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Un quarto di secolo fa il Torino conquistava il suo ultimo alloro

di Giuseppe Livraghi

19 giugno 1993: il Torino fa sua la Coppa Italia 1992-'93, tuttora ultimo alloro conquistato dal sodalizio granata. Forti del 3-0 dell'andata al Delle Alpi, i ragazzi guidati da Emiliano Mondonico si presentano nella “Città Eterna” sicuri del fatto loro (una testata sportiva arriva a titolare, visto il largo successo conseguito in Piemonte, “Toro prenotato”), ma certamente consci che il confronto non è assolutamente da prendere sottogamba. Quando, al 22', il direttore di gara (signor Sguizzato) assegna un calcio di rigore ai padroni di casa, per un contrasto tra Cois e Carnevale, si teme che la gara possa prendere un verso negativo per il Toro, anche perché la massima punizione viene trasformata dal “principe” Giannini, per l'1-0 romanista. Il Torino, però, può ancora contare su un buon vantaggio, che diventa ottimo a pochi istanti dalla fine della prima frazione, quando Andrea Silenzi insacca con un preciso diagonale che s'infila alla destra dell'estremo difensore giallo-rosso: 1-1. Per far loro la Coppa, i capitolini necessitano di altre quattro reti. È finita, quindi? Per qualsiasi altra squadra sarebbe così, ma non per il Toro, sempre obbligato a soffrire: la ripresa si apre, infatti, col 2-1 romanista, ad opera di Ruggiero “Rizzi-gol” Rizzitelli, bravo ad insaccare con un poderoso colpo di testa (47'). Neanche il tempo di riorganizzarsi, che arriva un altro penalty per i giallo-rossi: contrasto tra Mussi ed Haessler e rigore trasformato ancora da Giannini, per il 3-1 al 49'. I granata non ci stanno e, quattro minuti più tardi, accorciano le distanze: punizione dalla trequarti, Fortunato fa da torre per Silenzi che anticipa il suo marcatore, girando in rete con una precisa inzuccata. Il 3-2 sembra chiudere in maniera definitiva la contesa, che invece si riapre nuovamente pochi minuti più tardi (55'), con il terzo calcio di rigore a favore dei “lupacchiotti” (ancora per un contrasto tra Cois e Carnevale), che Giannini trasforma per il 4-2 che, pochi minuti dopo (per la precisione al 65'), diventa 5-2 per via di un calcio di punizione di Mihajlović che non lascia scampo a Marchegiani. A tal punto, sembra che la Roma, sostenuta da un Olimpico quasi interamente tinto di giallo-rosso, possa da un momento all'altro trovare la rete mancante per il successo, mentre i granata appaiono destinati a crollare. E invece, messo alle strette, il Vecchio Cuore Granata trova nuova linfa: pur soffrendo, Scifo e compagni resistono, arrivando al 90' sul risultato di 5-2, che significa trionfo. La regola delle reti realizzate in trasferta, che aveva negato al Toro la Coppa UEFA della stagione precedente, stavolta gli consegna la Coppa Italia: la quinta della sua storia (a distanza di ben ventidue anni dall'ultima) e, soprattutto, il primo trofeo dai tempi dello scudetto del 1975-'76 (se si eccettua la Mitropa Cup vinta nell'estate del 1991). Mattatore principe della storica notte capitolina è, dunque, Andrea Silenzi, “romano di Roma” cresciuto nel florido vivaio della Lodigiani (terza squadra dell'Urbe) ed autore di una doppietta storica. Da quel 19 giugno 1993 sono passati venticinque anni (pari a ben 9131 giorni): una generazione. Quel Toro scese in campo, nella bolgia dell'Olimpico, con questa formazione (le maglie erano ancora rigorosamente numerate dall'1 all'11): Marchegiani, Bruno, Mussi; Fortunato, Cois, Fusi (dall'89' Falcone); Sordo, Venturin, Aguilera (dal 77' Casagrande), Scifo, Silenzi. Allenatore l'indimenticabile e compianto Emiliano Mondonico.