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2009-2012: tre anni in punizione. Ma solo il secondo è stato un fallimento

di Riccardo Billia

Siamo risorti. Ancora una volta. Con il cuore tormentato e maltrattato, spesso appeso ad un filo per alcuni scempi compiuti sotto i nostri occhi (non quest’anno). Tuttavia i simpatici nemici che ci hanno scortato in questi trentasei mesi di penitenza, possono anche interrompere i riti voodoo: ci siamo ripresi quello che è sempre stato nostro. Dopo Licata, Castel di Sangro, Barletta, Frosinone, Gallipoli, Portogruaro, Ravenna, il nostro tour dello stivale ha previsto, nell’ultima edizione, soste inattese a Castellammare di Stabia, Nocera Inferiore e Gubbio: realtà distanti anni luce da quella del Torino, in grado paradossalmente di rappresentare mine vaganti disseminate nel percorso del torneo cadetto. Negli ultimi vent’anni abbiamo viaggiato sulle montagne russe, sopravvivendo anche ad un fallimento sportivo. E’ inevitabile avvertire un sentimento di frustrazione, condito da un’inesauribile quanto comprensibile ambizione; potersi sedere alla stessa tavola di personaggi e società che nemmeno in due esistenze potrebbero esibire quanto il club granata ha dimostrato in oltre un secolo di vita. Dunque, dove eravamo rimasti? Ci avevano sbattuto in faccia le porte del paradiso, in quel fine maggio 2009. Al netto dei peccati mortali di quella squadra, che non devono essere relegati in secondo piano. Ma ora ci siamo riappropriati del nostro habitat, senza aver giovato di alcuna tutela dei gran capi della Lega. Nessuna autocommiserazione: la tangibilità dei fatti precede ogni chiacchiera. Portiamo un ritardo di due anni verso la destinazione giusta, quando cademmo in ginocchio ai play-off in quel di Brescia, dopo una rimonta tremendista. Purtroppo il pass per la promozione lo perdemmo per strada tra novembre e gennaio, quando poi scoccò l’ora del Colantuono-bis, con la rivoluzione dei peones condotta dall’allora neo d.s. Petrachi. Malgrado una stagione in cui toccammo il fondo e quasi la cima, forse è eccessivo tentare di cancellarla con la penna rossa. La ricetta per tornare in serie A non fu applicata alla lettera. E l’abbiamo pagata. D’altronde un’altra nobile decaduta come la Sampdoria sta ripercorrendo oggi quelle tappe: disastro d’autunno, meraviglie di primavera. Il finale blucerchiato, però, è ancora da scrivere.

Il 2009/2010 granata non è stato da censura, quello successivo, sì. L’esperienza di Franco Lerda allenatore del Toro, odora ancora di fallimento. Su tutti i fronti. Cairo e Petrachi hanno sfogliato le figurine per due mesi (giugno e luglio), per poi sferrare l’attacco alla disperata ricerca di qualche anima buona in cerca di rilancio, dinanzi ad un progetto-fantasma. Il naufragio è stato inevitabile. L’ottavo posto finale, con la ciliegina posta dal Padova nell’ultima Caporetto, è una ferita ancora aperta. La sensazione è quella di aver omaggiato i militanti del tafazzismo. E così ci si è dovuti rifugiare nel malcontento dell’altra sponda torinese, con il flop juventino targato Delneri; unica, infantile consolazione dopo essere emersi da un frullato di schiaffi ed umiliazioni. Al tracollo lerdiano contro i veneti di Dal Canto, ha partecipato anche Giampiero Ventura. Per fortuna, solo da testimone (era in tribuna). In cuor suo, però, due facili calcoli li stava facendo di nascosto, a proposito dell’avventura cui sarebbe andato incontro di lì a poco. In fondo, già l’anno precedente il suo nome era comparso tra i papabili per guidare la truppa granata. Il matrimonio con il Torino è stato celebrato i primi di giugno del 2011. Ma prima di avviare la marcia verso l’eden, era necessario ricostruire la sfera mentale dell’ambiente. Le macerie sparse per il capoluogo piemontese non hanno ostacolato la sua missione, per cui lo ringraziamo: ripristinare quella cellula di orgoglio granata incenerita da depressione e pessimismo. La base imprescindibile per far scoccare la scintilla di un motore lanciato verso il traguardo. La corsa, come tutte le promozioni in cadetteria, è stata sfiancante. Qualche nube minacciosa ha fatto capolino, è vero. Ciò nonostante il sole ha irradiato gran parte del pianeta granata, soprattutto negli appuntamenti all’Olimpico, terra di conquista per troppi improvvisati saccheggiatori fino a ieri.  Se la tana del Toro (in trepida attesa di sviluppi sul Fila) cesserà di essere un ente benefico, lo si verificherà dal prossimo agosto. E’ giunto il momento di innalzare le mura. Siamo di nuovo a casa.