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Lettere alla redazione, non nascondiamo la realtà dietro agli errori arbitrali

di Marina Beccuti

Le scrivo su invito di mio figlio, stanco di vedere il nostro Toro giocare peggio di una mediocre provinciale. Dopo l'ultima sconfitta, dopo che il Torino si è confermato per l’ennesima volta la cura per le squadre in crisi, desidero esprimere il mio disappunto. Nessuno ha capito cosa il Toro rappresenti realmente! Oggi, mi ritrovo a criticare il sig. Ventura, con la sua patetica filosofia di gioco. Quei continui e snervanti passaggi all’indietro al portiere anche quando ci si trova davanti alla porta avversaria e quel possesso palla inutile che sembrerebbe soddisfare il tecnico, mentre la classifica conferma ben altro, è davvero il percorso verso un precipizio senza via di salvezza. Non dimenticherò mai la partita di Juve Stabia, entrata nell’albo della storia del calcio per quei assurdi 90 minuti dove dovemmo assistere a un continuo passaggio di   palla dal centrocampo alla difesa. Onestamente, ritengo che il Toro di oggi è il più forte dell’era Cairo. Purtroppo ci manca un allenatore con la voglia di vincere, lottare… sempre! Parole…parole…parole… sono stanco dei vari commenti che il tecnico dichiara ogni fine partita. Non sono le parole che danno i frutti e ciò lo possiamo costatare dai risultati, dalla classifica. Aldilà che una moviola in campo come lo è in altri sport sarebbe salutare nel calcio, ma ciò comporterebbe  per molti uno svolgimento regolare del campionato, è inutile per la società, tecnico e giocatori nascondersi sempre dietro ai continui errori arbitrali, sia perché il lamentarsi non cambia la situazione della classifica ma soprattutto perché a tali errori ci si arriva da sè, con quel gioco passivo che inevitabilmente ci costringe a giocare spesso nella propria area di gioco!  Le partite si possono anche perdere, ciò è inevitabile, ma perdendo con dignità, sapendo di aver dato tutto fino alla fine, rispettando soprattutto i tifosi che vanno allo stadio o coloro che si privano di altro per poter vedere in tv la propria squadra del cuore giocare con onore. Roberto