Sirigu-Toro, addio più che plausibile. Si affastellano le ipotesi
Convintosi di poter lottare ad alti livelli tra i pali del Toro, sulla scia di quanto di buono fatto da Mazzarri e dal collettivo granata nella passata stagione, Salvatore Sirigu ha fornito alla squadra, lungo la stagione in corso, un livello di rendimento tra l'ottimo e l'eccellente. Compiuti 33 anni lo scorso 12 gennaio, l'attuale "Numero Dodici" azzurro - o forse "Numero Uno e Mezzo", se Mancini gli garantirà almeno parte della fiducia che finora si è meritato, - abituatosi bene, dal punto di vista dei palcoscenici internazionali, durante la lunga permanenza tra le file del Paris Saint-Germain, si sarà ora ritrovato a constatare che con questo Toro, per il momento, l'Europa calcistica, nel migliore dei casi, la si vede in TV. Plausibile, ragionevole, legittimo, che Valterino, pronto in ogni caso, dopo aver auspicabilmente quanto meno conseguito la salvezza, ormai divenuta un vero e proprio obiettivo, in granata, a cimentarsi con la kermesse di Euro 2020. Vetrina che, al netto del dualismo col milanista Donnarumma, potrebbe consentirgli ulteriore spazio per trovare un acquirente in grado di soddisfare, oltre alle sue esigenze tecniche, la richiesta economica granata.
Considerata l'anagrafe, Sirigu si ritrova infatti di fronte alla prospettiva di un ultimo ciclo di medio-lungo termine in cui giocarsi posizioni di rilievo e trofei. Ed è proprio lo stesso Milan, ove si consumasse l'addio, ormai preannunciato da un biennio, al succitato Donnarumma, la principale candidata ad assicurarsene le prestazioni. Il portiere granata piace a Boban, Maldini, e Massara: l'eventuale trattativa si svilupperà, in ogni caso, al netto di quelle che saranno le scelte societarie, tra la spinta della dirigenza "di casa" verso lo spagnolo Marcelino (senza trascurare un tentativo per il ritorno di Allegri, al momento però improbabile nei fatti), e la volontà dell'amministratore delegato Gazidis, deus ex machina nella volontà dei vertici del club meneghino, di puntare sul tedesco Ralf Rangnick.
Per quanto riguarda le altre big nostrane, le potenziali concorrenti in direzione di Sirigu appaiono, ora come ora, Napoli e Lazio. Tra i partenopei non hanno entusiasmato né Ospina né Meret, Sirigu potrebbe rappresentare un profilo da affiancare a quest'ultimo, ove i vertici azzurri volessero ancora puntare su di lui; per i capitolini Strakosha è al momento inamovibile, ma per l'albanese si fa un gran parlare di Tottenham. Confermatissimi Gollini all'Atalanta (big per effettiva presenza nei quartieri alti) e Dragowski alla Fiorentina (che big lo è, per ora, solo per capacità di spesa), difficile prendere in considerazione come fronti di trattativa Juve e Inter, attenti a profili i primi di maggior respiro internazionale, i secondi nettamente più giovani. C'è poi la Roma, che ci aveva provato l'estate scorsa, e quella prima ancora: in linea di massima, al di là di qualche scivolone qua e là (uno dei quali però nell'ultimo derby), Pau Lopez si è finora rivelato estremo difensore piuttosto solido, e, anche in virtù di un quinquennale siglato soltanto la scorsa estate, dovrebbe veleggiare verso la conferma, salvo disastri in termini di rendimento individuale da qui al termine della stagione. Senza dimenticare le potenziali ipotesi da oltre confine, tra cui Arsenal, Lipsia, Getafe, Siviglia, Valencia: tanti i club, alcuni dei quali non pienamente soddisfatti dei propri attuali interpreti, che, in vista degli impegni su tre fronti della prima stagione calcistica interamente collocata nel nuovo decennio, potrebbero volersi dotare di un portiere di primo piano. Specie di uno che, considerato lo status di "semi-titolare" di una nazionale di rango, sia accessibile dal punto di vista finanziario: il Toro, a malincuore, potrebbe realisticamente "accontentarsi", tutto considerato, di una cifra intorno ai 18 milioni di euro, mentre l'attuale ingaggio di Sirigu si attesta sul milione e 700 mila euro annui.