Beccaria: “Morto un vescovo se ne fa un altro. Ciao Longo, ciao...”
Fonte: Torinoggi.it
Domenico Beccaria, giornalista, presidente del Museo del Toro, consigliere della Fondazione Filadelfia nonché tifoso granata, nella rubrica “Immortali” del sito Torinoggi.it ha affrontato la questione del cambio in panchina al Torino con il passaggio da Longo e Giampaolo.
“Una delle massime più crude, ma più vere di Stalin, diceva che “la gratitudine è una malattia dei cani” ed in tanti, dopo di lui, si sono adoperati per dargli ragione, non ultimo il presidente del Torino FC, Urbano Cairo.
Quando nel momento più buio della stagione, dove la sconfitta pareva essere l'unico risultato che la sua squadra, da lui messa insieme e da lui millantata come il miglior Torino degli ultimi centoquarant'anni o giù di lì, sapesse conseguire, dove lo spettro della retrocessione sembrava ogni giornata che si concludeva con una sconfitta più concreto, quando anche i pochi suoi pretoriani si rivoltavano contro di lui e lo contestavano aspramente, Urbano Cairo si giocò la carta della disperazione, andando a pescare dal mazzo l'unico “vecchio cuore granata”, che col suo passato ed il suo carisma, potesse chetare la piazza, prendere in mano lo spogliatoio e dare al coacervo di giocatori un senso logico, sufficiente a evitare l’onta della retrocessione e tutti i problemi, economici, sportivi, d'immagine, ad essa correlati. …”
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