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Belotti e il calcio che conta, non faccia l'errore di Cerci

di Marina Beccuti

Alessio Cerci lasciò il Torino per andare all'Atletico di Madrid e la moglie scrisse che finalmente andavano nel calcio che contava. Peccato che il campo lo vide pochissimo e si persero le tracce dell'ala di Valmontone, che poi giocò nel Milan, Genoa, Verona, ebbe un'esperienza in Turchia nell'Ankaragücü, per poi passare alla Salernitana del suo mentore Giampiero Ventura e infine finire all'Arezzo, ma tutte avventure con poca fortuna. Questa è stata la parabola discendente di un giocatore che aveva dalla sua una carriera importante, ma la mancanza di carattere gli ha fatto perdere la possibilità di fare la differenza.

Sia chiaro, non è il caso di Andrea Belotti, che ha maggiore autostima, i piedi piantati per terra e non fa voli pindarici, però prima di cambiare aria ci pensi bene. A Torino è un reuccio, ha il posto assicurato e magari Juric gli costruisce una squadra attorno, prima di decidere di andare in altri lidi e diventare uno dei tanti, magari da tenere in panchina nel caso in cui andasse in una big. Chissà che anche il suo compagno di stanza in nazionale, Ciro Immobile, non gli dia i giusti consigli, visto che anche lui andò in Germania, Borussia Dortmund, poi al Siviglia, con poca fortuna, trovandola poi alla Lazio.

Belotti è un punto fermo del Torino, magari cambiare aria può far bene ad entrambi, ma prima di lasciarsi meglio pensarci bene.


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