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Radu-Inter, divorzio (quasi) certo. Papabile per il Toro, anche in caso di B

di Claudio Colla

Zero minuti in campo, Coppa Italia inclusa; al di là della presenza, davanti a lui, del sempiterno e inossidabile Samir Handanovic, il trattamento riservato da Antonio Conte a Ionut Radu, dopo l'anno e mezzo di buon livello tra i pali del Genoa (interrotto dall'improduttivo prestito semestrale al Parma), odora di bocciatura, da miglia e miglia di proverbiale distanza.

Tornato alla base Inter con i gradi di possibile erede, quanto meno in pectore, del portierone sloveno, Radu, ventiquattro anni da compiere il prossimo 28 maggio, avrebbe già chiesto una nuova cessione, con finestra su un trasferimento a titolo definitivo; a meno di una chance da titolare, che, numeri alla mano, appare del tutto improbabile, per usare un eufemismo. Anche perché i vertici neroazzurri, un erede per Handanovic, lo stanno cercando eccome: da Musso a Cragno, dal portoghese Rui Silva al turco Cakir, passando per le ipotesi Meret, Gollini, Audero, e per il sogno proibito Oblak. 

Contratto valido fino al giugno 2024 con i giganti meneghini, è plausibile pensare che l'estremo difensore romeno, a differenza del parmense Sepe - che resta l'obiettivo principe per il Toro - e del beneventano Montipò, possa accettare anche una destinazione cadetta, per potersi rilanciare, dopo un anno e mezzo di totale anonimato. Un nome dunque papabile, persino nel malaugurato caso in cui la Nera Mietitrice della retrocessione avvolga nel suo manto la compagine granata.


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