investimenti sbagliati, ma li ha riconosciuti. E ai tempi ha speso parecchio. Ora però il vento è cambiato, il budget è inferiore. Visto da fuori, non mi sembra un Torino da serie A: ci sono squadre più attrezzate. Io gliela auguro, ma la promozione diretta sarebbe un miracolo".

Come detto all'inizio, l'ex bomber granata sta bene dove sta. Non gli manca niente del calcio nostrano, troppo: "isterico" come spiega lui stesso. "Questo è forse meno cervellotico, ma altrettanto duro. E presto le squadre russe vinceranno anche nelle competizioni internazionali". Con lo Zenit ha un contratto fino al 2013, ma spera in un rinnovo: accetterebbe di rimanere in Russia a vita. "A San Pietroburgo sto da re, con i compagni i rapporti sono ottimi anche fuori dal campo, il tifo mi apprezza. L’unico desiderio, ripeto, è quello di giocare di più. Se questo accadrà, non farei fatica a restare in Russia a vita. A differenza di altri colleghi, per me l’esperienza all’estero è la migliore della mia vita". Ma sarà poi la verità?


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