Lyanco in uscita, affare (quasi) fatto. Un ottimo affare
Sulla dirigenza granata, di questi tempi, piovono critiche, pesanti e in rapida successione. I colpi che esaltino la folla latitano; Sirigu e Nkoulou, per la stragrande maggioranza dei tifosi, non sono stati sostituiti a dovere; ci si limiterebbe, opinione ragionevolmente a diffusa, a raccogliere gli scarti degli altri club, talora nemmeno delle big. Quando però un'operazione, ancorché in uscita, va oltre le più rosee aspettative, è bene sottolinearlo.
Sarebbe infatti assurdo, o quanto meno poco avveduto, contestare ai vertici di casa Toro le circostanze della cessione di Lyanco. Ammesso che quelle che sembrano notizie certe si rivelino effettive, i sette milioni di euro che il Southampton è pronto a versare nelle casse di via Arcivescovado per il ventiquattrenne serbo-brasiliano, acquistato dal Toro nell'estate del 2017, dal San Paolo, per la medesima cifra, sono un tesoretto notevole, in tempi di proverbiali vacche magre come quelli attuali. Notevole specialmente pensando al rendimento quasi sempre deludente, ahinoi, del difensore centrale classe '97, salvo alcuni sprazzi qua e là, visti peraltro soprattutto lungo la sua permanenza in prestito al Bologna, alla corte di quel Sinisa Mihajlovic che lo aveva voluto a Torino quattro anni fa, lungo la seconda metà del 2018/19.
Le chance di dimostrarsi all'altezza, a Lyanco, non sono mancate. Difesa a tre, difesa a quattro, da centrale più simile a un vecchio libero, libero (no pun intended) di impostare e di salire - palla al piede e non, - da marcatore con licenza di sganciarsi e di lavorare in sinergia con mediani ed esterni. Tante, troppe amnesie, e un'efficacia sul fronte offensivo troppo saltuaria per poter fare da degno contraltare. Sette milioni per il giocatore visto lungo l'ultimo quadriennio, oggettivamente, sono una cifra assai pingue. E, se effettivamente l'operazione sarà di questa entità, la dirigenza grananta, almeno in questo caso, sarà senza dubbio degna di elogio.