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Scopriamo Lucas Boyè, ultimo colpo della società granata

di Alex Bembi
Fonte: Scheda di Fabio Brizio

Lucas Boyè, detto "El tanque" o "El toro" è uno dei tanti ragazzi usciti  negli ultimi anni da quella immensa fucina di talenti che è la cantera del River Plate.
Nato il 28 febbraio del 1996,  comincia appena quattordicenne la sua avventura  nel mondo del pallone con la maglia dei Millionarios, in principio giocando da esterno offensivo, poi in coppia con Sebastian Driussi, forma  un validissimo tandem d'attacco che consente al River di vincere nel 2013 il campionato mondiale per club di categoria, e  nel contempo di mettere in mostra i suoi nuovi gemelli del gol.

L'anno successivo arriva la chiamata in prima squadra: Ramon Diaz  crede nella qualità del ragazzo, che all'epoca ha appena 16 anni, e lo convoca per la prima volta con i grandi spostandolo al centro dell'attacco dopo averlo fatto irrobustire.
Il suo successore, Marcelo Gallardo,  lo mantiene in pianta stabile nella rosa come prima alternativa agli esperti Cavenaghi e Teofilo Gutierrez.
Come il suo gemello Driussi, Boyè fatica ad imporsi e non regge in pieno alle pressioni della calda piazza biancorossa: nonostante tanto lavoro,  sacrificio, belle giocate ed un paio di gol di buona fattura l'annata nel complesso è piuttosto deludente. 
Per rilanciarsi opta per un passaggio ai Newell's Old Boys di Rosario, da poco orfani di Ezequiel Ponce, un altro giovanissimo "tanque" passato in estate alla Roma.
Anche in questa prima parte di stagione i risultati almeno dal punto di vista realizzativo non sono stati ad altezza delle aspettative: un gol soltanto, anche se di ottima fattura, un "cabezazo" al Ciudad de la plata contro l'Estudiantes, salutato come una vera e propria liberazione.
Forse è proprio questo il reale problema del ragazzo, e cioè non soltanto lo scarso feeling con il gol ma le difficoltà ad arrivare a concludere da posizione felice.
È sicuramente un elemento con una discreta tecnica di base,  molto dotato fisicamente pur non essendo un corazziere (1,80 per 80 kg), che lavora moltissimo sia per la squadra che per il compagno di reparto, ma che ha un rapporto con la rete ancora tutto da costruire.
Un generoso insomma, che non lesina fatica in campo e non ha paura anche del contatto fisico,  che nelle ultime due stagioni si è un po' perso per strada e che necessita di ritrovarsi.
È assolutamente ovvio che i vent'anni giochino tutti a suo favore, così come è altrettanto plausibile che l'impatto con il campionato italiano possa all'inizio creargli qualche problema.
In prospettiva il giocare a così alti livelli dovrebbe nel contempo aiutarlo a migliorare, colmando quelle che allo stato attuale sono lacune  di non trascurabile entità per uno che di mestiere fa l'attaccante.
L'investimento posto in atto dal Torino può considerarsi sicuramente come apprezzabile, soprattutto calcolando il rischio rapportato alla cifra relativamente modesta elargita dal club granata.
La speranza è che Boyè possa maturare prima di tutto come uomo, costruendosi "spalle larghe" nella più ampia accezione del temine, per diventare grande con la maglia del Toro...in tutti i sensi.


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