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A suon di Toro, il Toro come i Dire Straits

di Marina Beccuti

Ben ritrovati fratelli di virus granata! Ci siamo lasciati con l’ultimo nostro concerto in concomitanza dell’ultima partita del Toro contro il Catania. Nel frattempo di cose ne sono successe, dall’addio del Capitano Bianchi e lo strascico di polemiche per la sua esclusione nell’undici titolare a discapito di un Jonhatas da provare, ai giorni frenetici del  mercato in cui sono stati riscattati alcuni giocatori considerati fondamentali (Glik, Cerci, Darmian; rinnovo di Masiello…ehm..), alla telenovela Goulham, alla débâcle contro il Pescara, al caso Maresca e alle sue corna (sia chiaro che è un  riferimento alla sua esultanza nel  derby). Finalmente è iniziato il nuovo campionato e quindi  possiamo parlare di calcio non didattico (vedi Pescara) ma che conta davvero.

Il Toro visto domenica sera contro il Sassuolo lo paragonerei al fantastico gruppo rock britannico dei Dire Straits. Questa famosa band, formatasi nel 1977 e fondata da Mark Knopfler e da suo fratello, ha visto un crescente successo negli anni con pezzi del calibro di “Money for Nothing” o “Sultan of swing”. Perché il paragone con questa  mitica band? Perché se vi chiedessi di elencarmi i membri che compongono i Dire Straits probabilmente la maggior parte di Voi citerebbe il solo Mark Knopfler, voce ma soprattutto  chitarrista solista eccelso. Ma il bassista, il batterista o lo stesso fratello del Front man? Nessuno ne conosce il nome.

Ecco perché della partita col Sassuolo ci si ricorderà solo di alcuni elementi: a mio modesto parere, di gioco di squadra “libidinoso” c’è stato ben poco. Una difesa in affanno sulle sterili sortite emiliane con ZAZA (che non è l’ispettore che da la caccia a  Lupin III)  non ha dato l’impressione di essere quella arcigna dello scorso anno, benché gli interpreti siano quasi gli stessi. Un centrocampo affollato  in cui spesso e volentieri ci si pesta i piedi, macchinoso oltre ogni limite e decisamente lento. Un attacco poco pungente nonostante i 2 gol fatti, di cui solo le azioni solitarie e “soliste” (alla Mark Knopfler  insomma) di Cerci ed un Immobile volenteroso che si è sbattuto per tutto il match consacrandosi nuovo idolo della curva, hanno creato qualche problema dalle parti di Rosati.

Una partita in cui la “band” granata  ha suonato senza eccellere, dove si è potuto apprezzare qualche “assolo” , ma in definitiva un concerto che non verrà ricordato negli anni. Buona la prima, risultato che dà fiducia e serenità dopo la sconfitta di Coppa Italia, ma tanto da lavorare per trovare il giusto “groove” tanto proclamato da Mister Ventura. Vives in cabina di regia, che ha alternato cose buone (più che altro per la personalità e l’impegno ) ad altre meno; Farnerud  oggetto misterioso che per il momento non scalda il cuore, Rodriguez e Glik non ancora ai livelli dello scorso anno (preparazione? Difficoltà del modulo? Problemi con l’italiano?); Padelli da brivido su calci d’angolo o nei retropassaggi.

In definitiva buona la prima contro una squadra tutt’altro che irresistibile, e primi tre punti in cascina. Il gioco forse verrà, con i suoi automatismi, giocando partite finalmente di livello (evitate in estate) e con l’innesto di giocatori dal mercato in entrata, che deve sicuramente subire un’accelerata decisa per completare la rosa. Siamo partiti bene e , facendo le corna (non per sfottere la Maratona come fece  Maresca sia chiaro) speriamo di poterci ricordare le prossime “esibizioni” dei nostri beniamini! Buona musica a tutti!

 

Dave dei Sensounico

 


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