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Lettere alla redazione, Grosseto Torino trampolino per il futuro?

di Marina Beccuti

Grosseto Torino l'identico contrario di Brescia Torino, così come Brescia Torino era stata, per altri versi, l'esatto contrario di Torino Sampdoria. Contro il Brescia, una squadra volitiva, forte capace di creare quattro palle gol nette, ha perso per un autogol, contro i gagliardi toscani un Toro molle ha gestito fino alla fine per punire col ko chirurgico un Grosseto tutto anima e core. Questo dà il senso del valore del Toro di quest'anno: una squadra padrona del bello e del cattivo tempo, come il Toro di Pulici era una nobile capace di vincere contro chiunque ed anche permettersi il lusso del Nobile di suicidarsi per non dare il gusto della vittoria al ladro di turno (Ormezzano Gianpaolo docet). La differenza tra Grosseto e Torino è parsa enorme ma per il semplice fatto che il Torino dispone di gente come Surraco e Bianchi che fanno del manuale del calcio un'espressione limpida. Se col Brescia ci è andata più che male, col Grosseto fino all'ottanataequalcosesimo, sinceramente, il Torino meritava al massimo il pareggio.


Un Ogbonna stanco, uno Steva imbrigliato da un'organizzazzione avversa eccellente, capace di far uscire solo il valore del singolo e di limitare la capità corale del Toro, oltre al solito tandem offensivo di base caciarone e fanfaronesco, hanno dato una partita da bromuro paziente. Il Torino è di un'altra categoria e lo si è visto e questa vittoria, su di un campo da periferia urbana del mondo pallonaro, aggressione in tribuna connessa, è cosa da leccarsi quattro dita ed un pollice. Visto quello che si è visto, sopratutto la capacità di saper addormentare una partita e di saperla gestire malgrado la maggior fame degli avversari, dà senso di squadra che il Gran' Ventura, Capitano dalle mille tempeste e dai sentimenti non facili, da vero granata, ha saputo trasmettere e creare più ancora che plasmare.


Resta un rammarico che dà sensazione di occasione per il futuro: l'incapacità di giocare un'offensiva diretta od un contropiede capace di sfruttare la velocizzazione della manovra corale già acquisita, siamo squadra capace di gestire una partita tra ritmi blandi ed accelerazioni, tanto di cappello, manca la capacità di trasformare l'amalgama e la manovra in killer implacabile, di sfruttare a proprio piacimento la facoltà di avanzare come un polmone che si gonfia e sa sfogarsi in canto. La partenza o ripartenza veloce fatta di scambi di prima capace di annichilire l'avversario è troppo spesso sostituita da un possesso palla a ritroso che permette agli avvesari di riprendere posizione, ("anche dietro", l'urlo che si impara fin da piccoli...),  ma la capacità di schiacciare quando si vuole non solo per merito dell'estro del singolo, è cosa da grande squadra o squadra grande, in senso di adulta, se si vuole e questo si deve ambire a diventare o ridiventare. Certo finchè la palla l'abbiamo noi non ce l'hanno gli avversari, è lapalissiano e l'essere padroni del campo incute rispetto ma sopratutto in chiave di serie A è indispensabile pensare ad una maggiore capacità dell'organizzazione offensiva, senza offendere nessuno, insistendo sull'unico perno di Valore che abbiamo (Bianchi), livellando alla sua altezza gli interpreti di reparto.


Il Torino pare essere un bambino che sta imparando ad essere adulto, in attesa della serie maggiore, del derby, di una Coppa Italia da ambire ed un sogno europeo da ritrovare, certo si vorrebbe vedere concretezza e sfogo alla manifesta superiorità di cui il Torino dispone in questa serie B ma diamo tempo al tempo dirigenza permettendo... Aspettiamo con amore e cura per questo giocattolo splendido che sappia fare sognare i bambini liberi del futuro, come Pulici e Sala hanno fatto con me e Valentino e Gabetto con mio Papà.
A chi è pronto per l'Avventura : la porte è grande ed aperta.

 

Andrea Krun


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