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Belotti, scelta di cuore o cerino in mano? Social e piazza impazzano

di Claudio Colla

Chi dice "resti a ogni costo", chi "vada pure, il ciclo è finito", chi, legittimamente, pone tanti se e tanti ma. La maggior parte dei tifosi granata, di questi tempi, tra un mercato che secondo i più ancora non ha davvero ingranato, si interroga sulle autentiche intenzioni di Andrea Belotti, e prova, dalla propria magione e dalla propria tastiera, a scavare in ciò che stia passando per la testa del capitano granata.

Che l'ultimo biennio in maglia Toro possa aver indotto Il Gallo, a stagione scorsa terminata, a pensare seriamente a un addio, è fuor di dubbio. Quattro allenatori cambiati in due campionati, tra progetti d'emergenza (Longo) e rivelatisi a dir poco approssimativi (Giampaolo); un lungo periodo trascorso a cantare e portare la proverbiale croce, a cui ha fatto seguito una fase in cui, ove non vi fosse stata penuria di bomber nostrani (ma Ciccio Caputo gli era col fiato sul collo), Belotti avrebbe persino rischiato quel posto in squadra, che, al netto di rischio di sentire la responsabilità di una finale persa, sulla scia del penalty intercettato da Pickford, gli ha permesso di coronare il sogno non solo di partecipare a una competizione internazionale (ancorché da semi-protagonista), ma persino di vincerla, e di scrivere il proprio nome negli annali della storia del calcio. Per quanto, magari, non proprio nelle pagine più in evidenza.

Man mano che passano settimane, giorni, ore, l'elenco delle potenziali pretendenti a quel trasferimento a cui Belotti, con tutta probabilità, ha aspirato, e forse aspira tuttora, si assottiglia. Il Milan si è assicurato Giroud, la Roma ha preso Shomurodov, e, in Italia, col possibile domino tra Inter, Atalanta, e Fiorentina, gli spiragli non sembrano così ampi. Restano in piedi le potenziali piste da oltre confine, Siviglia e Lione in testa, dimensioni ideali per Il Gallo, che tuttavia non vorrebbe rischiare di perdere visibilità, con la prossima estate qatariota nel mirino. Sul fronte Toro, tra un Ivan Juric carico di agone, ai limiti di un'aggressività alla Mariano Giusti, e un Urbano Cairo che non vorrebbe perderlo, anche per non rischiare il tracollo totale dell'immagine di fronte a una tifoseria già estremamente sfiduciata - specie a fronte del fatto che le offerte finora ritirate sono ben lontane da quei 35 milioni di euro sognati a partire dalla manona di Donnarumma oppostasi al rigore calciato dal mematissimo Bukayo Saka, - Belotti potrebbe alla fine accettare il tanto chiacchierato rinnovo. Si spera, nei limiti del realismo, non del tutto per le ragioni sbagliate: quelle, ovvero, che lo porterebbero a rimanere col proverbiale cerino in mano, in assenza di proposte di mercato degne di nota, con tanta delusione ad albergare in quel cuore, al di là di tutto, granata.