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Toro-Belotti, occhio agli Spurs: se a febbraio le cose vanno male male...

di Claudio Colla

Lui continua a segnare, ma non si può certo dire che, nel corso dell'ultimo anno solare, la squadra sia riuscito a seguirlo adeguatamente. Andrea Belotti, da centravanti del Toro alla sesta stagione in granata, quarta da capitano, ha battezzato il primo, disgraziato campionato del nuovo decennio, con una doppietta inferta all'Atalanta: bella, sì, ma inutile ai fini del risultato. Il mercato condotto da Davide Vagnati ha lasciato più di qualche alone di dubbio sulle effettive potenzialità della compagine guidata da Giampaolo; indiscutibile nota positiva, ancora una volta, le permanenze delle tre vere colonne del malconcio Toro odierno, vale a dire Sirigu, Nkoulou, e lo stesso Gallo.

Ma lo spettro di una stagione ancora vissuta per lo più nei bassifondi della classifica, per di più con due neopromosse su tre, Benevento e Spezia, che dalle prime uscite sono apparse fortemente in grado di insidiare le formazioni sulla carta meno attrezzate del torneo (dall'Udinese al Parma, passando per le due genovesi e per lo stesso Toro), incombe minaccioso. E se i primi mesi di campionato costituiranno un'ulteriore delusione in termini di punti e posizione in classifica, un ritorno su Belotti da parte del Tottenham di José Mourinho, reduce dallo strepitoso 6-1 con cui ha "sculacciato" il Manchester United all'Old Trafford, potrebbe rappresentare un problema.

Certo, il Gallo è giovane uomo dai saldi principi, che più di una volta ha dimostrato il suo attaccamento alla maglia, persino accettando uno stipendio, seppur in termini assoluti tutt'altro che misero, ridotto rispetto a membri di seconde e persino terze linee in forza alle big, nostrane e non. Ma, di fronte a un nuovo rischio di retrocessione, potenziale macchia sul curriculum di un giocatore che, ventisette anni il prossimo 20 dicembre, è al momento della svolta per puntare alle stelle, lo si potrebbe biasimare qualora, Cairo permettendo, accettasse, persino a stagione in corso, di unirsi a una causa decisamente più florida, oltre che redditizia? E, dal punto di vista dei vertici granata, ci si potrebbe permettere ancora una volta di rifiutare un'offerta in denaro da decine di milioni di euro, qualora si fronteggiasse nuovamente lo spettro di una stagione fallimentare, al punto da rischiare di perdere la presenza, dopo nove campionati consecutivi in paradiso, nella massima serie?

Tante le variabili in campo, comprese quelle legate alla Nazionale (cambiare non solo club, ma addirittura campionato, a metà stagione, col rischio di fare inizialmente tanta panchina, e un Caputo in crescita vertiginosa - senza contare altri emergenti, come Kean e chissà chi altro), e personali (la dolce attesa della moglie Giorgia Duro). Ma, specie se le cose andranno davvero male, dal punto di vista della classifica del Toro, sarebbe un grave errore dare per scontata la fedeltà illimitata alla causa da parte del Gallo e immarcescibile capitano. Che merita ben altro, rispetto a un'altra salvezza risicata.


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