Il Toro che è dentro di noi
Fonte: Andrea Morè per www.toromio.net
Ormai la discesa agli inferi sembra senza fine, ma mai dire mai.
Il Torino FC è una società calcistica gestita in modo al passo coi tempi: parsimonia, economia stretta anche oculata ma nulla più. Di Toro nemmeno l'ombra.
Ricordo negli anni '90 Umberto Agnelli auspicarsi che la Juventus incorporasse geni di Toro per acquisire grinta e presero Giraudo ed il nandrolone. Ricordo i loro tifosi bruciare striscioni dopo il doppio derby di campionato perso ed accusare i propri giocatori di scarso attaccamento alla maglia, riscontrato invece nei Nostri.
Tutto questo è scomparso, Cairo ha investito sì, ma troppo poco nel Toro, sul Toro, in Torino Città intesa come espressione della forza taurina.
Per questo gliene voglio abbastanza: lui non è del Toro, tutti lo sanno, ma se già questa fu blasfemia il perseverare puzza d’infernale e gli porta tanta sfiga, come porta sfiga alla gobba affiggere il Toro sulle loro maglie (da che lo hanno fatto in ordine: deferimento per frode, serie B, restituzione di due titoli, “troppo pochi”, esclusione dalle coppe internazionali perdurata anche "sportivamente" oltre impedimento legale, persistenza nell'occupare posizioni in classifica senza ambizioni).
Adesso sento juventini sostenere addirittura che la juventus ha sempre avuto più grinta e determinazione nei derby..."è tutto detto"...:
Il mondo al contrario per chiunque abbia cervello, cuore e memoria od anche uno solo dei tre.
La mistificazione di cui il Torino è vittima anche internamente sembra non avere più limiti così come il lavaggio di cervello collettivo tramite un uso disumano dello sport o di qualsiasi altra attività di applicazione sociale, dalla politica dei politicanti in primis alla gestione delle informazioni e delle risorse pubbliche.
Al Torino i giocatori, come tutti e tutto il resto, vanno e vengono da sempre senza sapere dove sono stati catapultati e non basta certamente una visita al museo per rifarsi un pedigree granata né sapere, sentire, respirare cosa voglia dire essere del Toro.
Così come alla Juventus non basta un amichevole a sfondo benefico per rifarsi una plastica da tutto quanto commesso e perpetrato, e sconfessare una filosofia di vita basata sulla prevaricazione, il sopruso e la sordità ad ogni forma di umanità.
Almeno prima erano coerenti con il loro essere e così noi.
La Torino calcistica è diventata schizofrenica ed innaturale: loro fanno i bravi angioletti martiri e noi le mammolette.
C'è di che uscirne matto e devastanti sono gli effetti sociologici cittadini ed i suoi equilibri, non sto scherzando.
I giocatori a stipendio del Torino si comportano da “professionisti” in perfetta sintonia con la dirigenza che li accoglie ed usa e come dargli torto, se non dicendogli che potevano scegliere altri palcoscenici da calcare ed altri luoghi dove calpestare valori che ignorano..
Il Torino FC non è più nè una struttura che dà affidamento, nè una famiglia tantomeno un luogo fisico, tanto per ricordare il Filadelfia, alla cui ricostruzione crederò solo all'atto di varcarne i cancelli per assistere ad un match od ad un allenamento del Toro.
In un sistema ipercommerciale e liberale che mostra la corda ed i suoi limiti, quale alternativa, come già era, e quale plusvalore sarebbe oggi quella forza tornata di moda per necessità fatta di solidarietà, istinto, generosità, amore allo stato puro che era il Toro o meglio che è il Toro?
Ora che di quella forza vera, di quell'attaccamento non solo materiale di quella passione spontanea si sente tanto la mancanza ed è tutto quello di cui lo sport e la società avrebbero bisogno, ora che i tempi sono maturi non mi potete dire che il Toro non c'è più.
Manca l'uomo! Non il benefattore e noi tutti col naso all'insù verso un balcone dove si agita un attorucolo, ma manca l'uomo al centro del progetto!
E per una società calcistica che travalica il rettangolo di gioco per essere un associazione di uomini liberi prima di tutto e che in essa si riconoscono per tale valore e come dire: manca l'aria al neonato al primo vagito.
Tutte le azioni dell'attuale dirigenza sono inutili se non nocive anche la più bonaria.
Il Toro c'è e respira al caldo del mio cuore come un animale che riposa e prende forze nel suo rifugio ma ha voglia di venire fuori, di esistere, di gridare e mostrare la sua vita.
Per tutto questo mi auguro per l'integrità ed un futuro sereno della nostra Città che i tifosi, da ToroMio al CCTC, gli ex giocatori, la Città tutta riescano a ridare forma incarnata a questo sentimento profondo rifondando il Torino, un Torino vero, passando anche e credo tramite l'unica forma per girare l'angolo a giammai, vale a dire il Commissariamento, così come per l'Italia tutta che rischia al pari del Toro di scomparire.
Sarebbe bello ed auspicabile che gli uomini si riprendessero quanto toltogli dal denaro e rimettere i puntini sulle i.
Perché fa troppo male vederci sempre meno numerosi sui gradoni dello stadio, guardarci sperduti cercando negli occhi del vicino, sempre meno vicino, la ragione per cui siamo venuti lì, ormai rassegnati a non trovarla guardando il campo da gioco.
E' come se avessero cancellato la faccia della persona cara dalla fotografia che portiamo sul cuore, ben stretta nel portadocumenti e molto più importante dei documenti tutti insieme.
Perché quella è l’unica fotografia che rappresenta tutto ciò che siamo, che non può stare in un codice fiscale e che ci fa ricordare che siamo meglio e meritiamo meglio.
Io nel mio ho il simbolo del Toro, la foto del mio migliore amico, mio Padre, quella del Grande Torino e di Mamma...avete capito?
Meritiamo amore e rispetto, tanto quanto siamo in grado di darne e Noi Granata abbiamo tutti un Cuore più grande della mole Antonelliana e del cielo sopra Torino.
Fa troppo male sentirti chiamare “amore” da una/o cui di te non importa nulla.
Perché fa troppo male vedere il vuoto per noi che siamo sempre stati pieni di tutto, fà troppo male vedere figurine saltellanti che spergiurano l'amore, quella forza in cui tutti noi granata ci riconosciamo alzandoci per combattere ogni giorno della nostra vita.
Andare a vedere il Toro era il fiore all'occhiello, la pasta dolce alla fine del pasto, il regalo per la settimana, il regalo fatto a noi stessi, al bambino gioioso che abbiamo dentro, la bandiera del nostro intimo sentire, concedersi un attimo di gioia e gridare: ESISTO.
Poco importa se vinco o perdo perchè non vi è sconfitta nel cuore di chi lotta e vale per tutti anche da esempio da mostrare fieramente agli avversari di turno in un fare a gara ad essere più sportivi e più uomini.